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UNO “SCRIGNODIVITE” PER CUSTODIRE “SEMIDIVITE”: DALLA GRIFFE PIEMONTESE CHIARLO UN LIBRO E UN COFANETTO A CELEBRARE IL RAPPORTO TRA VINO E ARTE. “IL SEGNO DEI FILARI ARANCIONI” RACCONTA L’AMICIZIA TRA MICHELE CHIARLO E IL PITTORE GIAN CARLO FERRARIS

Italia
La famiglia Chiarlo

Arte e vino, un binomio che caratterizza da sempre l’attività di Michele Chiarlo, firma storica dell’enologia piemontese, di cui il parco artistico tra i filari di Cascina La Court (www.lacourt.it), realizzato con l’indimenticato estro dell’artista Lele Luzzati, è una lampante testimonianza. Un abbinamento che oggi viene raccontato nel libro “Il segno dei filari arancioni. Opere di Gian Carlo Ferraris per Michele Chiarlo. Pittura e grafica in etichette e manifesti”, primo volume del progetto SemidiVite, un percorso tra parole ed etichette disegnate dal pittore Giancarlo Ferraris, che, da oltre venti anni, “veste” con le sue opere le bottiglie dell’azienda piemontese (www.chiarlo.it).
Etichette legate tra loro dalle geometrie che per Ferraris sono alla base della sua opera e in cui risalta tutta la preparazione dell’artista, l’evocazione dell’architettura attraverso il riferimento a Vitruvio, alle sue proporzioni, ai moduli calcolati esattamente per dare armonia alla composizione. Dalla piccola chiesa immersa tra le viti nella zona di Cerequio, scelta per la bottiglia del Barolo, Cerequio appunto, del 1988, fino all’anfiteatro di vigneti rossi che annuncia il nuovissimo Albarossa, ogni etichetta è un vero e proprio piccolo quadro che si fa portatore di un messaggio. Perché, come dice lo stesso artista se “il vino è la creatura … l’etichetta è la sua faccia. Il medium, l’imbonitore (una forma, un colore, un segno) che ci introduce dentro quel mondo, ci permette di imprimerlo nella memoria, di farcelo amico…”.
Un pensiero che rispecchia quello dello stesso Michele Chiarlo (e dei figli Alberto e Stefano), per il quale “il vino non è solo qualcosa che deve riempire dei bicchieri e soddisfare piacevolmente i palati di chi lo beve. Per fare un buon vino non bastano ottimi terreni, cantine curate ed enologi esperti. Un vino è qualcosa di più. Sempre. È una storia da raccontare, un territorio da valorizzare; è fatica e attesa, soddisfazione e paura, gioia e amicizia”.
Una parte del ricavato dalla vendita del libro, che verrà presentato il 30 ottobre al Giardino Ingegnoli di Milano, sarà destinato a finanziare l’attività del vivaio didattico di piante autoctone della Provincia di Asti del Centro di Educazione Ambientale Wwf “Villa Paolina”, inserito nell’oasi di Valmanera ad Asti.
E, per valorizzare ancora di più il rapporto tra Chiarlo e Ferraris, un’amicizia nel segno dell’amore per il territorio, e tra vino e arte, l’azienda piemontese ha pensato ad un vero e proprio “scrignodivite”, che, oltre al libro, conterrà 11 etichette originali della serie storica disegnata dal pittore piemontese, opere d’arte insignite di diversi premi e sempre molto ricercate dai collezionisti di tutto il mondo, e due bottiglie di vino firmato Chiarlo (due anche le accoppiate da scegliere: Gavi Rovereto 2007 e Barbera Cipressi della Court 2006, oppure Barolo Cerequio 2003 e una di Barbera La Court 2005).
Il 30 ottobre sarà anche di scena a Milano il “debutto in società” dell’Albarossa, l’ultimo nato di casa Chiarlo, vino frutto di un vitigno, ottenuto negli anni ‘30 dal professor Dalmasso, incrociando Nebbiolo e Barbera, riscoperto e valorizzato attraverso un paziente e appassionato lavoro in vigna e in cantina.

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