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MADE IN ITALY

“Via il segreto di Stato sui nomi di aziende che barano. Accordo con Mercosur favorisce i falsi”

Così la Coldiretti: “bene l’impegno di Di Maio sul tema”. E al vicepremier il presidente Prandini consegna un pacco di prodotti tarocchi
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Il vicepremier Luigi di Maio con il presidente di Coldiretti Ettore Prandini

“E’ importante l’impegno di Di Maio ad eliminare una volta per tutte il segreto di Stato sui nome i nomi delle aziende che importano alimenti dall’estero per rivenderli sotto la copertura di marchi nazionali”. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, dal “villaggio contadino” a Milano, non nasconde la propria soddisfazione per l’annuncio del Vicepremier e Ministro dello Sviluppo economico sul vertice del 18 luglio che affronterà questo tema con il Ministro della Salute, Giulia Grillo, per verificare le motivazioni che hanno bloccato l’attuazione della piena trasparenza dei dati delle importazioni. Lo scorso 6 marzo, ricorda Coldiretti, il Consiglio di Stato aveva accolto le richieste dell’associazione di categoria sulla desecretazione dei flussi delle importazioni dei prodotti lattiero caseari provenienti dall’estero e destinati alla trasformazione, “affermando che per tutelare la qualità e la sicurezza del cibo italiano è necessario sapere da dove proviene la materia prima agricola. Sentenza che - denuncia Coldiretti - è rimasta però finora lettera morta per l’opposizione della burocrazia che, con pretesti e fantasiose motivazioni, ha continuato a impedire l’accessibilità dei dati sulle importazioni senza significative ragioni”. Per Coldiretti ci sono materie prime straniere “in circa un terzo della produzione totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, a danno delle aziende agricole, dell’occupazione e dell’economia nazionale. Al contrario, occorre fare in modo che il principio affermato dal Consiglio di Stato venga applicato e sia esteso a tutti gli altri prodotti, dai succhi di frutta ai salumi. L’eliminazione del segreto realizza, infatti, una condizione di piena legalità diretta a tutelare i consumatori e le filiere penalizzate dalla concorrenza sleale”. Di Maio, dal palco del Villaggio Coldiretti, ha ribadito che “ci vuole trasparenza” e nessun segreto per il consumatore. Un impegno per il “Made In” che arriverà anche in sede Ue.
Coldiretti, tra l’altro, ha consegnato al vicepremier un cesto di prodotti tricolori taroccati, dal “Reggianito” argentino al “Caccio Cavallo” brasiliano. Gli scenari internazionali preoccupano l’associazione che torna all’attacco: “L’accordo appena siglato tra la Ue e i Paesi del Mercosur - dice il presidente Prandini - legittima la falsificazione di oltre il 93% dei prodotti agroalimentari Made in Italy in Sudamerica, compresi i prodotti più esportati all’estero, dal Prosecco al Parmigiano Reggiano che dovranno coesistere con le loro imitazioni locali per molto tempo”. Solo il 7% delle denominazioni Dop/Igp e dei 523 vini riconosciute dall’Unione Europea sarà tutelato, per Coldiretti, che aggiunge come “su molti dei prodotti provenienti dai paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) gravano anche pesanti accuse per i gravi rischi alimentari e per lo per sfruttamento del lavoro minorile secondo il Dipartimento del lavoro Usa”. Prandini rimarca l’importanza che “i rappresentanti italiani nel Parlamento e nelle istituzioni europee votino ora contro un’intesa che, come nel caso degli altri trattati col Canada (Ceta), il Giappone, l’Australia e il Vietnam, penalizza il settore agricolo, usato come merce di scambio senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale e ambientale sui territori”. Con l’augurio che “dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro e la salute”.

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