Dopo mesi duri e difficilissimi, la terra sembra restituire quella serenità che ci è stata sottratta dall’emergenza sanitaria e dal lockdown, con una vendemmia che promette grandi cose, a partire da quei territori in cui i primi grappoli sono già finiti in cantina, ossia la Franciacorta, il Trentodoc e la Sicilia, mentre nel resto del Paese, come sempre, saranno decisive le prossime settimane. Note rassicuranti anche sul fronte della manodopera, preoccupazione condivisa, almeno fino a qualche giorno fa, da tutto il mondo del vino, che è riuscito però a sopperire all’emergenza, sia con i giovani e gli studenti che con i lavoratori dall’Est Europa, ovviamente dopo le due settimane obbligatorie di quarantena.
Intanto, l’andamento stagionale, sin qui, è stato ottimale, con uve sane, avanti di qualche giorno nella maturazione (come ormai accade costantemente da qualche anno) e bilanciate, e quantità in media con le ultime campagne, come raccontano a WineNews Marcello Lunelli, responsabile tecnico e vicepresidente di Ferrari, Silvano Brescianini, alla guida della Barone Pizzini e presidente del Consorzio Franciacorta, Mattia Vezzola, enologo di Bellavista, Maurizio Zanella, alla guida della griffe Ca’ del Bosco, Filippo Buttafuoco, agronomo di Mandrarossa, e Renzo Cotarella, ad della Marchesi Antinori.
“Il primo dato da sottolineare sono i 9 giorni di anticipo sul 2019 - racconta Marcello Lunelli, dai filari del Trentodoc della storica maison Ferrari - dopo 6 mesi molto miti e le piogge intense di maggio e giugno, che hanno aumentato le riserve idriche dei nostri terreni, mentre a luglio ed agosto l’andamento è stato omogeneo e regolare. Ci aspettiamo un’ottima vendemmia, e servirebbe anche per tirarci su il morale, l’uva è sana e le quantità sono nella media. Come produttori di metodo classico non abbiamo la preoccupazione del mercato, almeno non imminenti, abbiamo le riserve al minimo, e ciò che produciamo oggi andrà sul mercato tra minimo due anni. Il Covid ci ha tarpato le ali, ma i nostri vini più stanno in cantina e più diventano buoni, aspettando con fiducia il Natale”.
Per Silvano Brescianini, alla guida del Consorzio della Franciacorta, “il fatto più evidente è che in Franciacorta siamo riusciti a recuperare personale per la vendemmia, che sembra una banalità ma tale non è: molti sono lavoratori della zona, ma altri sono stagionali arrivati dall’Est Europa, qualcuno era già in Italia per altre raccolte, ma in tanti sono dovuti arrivare due settimane prima, facendo la quarantena in albergo. Tornando al vigneto, dal punto di vista qualitativo l’uva è sana, e quantitativamente più abbondante di un anno fa. Dobbiamo sperare che regga il tempo, perché anche stanotte siamo stati colpiti da un temporale, nulla di tragico, ma siamo ancora a rischio. Singolare che stiamo vendemmiando in contemporanea con lo Champagne, l’annata potrebbe essere di quelle che ci ricorderemo a lungo, sicuramente più interessante di tutto ciò che è successo sin qui: le maturazioni procedono lentamente, la natura ci dà il tempo di raccogliere con calma, siamo partiti con il Pinot Nero, ma qualcuno - conclude Brescianini - ha già iniziato con lo Chardonnay”.
E che la questione della manodopera preponderante nello svolgimento di questa vendemmia a suo modo eccezionale, lo conferma Maurizio Zanella, alla guida di Ca’ de Bosco: “a differenza di qualche decennio fa, quando la raccolta era affidata ai giovani ed ai pensionati, oggi c’è bisogno dei lavoratori stagionali dell’Est Europa, che abbiamo fatto arrivare a nostre spese, accollandoci i costi delle quarantene e dei tamponi, oltre ovviamente a quelli dei controlli che devono garantire uno svolgimento sicuro del lavoro in vigna ed in cantina”. Dove arrivano i primi grappoli, “sulla cui qualità, però, ancora non mi esprimo: come sempre, prima di gennaio non mi sbilancio, noi stiamo raccogliendo parcella per parcella, con la massima precisione e quando le uve sono in perfetto equilibrio tra acidità e zuccheri. Intanto, purtroppo, stiamo facendo i conti dei danni della grandinata della notte passata, che preoccupa più per gli effetti sulla qualità delle uve stesse che sulle quantità colpite”.
Restando in Franciacorta, Mattia Vezzola, winemaker della griffe Bellavista, parla di “parte vegetativa inusualmente uniforme, rigogliosa e di un bellissimo colore. Dal punto di vista della quantità siamo tra il medio e l’abbondante, la sanità invece è quella di un’uva immacolata, sembra dipinta da Caravaggio. Gli acini sono leggermente più grandi della media, e, dal punto di vista fisico-chimico, è molto buona. Altro aspetto positivo è che, con il clima degli ultimi 10-15 giorni, c’è una perfetta rappresentatività del frutto rispetto alla sua area di origine: ogni vigneto ha i suoi tempi, e la vendemmia seguirà le uve e la loro maturità, non c’è pressione. Le temperature, in abbassamento negli ultimi giorni, ci garantiranno buonissime acidità e freschezze, ma anche una buona maturità: in generale le premesse sono ottime”.
All’altra estremità del Paese, in Sicilia, i primi grappoli sono finiti nelle cassette di Cantine Settesoli dove, come ricorda l’agronomo Filippo Buttafuoco, “la vendemmia è iniziata il 30 luglio, con il Pinot Grigio. Poi siamo passati al Sauvignon Blanc, allo Chardonnay e al Viognier, e oggi abbiamo iniziato anche con il Syrah, il Merlot e l’Alicante. Il classico clima mediterraneo, caldo, secco e umido, ci sta aiutando molto, le uve stanno maturando in anticipo di quasi una settimana. Le uve sono sane, eccellenti, e la vendemmia, con 33 varietà, ognuna con i suoi tempi di maturazione, procede in maniera eccellente e funzionale, su tutti i 6.000 ettari vitati dell’azienda, le cui uve vengono vinificate in tre stabilimenti diversi, ma sempre vicini ai vigneti. Speriamo che continui così fino alla prima decade di ottobre, quando concluderemo la vendemmia con il Grecanico. Ci aspettiamo davvero dei grandi vini, perché la materia prima è davvero eccellente e la cantina è tecnologicamente all’avanguardia”.
E nel resto del Paese? È ancora presto, ma si possono fare delle ipotesi, affidate a Renzo Cotarella, ad della Marchesi Antinori, uno dei nomi storici del vino italiano nel mondo, con aziende praticamente in ognuno dei territori più prestigiosi, dal Chianti Classico al Brunello di Montalcino, dalle Langhe alla Franciacorta, dall’Umbria alla Puglia. “Potrebbe essere una buona vendemmia, al di là di situazioni locali problematiche. La produzione è limitata soprattutto in certe varietà, come Chardonnay e Sangiovese, in questo momento le piante stanno leggermente soffrendo, ma nulla di nuovo rispetto a ciò che succede negli ultimi anni: ad agosto, c’è sempre un po’ di siccità, ma le varietà più tardive, come il Sangiovese ed il Cabernet, avranno modo di recuperare, anche grazie a qualche pioggia e al fisiologico abbassamento delle temperature. Direi, in generale, che potrebbe essere una vendemmia di buona qualità e di quantità sotto controllo. A livello sanitario - continua Renzo Cotarella - non c’è stato alcun problema, se non qualche inciampo localizzato, la stagione secca di luglio e di agosto è stata un toccasana per le uve. Guardando ai singoli territori, in Toscana vale il quadro generale, con le ovvie differenze che contraddistinguono Brunello di Montalcino, Chianti Classico e Bolgheri, ma molto dipende dalla capacità dell’agricoltore: in stagioni così bisogna stare attenti, togliere qualche grappolo al momento giusto per riequilibrare le piante ed evitare loro lo stress idrico. In Umbria le uve sono bellissime, ma la produzione condizionata in quantità dal freddo di aprile. In Puglia produzione regolare e ottima qualità. In Franciacorta è difficile fare previsioni perché finora è andata bene ma i temporali degli ultimi giorni preoccupano non poco. In Piemonte annata secca, ma buona, ma questo è il punto al 19 agosto, la vendemmia si capirà nei prossimi trenta giorni ...”.
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