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VINITALY TOUR: “L’ITALIA SI DEVE MUOVERE UNITA A HONK KONG E CINA, PERCHÉ POSSIBILITÀ CI SONO MA DIFFICOLTÀ DA SUPERARE SONO TANTE, E VANNO SUPERATE BATTENDO TUTTI I CANALI COMUNICATIVI. ANCHE LE SOAP OPERA”. LO DICONO 10 IMPORTATORI TOP DI HK E CINA

Italia
La storia tra Cina e Hong Kong e l’Italia del vino può iniziare ...

I veri amici sono quelli che ti dicono anche le cose difficili. E così hanno fatto anche gli “Amici del Vinitaly” a Hong Kong, ovvero i 10 importatori premiati nell’“International Wine & Spirits Fair” per aver contribuito di più a sviluppare la cultura e il mercato del vino italiano nel Paese asiatico, dove operano più di 350 player. Che, senza smontare l’entusiasmo degli oltre 200 produttori italiani venuti all’“Hong Kong Wine & Spirit Fair” con “Vinitaly Tour”, hanno detto chiaro e tondo: “il mercato c’è, ma a Hong Kong, dove è meno difficile arrivare, può crescere ancora ma non a dismisura. Cosa che può succedere in Cina, dove, però è più difficile arrivare, farsi conoscere e apprezzare”. È il sentire comune di player come Asc Fine Wines, Abrate & Sons Ltd, Sino Vantage Asia Ltd, Ponti Food & Wine Cellar Ltd, Summergate Fine Wines Ltd, Casamia Liquid Assets, Watson’s Wine, Valdivia Ltd, Gin Gallery Ltd e Cinzia Maini Ltd. Gli importatori hanno sottolineato anche un altro aspetto: nel mercato di Hong Kong, ma soprattutto in quello cinese, oggi, vanno bene o i vini di fascia altissima, dove la Francia (o meglio Bordeaux) domina incontrastata, o quelli di fascia bassa, dei 3 euro franco cantina in giù. Per affermare la grande fascia media di prodotto, dunque, quella che rappresenta la vera anima del vino italiano, che vince nei mercati del resto del mondo grazie ad un ottimo rapporto qualità-prezzo, c’è da lavorare tantissimo, e i risultati si vedranno solo con molta pazienza. Perché prima di tutto, in Cina, c’è da formare da zero la cultura del vino italiano nella enorme e nuova middle-class.
“Già è difficile - dicono gli importatori Asc Fine Wines, Abrate & Sons Ltd, Sino Vantage Asia Ltd, Ponti Food & Wine Cellar Ltd, Summergate Fine Wines Ltd, Casamia Liquid Assets, Watson’s Wine, Valdivia Ltd, Gin Gallery Ltd e Cinzia Maini Ltd - far capire che un prodotto viene da Regioni famose come la Toscana o il Piemonte (quelle che vanno per la maggiore soprattutto grazie ai rossi, ndr), figuriamoci quando si esce da certi territori o da certi brand del vino”.
E le cose da fare, allora, per non perdere un treno probabilmente fondamentale per il futuro del vino mondiale, diretto in un mercato sorretto da una delle poche economie in crescita in questa fase di crisi, sono tante, e per certi versi insospettabili. Se tutti gli importatori chiedono ai produttori italiani cose che sembrerebbero scontante ma che, evidentemente, mancano, come mandare campioni per tasting gratuiti nei ristoranti e nei locali più glamour per farsi conoscere dal pubblico, produrre materiale informativo in cinese, ed essere presenti “fisicamente” sul mercato, venire di persona a presentare i prodotti, a condurre degustazioni e “wine dinner”, e a “stringere mani”, perché qui il business è prima di tutto fatto di relazioni personali, c’è anche chi suggerisce canali alternativi a fiere ed eventi nei locali, pur imprescindibili per il business, come, ad esempio, la sponsorizzazione nelle “soap opera” asiatiche, molto seguite soprattutto in Cina.
Azioni che, però, sono molto costose e spesso impraticabili dalle singole cantine. Ecco perché è fondamentale che il vino italiano si muova compatto e faccia sistema. Cosa che, una volta tanto, pare essere riuscita, con oltre 200 produttori venuti a Hong Kong sotto il cappello di “Vinitaly Tour”, cosa molto apprezzata anche dagli importatori stessi. “Perché un evento così crea attenzione intorno al vino italiano, ne raggruppa i tanti protagonisti, contribuisce a creare un “brand Italia” che nel vino ancora manca”. E che può e deve essere costruito in sinergia con altri asset che in questi Paesi sono sinonimo assoluto di life style made in Italy, come i gioielli e la moda. Che devono diventare alleati fondamentali, anche perché la missione, per aprire la via della Seta al vino italiano, è molto più gravosa che in altri mercati: oltre a costruirsi il proprio spazio, l’Italia del vino deve cercare di “rubarne” un po’ anche ai suoi competitors, Francia in primis, ma non solo.

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