Il mercato dà indicazioni chiare. In un momento delicato per il vino, in particolare rosso, nel primo semestre 2024 il Valpolicella, il vino più “contemporaneo”, fresco e leggero del celebre territorio veneto, ha raggiunto una produzione di quasi 9,5 milioni di bottiglie (+0,4% sullo stesso periodo 2023), un dato sostanzialmente in linea con quello pre-pandemico del 2019, a fronte del rallentamento di Amarone e Ripasso. A dirlo è il focus socioeconomico della principale denominazione rossa del Veneto, presentato dal Consorzio Vini Valpolicella alla stampa e ai consiglieri regionali della Regione Veneto, oggi a Palazzo Ferro Fini a Venezia, in occasione di “Venezia Superiore” 2024, edizione n. 2 in Laguna della kermesse dedicata proprio al Valpolicella. E che prosegue, stasera, con un walk around tasting per gli eno-appassionati nella Loggia Maggiore della Pescheria di Rialto, con 42 referenze, tra Valpolicella e Valpolicella Superiore, di 30 aziende.
Un palcoscenico utile al Valpolicella proprio per intercettare in particolare i gusti dei giovani wine lovers poco inclini a consumare vino, per la sua bevibilità, grazie alle sue caratteristiche organolettiche e ad una gradazione alcolica contenuta della maggioranza delle etichette. Il Valpolicella rappresenta dunque un’opportunità da cogliere. “In tutte le occasioni pubbliche - racconta, a WineNews, Christian Marchesini, presidente del Consorzio - esorto i produttori a produrre Valpolicella più leggeri, ad abbassare la gradazione alcolica, perché questa è la tendenza nel cambiamento dei consumi, e a segmentarli in maniera corretta non superando i 13,5 gradi alcol nel caso del Superiore e i 12,5 nel Valpolicella. E spero che qualcuno abbia il coraggio di presentarli sul mercato con i parametri minimi fissati dal disciplinare (11 e 12 gradi alcol rispettivamente per Valpolicella e Valpolicella Superiore, ndr). La Corvina si adatta meravigliosamente a questo scopo e in particolare il Valpolicella Doc Superiore è al centro di una rigenerazione produttiva e commerciale: i produttori stanno investendo molto su questo vino, il più rappresentativo del nostro territorio vocato, che per freschezza e facilità di beva è in grado di conquistare i giovani eno-appassionati”. E circa l’uso di mettere a riposo per un breve periodo le uve destinate al Superiore, Marchesini sottolinea che tra le indicazioni consortili c’è quella di evitare questa pratica. “Anche nell’assemblea dei soci che si è svolta ieri (15 luglio) circa le decisioni sulla cernita delle uve da destinare ai diversi rossi a denominazione Valpolicella - spiega - ho sottolineato quanto il riscaldamento globale provocato dal cambiamento climatico ci aiuti. Anche quest’anno le fasi fenologiche sono anticipate e le uve arriveranno a una piena maturazione rendendo non necessario l’appassimento per produrre il Valpolicella Superiore”. Tuttavia, queste sono “solo” esortazioni che non vincolano i produttori, al contrario delle prescrizioni obbligatorie consortili. “Spero che i produttori seguano queste indicazioni - continua a questo proposito il presidente - in questo momento l’imbottigliamento dell’Amarone e del Ripasso rallenta, mentre quello del Valpolicella tiene. Mi sembra un segnale di mercato da considerare se non si è avulsi dalla realtà che suggerisce di ritornare al Valpolicella “di una volta””. Altro punto su cui il Consorzio continua a spingere, soprattutto nelle occasioni di incontro con gli appassionati, come nell’evento veneziano alla Pescheria di Rialto, è quello dalla temperatura di servizio estiva. “D’estate Valpolicella e Valpolicella Superiore, diversamente da altri rossi, infatti, devono essere serviti in glacette - chiosa Marchesini - diversamente da altri rossi, infatti, hanno tannini gentili che permettono di berli freddi senza remora alcuna anche negli abbinamenti con il pesce”.
Suggerimenti tutti utili per mantenere e consolidare il valore di un territorio enologico che contribuisce a sostenere l’economia del settore, e non solo a livello locale e regionale, con un fatturato di 600 milioni di euro l’anno, con i suoi 8.617 ettari su 19 comuni che dalle colline si estendono fino a Verona, 2.200 viticoltori a cui si aggiungono 316 imbottigliatori e sei cantine sociali per una produzione di oltre 61 milioni di bottiglie nel 2023 tra Valpolicella, Valpolicella Ripasso, Amarone e Recioto destinate per il 60% all’export in 87 Paesi del mondo, con Canada (39%) e Usa (15%) in testa alla classifica dell’export. Il dossier edito dal Consorzio, che fotografa l’evoluzione del vigneto in Valpolicella dal 1972 e quella produttiva dal 2005, ha l’obiettivo di seguire e aggiornare di anno in anno il progresso e il cambiamento della denominazione. “In un momento sfidante come quello attuale, soprattutto per i vini rossi - ha sottolineato ancora Marchesini - è importante monitorare non solo i mercati, ma anche la capacità di risposta e di adattamento del territorio e dei produttori. In questo contesto lo studio è uno strumento strategico di analisi e di lettura delle tendenze, a partire da quella che coinvolge proprio il vino di territorio per antonomasia, il Valpolicella Superiore, che grazie alla sua versatilità sta scalando nuove quote di mercato”.
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