Un buon modo, per fare un ulteriore bilancio del 2022 del vino italiano, con un occhio al 2023 appena iniziato, osservandolo da un altro osservatorio, quello degli imbottigliamenti delle 220 denominazioni certificate da Valoritalia (47 Docg, 133 Doc e 40 Igt), che rappresentano più del 60% del vino italiano di qualità, da cui emerge un quadro a tinte decisamente meno fosche delle attese, come racconta, da Bologna, nel “Forum Wine Monitor” n. 9, il presidente Francesco Liantonio.
“L’effetto inflattivo sta registrando dei piccoli miglioramenti, e il mercato dovrà risalire per forza, e questo genererà ottimismo nei consumatori, che si libereranno, dalla primavera, definitivamente della paura per il Covid”, dice Francesco Liantonio. “Le denominazioni e le imprese italiane del vino sono state bravissime a superare un triennio così duro, perciò il 2023 deve essere l’anno del riscatto, ci vuole fiducia. Abbiamo però il dovere di rivedere il panorama delle denominazioni italiane, da cui emerge la debolezza del vino italiano: il piccolo deve entrare in sistemi più grandi, la denominazione del comune, che non ha i numeri per stare sul mercato, crea solo confusione. Dobbiamo essere molto più intelligenti, promuovendo le 100 denominazioni più importanti, che possano trascinare tutto il sistema delle Doc italiane”, aggiunge il presidente Valoritalia.
Sul 2021 il risultato finale presenta un saldo negativo pari al -3,42%, ma superiore del +4,72% alla media del triennio 2019-2021. Numeri dietro ai quali si celano molte differenze, specie in termini di posizionamento nella piramide qualitativa e di dimensione quantitativa delle denominazioni. Inoltre, l’andamento delle certificazioni lascia presagire una leggera contrazione del mercato per i primi mesi del 2023, che potrebbe coincidere con il momento più basso del ciclo congiunturale. Nel 2022, i primi tre mesi hanno registrato una crescita costante degli imbottigliamenti, per poi calare nel corso dell’anno in maniera costante, specie tra gli Igt, fino ad arrivare al -19,2% del mese di dicembre.
Andamenti differenziati, come anticipato, sono rilevabili anche tra le diverse denominazioni del Belpaese: il Prosecco segna il +2%, l’Emilia Igt il -11%, l’Asti e Moscato d’Asti il +1%, la Doc Delle Venezie il -19%, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore il -7%, il Rubicone Igt il -6%, il Veneto Igt il +4%, il Provincia di Pavia Igt il -6%, il Chianti Classico il -5%e il Piemonte Doc il -7%.
I dati mostrano inoltre una elevata concentrazione nei volumi imbottigliati: le prime 10 denominazioni rappresentano oltre il 71% dei volumi totali, e le ultime 120 appena l’1%, e le performance delle denominazioni sono inversamente correlate alla loro dimensione media. In questo senso, il calo degli imbottigliamenti tra le prime 30 denominazioni (per volumi imbottigliati) è del -3,3%, tra la 31esima e la 50esima posizione sale al -4%, e tra la posizione n. 51 e la posizione n. 100 arriva al -6,2%. Andando nello specifico, su un totale di 47 Docg considerate, le prime 5 rappresentano il 72% dei volumi totali, le ultime 17 solo lo 0,6%. Tra le Doc, le prime 10 rappresentano l’82% dei volumi totali della categoria, le ultime 33 appena lo 0,07%.
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