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DISPUTA

Usa, le tasse sui big del digitale non vanno giù a Washington, ma per ora niente sanzioni

La tassavoluta (anche) dall’Italia, per l’Ustr “discrimina le imprese americane”. Confagricoltura: “intese commerciali meglio dei dazi”
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Digital Tax, condanna Usa, e il vino trema

“La tassa sui servizi digitali varata dall’Italia è contraria ai principi prevalenti nella tassazione a carattere internazionale e discrimina le imprese degli Stati Uniti d’America”. Ecco la conclusione dell’indagine avviata dall’Amministrazione Usa nel giugno 2020 sulla tassa ai giganti del digitale, Google, Facebook, Amazon, Apple e Amazon. In attesa di una decisione condivisa in ambito Ocse, coma fa sapere Confagricoltura, è stata disposta una tassa con un’aliquota del 3% sui ricavi dell’anno precedente sulle grandi imprese digitali, con un fatturato globale di almeno 750 milioni e incassi “on line” in Italia di 5,5 milioni di euro.
“Per il momento - sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - non è previsto il varo di misure di ritorsione, ma nel comunicato dell’Ufficio del Rappresentante Usa per i negoziati commerciali (Ustr) diffuso il 6 gennaio, si precisa che tutte le possibili opzioni restano aperte. Compresa l’imposizione di dazi aggiuntivi sulle esportazioni agroalimentari del nostro Paese. Vanno assunte tutte le iniziative - prosegue Giansanti - per evitare un contenzioso diretto tra Italia e Stati Uniti, che andrebbe ad aggiungersi a quelli già in atto a livello europeo. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco fuori dalla Ue per il made in Italy agroalimentare, con un fatturato annuale che sfiora i 5 miliardi di euro. In particolare, siamo i primi fornitori di vini sul mercato statunitense”. Nel complesso, le esportazioni italiane si attestano attorno a 45,5 miliardi.
Da ottobre 2019, ricorda Confagricoltura, nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing, sono in vigore dazi aggiuntivi Usa su alcuni prodotti agroalimentari esportati dalla Ue, a partire proprio dal vino, di Germania e, soprattutto, Francia. Che, alla decisione dell’Ustr di non imporre contromisure, ha tirato un sospiro di sollievo. Per l’Italia i dazi aggiuntivi, pari al 25% del valore, colpiscono formaggi, tra cui Parmigiano Reggiano e Grana Padano, agrumi, salumi e liquori per un controvalore di circa 500 milioni di euro.
“Ci auguriamo che, con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, possa ripartire la collaborazione tra Stati Uniti e Unione europea per mettere fine ai contenziosi bilaterali e per rilanciare il sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale, grazie anche a una profonda riforma del Wto. Le intese commerciali - conclude Giansanti - sono sempre la soluzione migliore rispetto ai dazi e alle misure di ritorsione”.

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