Il vino fuori casa, gli italiani, lo bevono soprattutto nei ristoranti di buon livello, quelli in cui per un pasto si spendono da 30 euro a testa, andando a crescere. In tavola, si bevono i vini fermi soprattutto a pranzo e cena, mentre le bollicine primeggiano soprattutto negli aperitivi serali. Con il vino che, in un business del fuori casa che nel complesso, nel 2022, ha mosso 93 miliardi di euro, e potrebbe toccare i 99 nel 2023, grazie al ritorno pieno e strabordante del turismo internazionale, almeno in questo segmento importante vive un momento positivo, anche grazie al suo valore culturale, conviviale ed esperienziale. È il quadro dipinto da Trade Lab by Federvini.
Nel 2022, il giro d’affari dell’on trade nel 2022, è cresciuto del 33%, e sul fronte delle bevande alcoliche, la categoria, con le migliori performance in percentuale, è quella degli spiriti lisci (+88%), seguiti da cocktail alcolici (+32%), poi amari e dopo pasto (+24%), vino (+24%) e bollicine (21%). Tra pranzi, cene, aperitivi in locali (diurni e notturni), sono state 1,47 miliardi le consumazioni di vini e spiriti in Italia nel 2022, in aumento del 28% sul 2021. 800 milioni sono relative a vini (40%) e spumanti (15%). La performance più significativa per il vino si registra nell’aperitivo serale, ma i maggior contributi alla crescita arrivano da pranzo e cena in ristoranti di fascia medio-alta.
Nel fuori casa, il vino si consuma nel 40% dei casi a pranzo, così come a cena, e quindi ai pasti, mentre le bollicine vedono il momento clou nell’aperitivo serale, con il 30%, seguito da cena (23%) e pranzo (16%). Per il vino, ancora i consumi si concentrano al 63% nei ristoranti in cui si spende mediamente 30 euro a testa, canale che calamita anche il 32% dei consumi di bollicine, che, però, vedono un’incidenza importante anche dei bar, che tra diurni e serali pesano per il 53% del canale. E quello che conforta di più, è che tra ripresa del turismo internazionale e voglia di ritrovare serenità e convivialità da parte degli italiani, le stime di Trade Lab parlano di una ulteriore crescita del mercato complessivo del fuori casa nel 2023, che dovrebbe sfiorare il valore dei 100 miliardi di euro. Una crescita di cui beneficerà, ovviamente, anche il vino, soprattutto quello di fascia più alta, che era anche quello che aveva sofferto di più nell’era del Covid.
“Il fuori casa è un mercato che sta crescendo a tassi interessanti, anche nel primo trimestre 2023 - spiega, a WineNews, Bruna Boroni (Trade Lab) - perchè gli italiani non sembrano più disposti a rinunciare a quella felicità e a quel momento di svago che si vive nel fuori casa. Per cui magari si risparmia qualcosa a casa per salvare il budget per uscire”. Perchè quello che si realizza in bar e ristoranti, spesso, non è un consumo fatto semplicemente per alimentarsi, ma per gratificarsi. “Chi consuma nel fuori casa, in generale, cerca soprattutto esperienza, ed il vino - spiega ancora Boroni - è un prodotto che richiama esperienza, è un prodotto legato al territorio, che ha tante cose da raccontare, è culturalmente vicino al nostro vissuto, e quindi gli italiani nel vino cercano il completamento dell’esperienza del fuori casa”.
Vino che, però, oltre ad un andamento economico non brillante del Paese, deve fare i conti con tanti competitor. “Che dipende dall’occasione di consumo. A pranzo sono l’acqua e le bevande gassate, ma il vino è importante in tutti quei pranzi che sono di business e tempo libero, mentre a cena la birra, anche in “sinergia” con la pizza, è una competitor molto forte. Nel momento dell’aperitivo, invece, il vino lotta contro il mondo degli amari e degli spirits bevuti lisci. Comunque, il trend è in crescita, e grazie anche ai turisti stranieri che sono tornati, crediamo che il mercato del fuori casa nel 2023 possa arrivare a 99 miliardi di euro, e anche il vino avrà un boost importante da questa categoria.
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