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VINITALY TRA WEB E SOCIAL NETWORK, OPPORTUNITÀ E RESPONSABILITÀ. E L’ESIGENZA DI “METTERCI” LA FACCIA

“Internet non è un scelta, ma è l’unica via percorribile”: a dirlo è Francesco Zonin, vice-presidente di una delle realtà vinicole più grandi d’Italia, nel convegno “Vino, Web e Social Network: opportunità e responsabilità”, oggi a Vinitaly. Secondo Zonin, il web è una delle poche armi a disposizione della cantine italiane, che non hanno mezzi per mettere in piedi campagne efficaci e competitive sui media tradizionali (tv, carta stampata), per affermarsi in un mercato in cui, solo in Italia, ci sono dalle 200.000 alle 350.000 etichette. La forza del web, soprattutto dal punto di vista del produttore, sta nella possibilità di un rapporto diretto con il consumatore, di una fidelizzazione e di un coinvolgimento impensabile pochi anni fa. E anche l’informazione e la comunicazione devono confrontarsi con l’esplosione di internet, unico mezzo su cui la pubblicità cresce (+10% nel 2009), “contro il calo della carta stampata (-20%) e tv (-10%)”, precisa Enrico Grazzini di “Prima Comunicazione”. E, ovviamente, c’è il fenomeno dei blog, che rappresenta certamente un’opportunità di creare dibattito intorno al vino, come dimostrano “le 70.000 conversazioni in media al giorno sul nettare di Bacco in Europa”, spiega Giampiero Nadali del blog “Aristide”. Ma i blog, con i loro titolari ed i loro commenti, pongono una questione fondamentale: quello della “tracciabilità della notizia”, del risalire facilmente all’autore di un post o di un commento potenzialmente diffamatorio, e di una certificazione di autorevolezza di quello che comunque è un contenuto disponibile a tutti e che si pone come “informativo”. “Ma qui non c’è bisogno di nuove regole - spiega Filippo Ronco di “Tigullio Vino” perché se io scrivo qualcosa di sbagliato, sul web dieci minuti dopo c’è qualcuno che me lo fa notare, e quindi tutto si autoregola. È così che uno conquista credibilità”. E inoltre, e su questo tutti concordano, il blogger (e possibilmente anche chi commenta), deve metterci la faccia, e non nascondersi dietro uno pseudonimo.

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