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VINITALY 2008 - SI RAFFORZA SEMPRE DI PIU’ LA VENDITA DI VINO NELLA GDO: SUGLI SCAFFALI SI FANNO LARGO LE BOTTIGLIE DA 0,75 CHE RAPPRESENTANO IL 66% DEL FATTURATO ERODENDO QUOTE IMPORTANTI A BRICK E AI CLASSICI FORMATI DA SUPERMERCATO

In Italia il vino nel largo consumo conquista l’ottavo posto, proiettandosi decisamente tra i generi merceologici più importanti per iper e super marcati. Le cifre parlano chiaro: nel 2007, il vino ha spuntato un +2,8% di crescita in valore e +0,7 in volume. A trainare questa crescita sono soprattutto le bottiglie da 0,75 litri che rappresentano il 66% del fatturato della gdo, con un incremento in valore del 4,9% e del 5,5% in volume, arrivando a 488 etichette presenti sugli scaffali, un numero quest’ultimo che sottolinea l’espressione della grande ricchezza enologica del Bel Paese (dati Iri - Infoscan).
Riccardo Francioni (Federdistribuzione) confermano che queste cifre dimostrano il “potere” del vino di garantire “un alto grado di distintività all’insegna arricchendone notevolmente l’offerta”. Un’offerta che nella gdo cresce soprattutto in termini di qualità visto che il 90% delle bottiglie da 0,75 è rappresentato dai vini a Doc-Docg-Igt, che crescono del 6,7% in valore e del 6,4% in volume.
“Nella Gdo l’orientamento alla qualità è sempre più forte - prosegue Francioni - e se in passato le regioni rappresentate sugli scaffali di iper e super mercati erano soltanto quelle di appartenenza dei punti vendita, oggi l’offerta include tutta l’Italia enologica. Stiamo assistendo ad un deciso cambiamento - conclude Francioni - in cui la gdo rappresenta sempre di più una vetrina decisiva per il vino italiano di qualità”.
Ma quale è il punto di vista dei produttori? Emilio Pedron (Federvini): “il vino di qualità, anche di prezzo alto, è ormai arrivato nella gdo e se in passato i produttori si vantavano di vendere tutta la loro produzione al canale horeca (hotel-ristoranti-enoteche) oggi se non riescono ad entrare nella grande distribuzione, perdono, evidentemente, importanti quote di mercato. C’è però ancora molto da lavorare perché i produttori di vino sono molti (30.000 circa) e generalmente piccoli, poco in grado quindi di reggere contrattazioni sul prezzo con grandi gruppi. Inoltre, esiste ancora una certa difficoltà da parte delle aziende di capire le esigenze della Gdo, che di certo non aiuta a diminuire la storica conflittualità fra i due comparti”.
Dal punto di vista dei prezzi delle bottiglie da 0,75 litri in vendita nella gdo, il 30% rientra nella fascia di prezzo inferiore ai 2 euro; mentre il 36% in quella tra i 2 e i 3 euro. Il 27% comprende le bottiglie tra i 3 e 5 euro, 5% quelle che costano tra i 5 e i 7 euro e il 2% quelle di prezzo superiore a 7 euro. Ma, nel particolare, il maggior tasso di crescita è a favore di due precise fasce di prezzo, creando una forbice evidente: da una parte cresce del 9,1% il volume di vendita delle bottiglie di prezzo inferiore ai 2 euro, dall’altra del 15,1% quello delle bottiglie vendute a più di 7 euro.
“Ci preoccupa il rallentamento delle vendite dei vini in bottiglia da 3 a 5 euro, storicamente la fascia di prezzo più interessante - spiega Ermanno Gargiulo (Coop) - un posizionamento eroso dai vini di fascia inferiore ai 2 euro, dove ci sta di tutto, e da quelli che costano più di 7 euro, evidentemente acquistati da chi può spendere qualcosa in più”.
Diversa la scelta strategica di Conad, illustrata da Giuseppe Zuliani: “Conad ha investito molto sul suo marchio sulle bottiglie di vino, diminuendo le referenze, o meglio facendo scelte più selettive, proprio per dare più spazio al vino a marchio Conad. Ci consideriamo a tutti gli effetti come un produttore controllando con grande scrupolo la qualità del prodotto e testando frequentemente il grado di soddisfazione dei nostri consumatori”.
Se in Italia il vino nella Gdo sembra ormai diventato un protagonista di rilievo, all’estero cosa succede? Prova a dare una prima indicazione Emilio De Piazza, presidente di Buonitalia: “il vino italiano è decisamente un prodotto di successo all’estero e in larga misura la ragione risiede nella diffusione capillare della nostra ristorazione. Il retail è destinato ad acquistare sempre più importanza anche per quanto riguarda la diffusione del made in italy enoico nei Paesi cosiddetti emergenti come Cina e India”.

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