Attesi per oggi, i dazi al 15% per i prodotti Ue diretti in Usa, vino incluso, ad ora, entreranno in vigore dal 7 agosto. L’annuncio è arrivato nella notte da Washington, con l’ordine esecutivo firmato dal presidente americano Donald Trump, che ha confermato la soglia concordata con la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, ma allo stesso tempo modificato i dazi per alcuni Paesi, come il Canada, che passa dal 25% al 35%, per esempio. In tutto questo, secondo il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, che ha commentato su “X”, “i nuovi dazi statunitensi riflettono i primi risultati dell’accordo Ue-Usa, in particolare il tetto massimo del 15% sui dazi all-inclusive. Questo rafforza la stabilità delle imprese europee e la fiducia nell’economia transatlantica. Gli esportatori dell’Ue beneficiano ora di una posizione più competitiva. Il lavoro continua”. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, in questo clima di generale incertezza, il fatto che c’è qualche giorno in più per sperare che il vino sia inserito nella lista dei prodotti “zero for zero”, cioè esenti dai dazi. E se ieri su questo fronte dalla Commissione Ue è arrivata una mezza doccia fredda, con il portavoce Olof Gill che ha detto chiaramente che “non ci aspettiamo che vini e liquori siano nel primo gruppo di esenzioni annunciate domani dagli Usa”, visto che il “domani” si è spostato più avanti, almeno dagli Usa si cerca di tenere vivo l’ottimismo.
“Sono in corso negoziati tra i funzionari degli Stati Uniti e dell’Ue e c’è ancora una discussione attiva per garantire un’esenzione per vino e alcolici dalle nuove tariffe. Rimaniamo pienamente impegnati con le agenzie competenti e sosteniamo con forza un quadro “zero-for-zero” che vada a vantaggio dell’intera industria vinicola statunitense, sia degli importatori che dei produttori nazionali”, commenta la Us Wine Trade Alliance. Che aggiunge: “tuttavia, a partire da oggi, le tariffe rimarranno in vigore per i prodotti vinicoli e alcolici interessati. Il tasso a partire dal 1 agosto è del 15%. Detto questo, l’amministrazione ha annunciato un’esenzione critica a breve termine per alcune spedizioni”. In particolare, spiega al Uswta, “i prodotti caricati su una nave entro i prossimi sette giorni e in arrivo negli Stati Uniti prima delle 12:01 Edt (Eastern Daylight Time ) del 5 ottobre 2025 non saranno soggetti ai dazi recentemente aumentati. Queste spedizioni rimarranno invece soggette alle tariffe precedentemente imposte ai sensi dell’Ordine esecutivo 14257 (e successive modifiche). Ciò offre alle aziende una finestra ristretta ma preziosa per agire”. Il tutto, però, in un clima di grande incertezza che è forse il peggior nemico per le imprese. Inoltre, nell’ordine esecutivo di Trump c’è una postilla importante, che stabilisce anche un dazio del 40% su qualsiasi merce che la U.S. Customs and Border Protection determini essere stata “trasbordata” per evitare misure più elevate altrove.
Intanto il vino italiano guarda alla vicenda con vivo interesse, visto che gli Usa sono di gran lunga il primo mercato straniero, capaci, con 1,9 miliardi di euro, di pesare per quasi un quarto su tutto l’export enoico del Belpaese. Con il tema dazi che sarà al centro dell’incontro voluto dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, con la filiera, il 4 agosto a Palazzo Chigi, “casa” del Governo, come già riportato qui, dove si parlerà anche di un piano di rilancio strutturale del vino italiano, alle prese con una crisi di mercato, come tutto il settore a livello globale, che nasce prima della querelle dazi, tra calo dei consumi, salutismo, cambiamento climatico, livelli produttivi da rivedere, e non solo.
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