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VENDEMMIA 2007: “PER I VINI SICILIANI VALUTAZIONE DI QUATTRO-CINQUE STELLE”. COSI’ L’ENOLOGO COTARELLA … IL PROFESSOR SCIENZA: “BIODIVERSITA’ NEL FUTURO”. IL SOCIOLOGO FABRIS: “LA SICILIA E’ TESTIMONIANZA DI COME SI RIESCA A CAMBIARE IMMAGINE”

Italia
Una suggestiva immagine della Sicilia

“Eleganza, frutto, equilibrio e nobiltà organolettica; una vendemmia tra le quattro e le cinque stelle. Un 2007 che sarà ricordato anche per una rivisitazione dei processi produttivi che ha indotto i produttori del vino siciliano di qualità a realizzare vini capaci di soddisfare le nuove esigenze del consumatore”: così uno dei più famosi e autorevoli enologi del mondo, Riccardo Cotarella, si è espresso sui vini di Sicilia, regione ormai al centro dell’enologia e delle simpatie degli enoappassionati, commentando il “rating” sulla vendemmia 2007 (che ha visto un calo del 40% della produzione).
Il professore Attilio Scienza, da parte sua, sempre dall’evento internazionale “Sicilia en Primeur” (main sponsor Banca Nuova, VeronaFiere, Istituto Regionale della Vite e del Vino) che ha messo in luce dei vini di Sicilia, un territorio unico al mondo dall’ottimo frutto, nobili, eleganti) ha lanciato di fatto “il passaggio dallo stile Sicilia, alla Sicilia dei stili”, ovvero la necessità di proporre vini originali in un mercato globalizzato. “La Sicilia deve proporre - ha detto - le sue diverse identità se vuole distinguersi nel mondo; la Sicilia può, grazie alle sue enormi potenzialità in termini di biodiversità, fare da stimolo alle altre regioni italiane”.
E, sugli attuali scenari di consumo e sulle possibilità del vino siciliano, non ha dubbi il professore Giampaolo Fabris, uno dei sociologi più stimati, che ha spiegato “come la Sicilia ha dato una testimonianza di come si riesca a cambiare l’immagine. Raggiungere il successo è stato sicuramente difficile, ma questa regione c’è riuscita; adesso questo successo va gestito. Un elemento che può consentire alla Sicilia di fare un salto quantico è quello della marca; fattore che al momento per i produttori isolani non sembra rappresentare un mondo vitale, considerato che il consumatore di oggi non solo è evoluto ma anche infedele, per avere valore economico una marca deve introitare valori etici e di professionalità”.

La Sicilia … in numeri
Con una superficie vitata di 118.000 ettari, pari al 17% del totale nazionale, la Sicilia si configura come la regione italiana con il più alto patrimonio produttivo. Il comparto vitivinicolo rappresenta una risorsa strategica dell’agricoltura regionale siciliana, contribuendo alla produzione lorda vendibile agricola per una quota che oltrepassa abbondantemente il 15%. La Sicilia imbottiglia 1,2 milioni di ettolitri di vino, superando i 160 milioni di bottiglie; sono 500 le aziende vitivinicole in Sicilia con capacità proprie di imbottigliamento, di cui 50 cooperative e cantine sociali (di queste, 29 sono quelle che superano 1 milione di bottiglie annue, coprendo oltre il 73% della produzione regionale complessiva); sono meno di cento le imprese che oltrepassano le 100.000 bottiglie per anno (i dati sono dell’Istituto regionale della Vite e del Vino e dell’Osservatorio sul settore vitivinicolo siciliano, Università di Palermo). Il business globale del vino in Sicilia è di 705.308.064 euro (Università di Palermo, Facoltà di Economia, professor Sebastiano Torcivia; torcivia@unipa.it).
La base, “lo zoccolo duro” di Assovini Sicilia (l’organizzazione, nata nel 1998, raggruppa oggi 67 delle migliori aziende vitivinicole siciliane impegnate nella competizione di mercato) è, dunque, costituita dalle piccole, medie e grandi imprese vitivinicole che rappresentano una product-share regionale che supera in valore il 75% del vino siciliano imbottigliato; considerando poi le produzioni di eccellenza la quota aumenta notevolmente. In queste aziende figurano quasi tutti i grandi brand enologici siciliani che hanno ottenuto i più importanti riconoscimenti negli eventi mondiali di settore: in primis, Planeta, Donnafugata e Tasca d’Almerita; ed ancora Cusumano, Firriato, Cantine Settesoli, Tenuta Rapitalà (Gruppo Italiano Vini), Feudo Principi di Butera (Zonin), Masseria del Feudo.

Il rilancio della viticoltura siciliana e il ruolo dell’Istituto della Vite e del Vino
La Sicilia sia per i terroir che per le tipologie di vino prodotto non è soltanto un’isola, ma può definirsi “un vero e proprio continente”. In Sicilia si producono tutte le tipologie di vino, da quelli fermi a quelli dolci, con caratteristiche assolutamente peculiari dovute ai terroir di produzione. La tipicità e l’unicità dei vini possono interessare il consumo delle nuove generazioni e possono rappresentare la carta vincente nel contesto dell’enologia globale.
L’obiettivo primario dell’Istituto della Vite e del Vino - hanno spiegato, a “Sicilia en primeur”, il presidente Agueci ed il direttore generale Sparma - è quello di rafforzare la qualità della ricerca e indirizzarla verso quella che è la richiesta dei consumatori. L’attività di ricerca sui lieviti sta continuando. Dopo la commercializzazione dei lieviti sui rossi, si sta procedendo con i lieviti sui bianchi. Nella sperimentazione, invece, è iniziata l’attività sperimentale sugli spumanti al fine di verificare se si può procedere ad una produzione stabile degli stessi sul territorio isolano. La sfida più importante, soprattutto nei confronti di regioni grandi produttrici quali Toscana e Piemonte, è quella che punta a realizzare grandi vini che resistono all’invecchiamento”.
“Sui programmi di promozione cerchiamo - continuano il presidente Agueci ed il direttore generale Sparma - di soddisfare le esigenze dei nostri produttori che oltre alle fiere di settore più importanti chiedono i grandi appuntamenti. Il nostro obiettivo, comunque, resta quello di promuovere l’enologia legandola al turismo, ai beni culturali ed ambientali, al territorio. E’ nostra intenzione consolidare la presenza del vino siciliano sui mercati maturi e spingere il nostro prodotto su quei mercati dove il rapporto qualità/prezzo può essere una sfida vincente”.

La Sicilia del vino … Tante piccole curiosità
- La Sicilia è terra di grande vocazione viticola e di un patrimonio varietale ricco ed originale. Oggi la regione produce una docg (nel 2005 al Cerasuolo di Vittoria) e 22 doc (Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Eloro, Etna, Erice, Faro, Malvasia delle Lipari, Mamertino o Mamertino di Milazzo, Marsala, Menfi, Monreale, Moscato di Noto; Moscato di Pantelleria, Passito di Pantelleria, Pantelleria; Moscato di Siracusa, Riesi, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice, Sciacca, Vittoria);
- La dislocazione dei vigneti è per il 65% in collina, per il 30% in pianura e per il restante 5% in montagna;
- L’80% della superficie vitata è dislocata tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo, che coprono rispettivamente il 57,3%, il 17,7% e il 13,8%;
- Trapani è oggi la provincia più vitata d’Italia (9% circa del vigneto nazionale) e la sua superficie ad uva da vino è superiore a quella dell’intera Toscana (fonte Istat);
- Il Nero d’Avola rappresenta la prima varietà rossa per superficie coltivata con 18.812 (15,82%). Nelle varietà alloctone di pregio: il Sirah è a 4,35%, il Merlot al 4,05% e il Cabernet Sauvignon è al 3,29%. Nelle varietà a bacca bianca, il Catarratto Bianco è al 33,21% e lo Chardonnay al 4%;
- Tante le cultivar in Sicilia, di cui ci piace ricordare: Ansonica o Inzolia, Grecanico, Nerello Mascalese, Grillo, Zibibbo, Nerello Cappuccio, Frappato, Viogner, Fiano, Alicante, Damaschino, Perricone.
- Il 10% della superficie vitata ha come forma di allevamento l’alberello, forma di allevamento tradizionale; - Nell’export la Sicilia si colloca al posto n. 7 tra le regioni italiane con una quota di export in valore pari a 73.279.000 euro per il vino confezionato;
- Le strade del vino, invece, hanno toccato quota 12: Strada del vino Marsala-Terre d’occidente, Strada del vino Erice Doc, Strada del vino Alcamo Doc, Strada del vino Doc Monreale, Strada del vino Terre Sicane, Strada del vino dei Castelli Nisseni, Strada del Cerasuolo di Vittoria: dal Barocco al Liberty, Strada del vino dell’Etna, Strada del vino della Val di Noto, Strada del vino della Val di Mazara, Strada del vino della provincia di Messina, Strada del vino sul percorso della Targa Florio);
- La composizione della produzione siciliana per tipologia: 65-70% vini da tavola e mosti (mm, mc, mcr); 25-30% Igt; 3-4% Vqprd.
Fonte: Istituto Regionale della Vite e del Vino

Storia & ambienti & suggestioni nei vigneti e territori di Sicilia
Vini del sole, definizione già usata al tempo dei Fenici che in quest’isola trovarono una straordinaria luminosità, un clima temperato e caldo, fresco la notte, un paesaggio mutevole e straordinario. La Sicilia è un insieme di piccoli e meravigliosi mondi, incredibilmente vari: dalle ormai quasi africane spiagge del sud, alle fresche colline, fino al maestoso vulcano dell’Etna, alle piccole isole, magiche ed affascinanti. E’ così quest’isola che tanto appassiona, incuriosisce, attrae. Sapori, odori, colori, suggestioni, paesaggi, cultura.
Giardino mediterraneo, museo a cielo aperto per moltissime varietà e differenti tipi di uve. Si stima che pochi luoghi al mondo possiedano la ricchezza genetica che hanno le viti che vivono sul territorio siciliano. Ricchezza costruita nei secoli, frutto di un sapere contadino che si è tramandato per generazioni, conoscenze ed esperienze che risalgono a millenni, fino alle antiche origini della coltivazione della vite. E’ da tutti riconosciuta alla manualità del viticoltore siciliano un’abilità che non ha pari nel mondo.
Le viti in Sicilia sono state per secoli e secoli selezionate da una moltitudine di piante che il viticoltore conosceva bene e dalle quali, dopo averle attentamente scelte, prendeva il materiale necessario alla riproduzione, praticando la selezione massale. Il risultato di questa se vogliamo antica pratica, è stato quello di salvaguardare una variabilità genetica che ha pochi pari al mondo. Per comprendere la ricchezza di questo patrimonio, si pensi alla possibilità di un ripetersi di fenomeni del tipo la fillossera che verso la fine dell’Ottocento, quasi come una peste, distrusse la viticoltura di mezza Europa e come a quel tempo fu la ricchezza della variabilità genetica che rese possibile la felice soluzione di quella gravissima calamità. Il patrimonio genetico che oggi conserva la Sicilia è oggi un patrimonio sia dal punto di vista economico che scientifico.
La Sicilia del vino è stata definita da Giacomo Tachis “terra di storia, sapori, profumi unici ed inimitabili” e “non c’è una terra che al pari di questa abbia la stessa varietà di vigneti, le stesse condizioni microclimatiche, la stessa gamma di vini così eterogenei ed interessanti”.
La scelta delle uve predilige grappoli piccoli, così come gli acini, che assicurano maggiore ricchezza al vino. E poi anche è cambiata la scelta della destinazione delle uve non appena vendemmiate. C’è già da un po’ di anni un ritorno ai vecchi bagli, dove sempre più spesso trovano maggiore spazio modernissime attrezzature enologiche anche per assicurare una refrigerazione sempre più attenta durante la delicata fase di produzione ed affinamento dei vini.
Nel XV secolo Fazello e Venuti citano le varietà Corniola nera e bianca, Ciminense, Narense, Murgentina, Trevolte, Mantonichi e Buchasari. Nei secoli successivi diversi autori (Nicosia, Geremia, Caruso, Cupani, Mendola e Calcara) descrivono numerosi vitigni. In particolare Mendola realizza una collezione ampelografica (poi andata distrutta) con oltre 1500 vitigni italiani e stranieri, e Calcara descrive per Pantelleria le varietà: Cataratta, Greca di vigna, Blasco, Pignatello, Catamiscu, Moscatello, Nano, Virduni, Uva di paradisu, Racina virdi, Caleo, Zibibbo, Insolia, Bildè, Uva di Salemi, Buttuna di Gallo, Trivolti ... .

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