Pianura, secondo l’Istat, è grosso modo tutto ciò che è sotto i 300 metri sul livello del mare. In Valpolicella, questo vuol dire i 2/3 del territorio. E nell’articolo (in realtà mai applicato) dei disciplinari, che esclude “i vigneti impiantati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle”, dalla possibilità di produrre Amarone, Valpolicella e così via, non c’è nessun approfondimento in merito. Ecco perché il Consorzio Valpolicella, come ha spiegato il presidente Marchesini, ha deciso di modificare il disciplinare, abrogando anche formalmente la norma: “senza modifica 2/3 delle produzioni rischiavano di non essere più certificate. Ma non c’è stato nessun ampliamento della zona di produzione. Tutto il resto sarà da discutere in un tavolo interprofessionale”. Un chiarimento che, però, non soddisfa le Famiglie dell’Amarone d’Arte: “viene implicitamente ammesso il condono tombale che noi avevamo sollevato il 6 maggio”, commenta il presidente Marilisa Allegrini. Per le Famiglie, la modifica, di fatto, “decreterà l’omologazione tra tutte le aree produttive della denominazione. Un’inversione di rotta del Consorzio che, solo nel 2008, riconosceva la diversità di zonazione ...”.
Focus - Il comunicato del Consorzio della Valpolicella
Nessun ampliamento della zona di produzione dell’Amarone e degli altri vini della Valpolicella, nessuna apertura ad illegittime produzioni di pianura”: a dirlo Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. La modifica al disciplinare di produzione proposta e approvata a larga maggioranza in assemblea dei soci il 10 maggio scorso, infatti, riguarda il comma 2 dell’articolo 4, mentre i confini della zona di produzione sono definiti nell’articolo 3 che mai nessuno ha pensato di cambiare.
Con la modifica adottata il Valpolicella, l’Amarone e il Recioto della Valpolicella docg continueranno ad essere prodotti esattamente dove vengono prodotti oggi; senza modifica circa 2/3 delle produzioni avrebbero corso il rischio di non essere più certificate.
Questo perché nella vecchia versione del comma 2 dell’articolo 4 si leggeva che “… sono da escludere, in ogni caso, ai fini dell’idoneità alla produzione …, i vigneti impiantati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle”. Quindi la modifica si è resa necessaria per correggere un vizio di forma del disciplinare, e per dare una maggior coerenza fra lo stesso e la fotografia reale dei vigneti da sempre esistenti in Valpolicella.
Finora la discrepanza, che era presente fin dal 1968 nel disciplinare di produzione dei vini Valpolicella Dop, non era più che un refuso, presente peraltro nei disciplinari di produzione di molti altri vini.
“La modifica al disciplinare, quindi - spiega Marchesini -, è stata deliberata all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione perché necessaria per salvaguardare una situazione produttiva consolidata negli anni, ribadendo l’appartenenza di quelle aree alla zona di produzione riconosciuta. La maggiore vocazionalità, espressione di specifici terroir, è un’altra cosa, che dovrà essere discussa nel tavolo interprofessionale che è stato chiesto durante l’assemblea dei soci, e che vedrà la partecipazione di tutte le componenti della filiera, anche i piccoli produttori. Lì potrà essere fatta una discussione ampia, serena e ragionata sulla denominazione, che è patrimonio di tutti”.
“Allo stato attuale, tra l’altro - conclude il presidente del Consorzio - nessuno con onestà può negare che la qualità espressa dall’Amarone della Valpolicella nell’ultimo decennio è fortemente legata al territorio di origine nel suo insieme; merito di una vocazione diffusa di tutte le aree, ad una tradizione produttiva storicamente condivisa e alla riqualificazione dei vigneti portata avanti dai vitivinicoltori. Una situazione che ha avvantaggiato tutti, grandi e piccoli, famosi e non, sia dal punto di vista economico che d’immagine nel mondo”.
La modifica al comma 2 dell’articolo 4 di tutti i disciplinari di produzione delle quattro Doc/Docg non è stata l’unica approvata dall’assemblea dei soci. Periodicamente tutte le denominazioni vengono riviste per valutare incongruenze e obsolescenze frutto del passare del tempo o per introdurre elementi di attualità che le rendano adeguate ai nuovi contesti economici. In questa ottica, sono state introdotte sia altre modifiche al disciplinare dell’Amarone, sia variazioni a quelli del Valpolicella, del Ripasso della Valpolicella e del Recioto della Valpolicella docg.
Tra queste: l’introduzione della possibilità di utilizzare il tappo a vite per il Valpolicella Classico, Superiore e Valpantena, richiesto dai nuovi mercati e dagli stessi produttori; l’obbligo del 4° anno d’età del vigneto per poter produrre Amarone e Recioto della Valpolicella; la possibilità di procrastinare l’immissione al consumo dell’Amarone in casi eccezionali e limitatamente all’annata; la facoltà lasciata alle aziende di utilizzare nel Valpolicella Ripasso piccole percentuali di Amarone della Valpolicella a scopo migliorativo, salvo casi eccezionali in cui tale pratica si renda necessaria.
Il Cda del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella è costituito da Christian Marchesini, Daniele Accordini, Sergio Andreoli, Romano Dal Forno, Emilio Pedron, Marco Sartori, Lucio Furia, Luca Degani, Giannantonio Marconi, Giuseppe Nicolis, Vittorio Zardini, Luca Sartori, Bruno Trentini, Flavio Tezza, Dario Tommasi, Aleardo Ferrari, Maurizio Fumaneri, Franco Puntin.
Focus - Il comunicato delle Famiglie dell’Amarone d’Arte
“Le modifiche al disciplinare di produzione dell’Amarone approvate dall’assemblea del Consorzio del 10 maggio hanno inferto un duro colpo alla collina, terroir produttivo di eccellenza, oltre che di origine, dell’Amarone. Per questo ribadiamo con forza la richiesta, che doveva essere al centro del tavolo di concertazione tra le Famiglie dell’Amarone e Consorzio, e rimaste inascoltata e disattesa provocando così il nostro ritiro, e cioè che la salvaguardia della qualità dell’Amarone passa necessariamente dalla diversificazione tra collina e pianura, con preminenza della prima sulla seconda”. E’ la replica delle Famiglie dell’Amarone alle chiarificazioni sulle modifiche del disciplinare rese dal Consorzio di tutela vini della Valpolicella nella conferenza stampa di oggi. “Prendiamo atto - dichiara Stefano Cesari (Brigaldara), vicepresidente delle Famiglie dell’Amarone - che la legittimazione produttiva della pianura, frutto della modifica del comma 2 dell’articolo 4 votata dall’assemblea dei soci del Consorzio il 10 maggio scorso, decreterà l’omologazione tra tutte le aree produttive della denominazione e che, da quella data, la collina non esiste più. Questo - prosegue Cesari - è ciò che più ci rammarica: il mancato riconoscimento della ‘superiorità’ della collina, da cui ha avuto origine anche il benessere diffuso per tutto il territorio”.
Un’inversione di rotta nella visione della denominazione, quella attuata dalla modifica del Consorzio che, solo nel 2008, riconosceva la diversità di zonazione attribuendo alla collina il 53%, il 23% alla fascia pedecollinare e il 24% alla zona di fondovalle (qui il documento)
Per Marilisa Allegrini, presidente dell’associazione: “le Famiglie dell’Amarone non possono abbassare la guardia su un tema così importante e sul quale abbiamo cercato il confronto anche con il tavolo di concertazione. Leggiamo che il Consorzio dichiara che la modifica al comma 2 dell’articolo 4 “si è resa necessaria per correggere un vizio di forma del disciplinare e per dare una maggior coerenza fra lo stesso e la fotografia reale dei vigneti da sempre esistenti in Valpolicella. Quindi - aggiunge la presidente - viene implicitamente ammesso il condono tombale che noi avevamo sollevato il 6 maggio. Inoltre apprendiamo che prossimamente il Consorzio convocherà un tavolo interprofessionale, segno che forse qualche problema all’interno della denominazione c’è. Infatti la modifica del disciplinare è stata presa all’unanimità dal Cda del Consorzio e non dall’unanimità dell’Assemblea del 10 maggio che ha registrato il voto contrario non solo delle Famiglie socie del Consorzio ma anche di altri produttori. Il nostro obiettivo - conclude Allegrini - non è, come è stato detto, quello di polemizzare ma ribadire con fermezza la nostra idea di ‘bene per la Valpolicella”. Il dibattito è segno di democrazia e anche di intraprendenza imprenditoriale”.
Le Famiglie dell’Amarone: Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato.
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