Il vino e la musica, passioni e linguaggi universali, capaci di parlare a tutti attraverso il linguaggio dell’emozione, e, allo stesso tempo, di dare un messaggio univoco di amicizia e unione, nel rispetto delle diversità. Parole e musica di Gianna Nannini, cantante e produttrice di vino, con la Certosa di Belriguardo, in Chianti Classico, a due passi dalla “sua” Siena, e del suo amico e “consigliere enologico” Renzo Cotarella, sul palco di “PrimAnteprima” 2022, che ha dato il via alla “Settimana delle Anteprime di Toscana”, promossa da Regione Toscana, con gli eventi dei (e nei) territori.
Una Nannini scelta come “testimonial” del vino delle Ragione. “La mia passione per il vino - ha detto sul palco, rispondendo al moderatore “Tinto” Nicola Prudente di “Decanter” su Radio2 - nasce da bambina, perchè da 9 a 18 anni sono cresciuta in campagna, a Certosa di Belriguardo, a Siena, che era dei miei genitori, tra i contadini ed i mezzadri, e partecipavo al rituale della vendemmia tra carri e canti, e così via. Quando vivi così vieni rapita dal profumo del vino che nasce della terra, e io le prime canzoni le scrivevo scappando con il motorino tra le zolle e i vigneti, questa terra mi è entrata dentro. E, nel 2006, quando ho potuto, ho rilevato l’azienda. Oggi produco cinque rossi. Il sesto, prossimo al debutto, si chiama “La Rossa”: un nome che trae ispirazione dal personaggio magico di un’anziana e dai ricordi dell’infanzia nella tenuta senese, già evocati ne “La lupa e le stelle”, una canzone del 1979. Quando ho rilevato l’azienda - racconta ancora la Nannini - ho chiamato Renzo Cotarella e gli ho detto, anche un po’ scherzando: dobbiamo fare vino più buono del Tignanello. Con il Sangiovese, che è il vitigno della nostra terra e che mi dà emozione”. “E io le ho risposto che sarebbe costato più che comprare il Tignanello - ha scherzato ancora Cotarella - perchè il Sangiovese è un vitigno “stra-rock”, come Gianna”. E come tutto il vino di Toscana, Regione enoica che, nel 2021, ha visto un export di 1,1 miliardi di euro, e un +16% sul 2020 (tra le “big” è la Regione che cresciuta di più, secondo i dati Istat analizzati da WineNews), e sempre più “green”, con un terzo dei vigneti a conduzione biologica, come sottolineato dalla vicepresidente della Regione ed Assessore all’Agricoltura, Stefania Saccardi: “in termini di volumi di produzione, siamo la settima Regione italiana, ma per qualità siamo sul podio, con 52 Dop e 6 Igp, che certificano come il nostro vino in termini di qualità sia straordinario. Il biologico oggi è un “obbligo”, per lottare contro il cambiamento climatico, se vogliamo che il rapporto tra agricoltura e ambiente sia virtuoso, e che l’agricoltura non sia vista come fattore inquinane nel mondo. Come Regione su questo abbiamo investito molto, e non si torna indietro”.
In una Toscana in cui il vino è elemento di valore ed identità, come sottolineato dal Presidente, Eugenio Giani: “lo facciamo dal tempo degli Etruschi, siamo stati la prima Regione a tutelarlo oltre 300 anni fa con il bando del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, e oggi tra i vini più forti sul mercato arrivano da un territorio come Bolgheri che ha un Consorzio che non ha neanche 30 anni. Vuol dire che il vino è vivo, cambia, muta. In Toscana siamo “guelfi e ghibellini”, ognuno guarda ai i suoi territori, ma bene che il vino di Toscana stia facendo squadra come vediamo oggi, con la Regione a tirare le fila”.
“Alle Anteprime di Toscana ci saranno più di 1.600 etichette, numero che racconta la ricchezza, la diversità, ma anche il fatto che si inizia a lavorare insieme davvero, anche se siamo “guelfi e ghibellini. E, in questo, paradossalmente la pandemia ha aiutato, ora speriamo di serrare i ranghi. Abbiamo fatto in pochi anni un salto qualitativo importante, la Toscana è stata motore del rinascimento del vino di tutta Italia, abbiamo disegnato la strada per tutti”, ha ribadito Francesco Mazzei, presidente Avito, che riunisce tutti i Consorzi del vino della Regione. “Una Regione Toscana che, quando si parla di vino, nel mondo, è importante, tutti ascoltano - ha aggiunto la Nannini - ma il vino deve parlare a tutti. Quando ho pensato a “Baccano” ho pensato proprio alla voglia di arrivare alla gente giovane, allo stare insieme, al diventare amici. Anche il rock è così. E io vino e musica li vivo bene insieme anche nel lockdown mi hanno aiutato a stare bene”, ha detto Gianna Nannini, che al vino ha dedicato anche una poesia, anzi un “inno”, “in memoria del mio amico e produttore, a Montalcino, Gianni Brunelli”.
E così, dopo la cena di gala con tutti i Consorzi, stasera, nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, tra gli affreschi del Vasari che ha più riprese hanno celebrato i territori del vino di Toscana, partirà la vera e propria “Settimana delle Anteprime”: domenica 20 marzo “Chianti Lovers & Rosso Morellino” a cura del Consorzio Chianti e Consorzio Morellino di Scansano; lunedì 21 e martedì 22 marzo “Chianti Classico Collection”, a cura del Consorzio Chianti Classico; martedì 22 e mercoledì 23 marzo “Anteprima della Vernaccia di San Gimignano” a cura del Consorzio Vernaccia di San Gimignano; mercoledì 23 e giovedì 24 marzo “Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano” - a cura del Consorzio Nobile di Montepulciano, venerdì 25 marzo “Anteprima L’Altra Toscana” a cui partecipano il Consorzio Vini di Carmignano, Consorzio Chianti Rufina, Consorzio Colline Lucchesi, Consorzio Doc Cortona, Consorzio Maremma Toscana, Consorzio Montecucco, Consorzio Orcia, Consorzio Terre di Casole, Consorzio Terre di Pisa, Consorzio Doc Valdarno di Sopra.
Focus - I numeri del vino di Toscana
Produzione
Secondo i dati raccolti da Artea sulla vendemmia 2021 la Toscana ha prodotto 2,04 milioni di ettolitri di vino, il 7% in meno rispetto all’anno precedente: una cifra che colloca la produzione toscana 2021 tra le più basse rispetto agli ultimi 5 anni. La flessione è da imputare in primo luogo alle gelate primaverili e alle scarse precipitazioni estive, e fa i conti con una produzione nazionale tendenzialmente invariata rispetto all’anno precedente. La Toscana rappresenta una parte importante della produzione di vini Dop: con 1,3 milioni di ettolitri di vino Dop imbottigliato, nel 2020 la Toscana ha rappresentato l’8% del totale italiano, (16,5 milioni di ettolitri). La quota toscana sale all’11% in termini di valore del prodotto imbottigliato. Le prime elaborazioni sui dati 2021, peraltro, danno un’indicazione molto positiva perché il prodotto imbottigliato è cresciuto nelle Dop dell’8% circa rispetto al 2020 attestandosi sopra 1,4 milioni di ettolitri. Il Chianti, da solo, rappresenta la metà del totale del volume imbottigliato, seguito da Chianti Classico, con 20%.
Export
Sul mercato estero la performance 2021 è particolarmente positiva. Le etichette toscane certificate Dop hanno ottenuto incrementi addirittura superiori a quelli del settore vino nel complesso, che già evidenziava il miglior dato degli ultimi dieci anni. In volume, infatti, sono stati superati gli 800.000 ettolitri (+7,4%), mentre i 625 milioni di euro (di cui 604 nel segmento dei rossi) hanno messo a segno un incremento del 15% su base annua raggiungendo il più alto livello di sempre. Tra i maggiori importatori di vino Made in Tuscany resistono in vetta alla classifica gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Canada, Svizzera e Gran Bretagna. Più in basso Francia, Paesi Bassi e Giappone, mentre si riscontra un notevole balzo della Corea del Sud.
Vigneto e denominazioni
La Toscana si conferma terra di vini rossi (87%) e di vini a denominazione di origine protetta, che nel 2021 hanno raggiunto il 70% della produzione totale, contro una media nazionale pari al 45%. Le superfici vitate si fermano sotto la soglia dei 60.000 ettari, di cui 20.000 in provincia di Siena e 16.000 in provincia di Firenze. Il 96% della superficie è destinato a vini a denominazione, una percentuale molto superiore a quella nazionale, che si colloca attorno al 62%. Tra i vitigni domina il Sangiovese, che occupa oltre il 60% delle superfici coltivate (36.000 ettari). Seguono a grande distanza, vitigni internazionali quali Merlot (4.834 ettari), Cabernet Sauvignon (3.766 ettari), e vitigni autoctoni come il Trebbiano Toscano (2.344 ettari), il Canaiolo nero (1.160 ettari) e la Vernaccia di San Gimignano (810 ettari). Su 52 Denominazioni, di cui 11 Docg Chianti e Chianti Classico rivendicano rispettivamente il 31 e il 21% della superficie.
Il Biologico
Circa un terzo dell’intera superficie a vigneto regionale è coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica, il 17% della superficie a bio in Italia. Sono circa 350mila gli ettolitri bio made in Tuscany, il 15% dei 2,2 milioni di ettolitri prodotti a livello nazionale. Il fenomeno bio è sempre più marcato in Toscana: Dopo un avvio incerto negli anni ’90, negli ultimi 10 anni ha registrato un forte incremento, conquistando le denominazioni più prestigiose e le realtà imprenditoriali più rappresentative della regione. Nel 2007 in Toscana erano presenti 500 aziende biologiche, oggi sono oltre 5000. Un andamento che ha portato alla crescita della qualità, oltre che della quantità: il vino biologico toscano ha oggi un buon riscontro anche sul fronte dello sfuso, con un prezzo di media superiore dal 10 al 30% rispetto allo stesso vino prodotto in modo convenzionale. A interessarsi maggiormente a questo segmento sono Nord America, Nord Europa e Regno Unito.
I valori
Dopo la battuta d’arresto del 2020, il 2021 ha segnato una ripresa delle quotazioni: i vini al vertice della piramide di qualità crescono del 3% in termini di prezzi sul mercato. Vanno meglio i bianchi (+3,5%) dei rossi (+2,5%). Il trend si conferma anche nei primi mesi del 2022. A far registrare la miglior performance in termini di prezzi, tra le principali denominazioni, il Chianti.
Focus - Il vino secondo Gianna Nannini
“Il vino è qualcosa che ho collegato alla mia infanzia quando non lo bevevo, ma lo respiravo.
Mia madre, mia nonna avevano 70 ettari di terreno che oggi io grazie ai successi in campo musicale ho potuto rilevare. Nella campagna senese vicino alla Certosa di Belriguardo, casa dove sono cresciuta dai 9 anni fino ai 18 prima di trasferirmi per sempre a Milano, frequentavo amici dei poderi vicini e con loro giocavo, con loro sono cresciuta. Da qui inizia il mio percorso nella conoscenza del vino e della terra, quando la vendemmia era prima di tutto una “festa”, per noi bambini. Raccogliere grappoli d’uva e metterli nelle ceste, poi nei tini, schiacciare l’uva a piedi nudi rispondendo qualche canto toscano fra ottave rime e stornelli. Per chi come me ha vissuto la campagna e la terra Toscana è impossibile non sentirne la mancanza. L’attaccamento alla terra è un atto d’amore ed è questo sentimento che genera il rispetto della natura. È necessario un ritorno alla natura per non spezzare quel legame fra uomo e terra che renda il futuro e l’ecosistema ancora vivo”.
“Il profumo del vino” (dedicata a Gianni Brunelli) di Gianna Nannini
ll profumo del vino
è l’odore della terra in cui nasco
e rinasco ogni volta che ci torno.
Il sapore del vino mi accompagna e non mi lascia
fa parte della vita come il respiro
mi fa cantare l’anima
mi fa sentire vicino alla gente
mi fa amare più forte.
Il vino è nella radice del mio corpo in movimento
è la sorgente delle note che si aggrappano alla melodia
è l’ebbrezza che ti fa sentire di dove sei
in mezzo ai campi di ogni paese.
È vino quello che è vivo!
Focus - Il vino di Toscana, fotografato da Ismea
La Toscana è indubbiamente una delle regioni il cui nome evochi più facilmente bellezza, bontà e, soprattutto, vini di qualità. Ricca di suoli diversi, oltre che di un paesaggio caratterizzato da climi differenti, da colline, da coste marine, da montagne, spesso generate in ere geologiche differenti, il terreno ha regalato a questa regione una fiorente varietà di ambienti consoni alla produzione dei migliori vini ed etichette esistenti.
La più recente, fotografia della vitivinicoltura toscana ci dice che le oltre 12.700 aziende vitivinicole toscane coltivano poco meno di 60.000 ettari a vite, avendo prodotto, nell’ultima campagna, 2,04 milioni di ettolitri di vino, in flessione di circa il 7% rispetto alla campagna precedente. Gelate primaverili e scarse precipitazioni estive hanno toccato la produzione toscana più che in altre regioni.
Il tessuto produttivo vitivinicolo toscano, pur essendo basato su aziende prevalentemente di limitate dimensioni - per quello che vale, la media di superficie viticola per azienda è pari a 4,7 ha - non ha trovato nella struttura cooperativa la sua prevalente dimensione. Infatti, le 15 cantine sociali della regione raccolgono circa il 18% della produzione. Rispetto ad altre regioni, anche importanti produttrici di vino, prevalgono quindi ampiamente i singoli marchi aziendali.
Proprio il confronto a livello nazionale, ci restituisce un ranking regionale in cui la Toscana è settima per vino prodotto con una quota pari al 5% del totale. La sua unicità, tuttavia, emerge nel poter vantare sul suo territorio 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 Dop (11 Docg e 41 Doc) e 6 Igt che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana (96,4% rispetto alla pur elevata media nazionale situata intorno al 63%).
Una ricerca di distintività e qualità che emerge anche dall’analisi dei dati relativi alla vitivinicoltura biologica. Il 32% della superficie a vigneto regionale (oltre 19.000 ettari) è, infatti, coltivata secondo il metodo dell’agricoltura biologica che ha evidenziato una crescita estremamente rilevante anche se confrontata con quanto accaduto a livello nazionale. Tra il 2010 e il 2020, infatti, mentre la superficie biologica nazionale a vite è cresciuta del pur rilevante 127%, in Toscana, lo stesso incremento ha raggiunto il 217%; come dire che, mentre a livello nazionale, la superficie del vigneto biologico si è un po’ più che raddoppiata, in Toscana, la stessa superficie si è più che triplicata, andando così a incidere per il 17% sul totale nazionale. Dello stesso ordine di grandezza è l’incidenza del vino biologico toscano sulla produzione nazionale. Infatti, i circa 350 mila ettolitri di vino bio prodotto in Toscana incidono per il 15% sulla produzione nazionale.
Pur nella estrema varietà e differenziazione cui si è ampiamente fatto riferimento, ci sono due elementi che accomunano profondamente la produzione di vino toscano: il vitigno e il colore.
La base del patrimonio ampelografico del vigneto toscano, che si conferma terra di grandi rossi, rimane largamente il Sangiovese che si estende per il 60% dell’intera superficie a inventario, seguono, in ordine d’importanza ma a grande distanza, Merlot e Cabernet Sauvignon con percentuali dell’8% e 6% rispettivamente.
Ma la peculiarità della vitivinicoltura toscana è proprio la capacità di far convivere e riuscire spesso a valorizzare mondi differenti solo apparentemente inconciliabili: il grande col piccolo, il rosso col bianco. L’osservazione della ripartizione della superficie rivendicata per indicazioni geografiche ne costituisce la maggiore evidenza. Il Chianti costituisce ancora quasi un terzo (31%) della superficie a IG della Toscana e il Chianti Classico un ulteriore quinto (20,8%); come dire che insieme rappresentano oltre il 50% della superficie certificata regionale. Entrambi questi marchi godono di diffusa riconoscibilità sia a livello nazionale che internazionale. Tuttavia, su questo fronte non si può certo dire che altri marchi come il Brunello, il Nobile di Montepulciano, il Bolgheri, che pure pesano per quote percentuali decisamente più contenute - rispettivamente il 6,1%, il 3,7% e il 3,3% - difettino di riconoscibilità. Ma gli stessi Maremma Toscana (7,3%) o Morellino di Scansano (4,3%), così come molti altri, godono di larga conoscenza sui mercati. Così come la Vernaccia di San Gimignano (2,2%) - e finalmente si parla di un bianco - è altrettanto ben conosciuta. L’intrinseca e sinergica compenetrazione tra territorio, cultura e prodotti del territorio - vino, in primis - costituisce evidentemente il principale carburante per alimentare la notorietà.
Una notorietà che si spinge spesso fuori dai confini nazionali. Sul fronte dell’export, è lo stesso contesto generale a presentarsi favorevole. Infatti, Dopo l’anomalo 2020, i dati 2021, evidenziano oltre 22 milioni di ettolitri (+7,3%) spediti all’estero, il dato migliore degli ultimi dieci anni, per un corrispettivo di 7,1 miliardi di euro (+12,4%), risultato questo che segna il nuovo record assoluto.
Una delle chiavi di lettura di questo andamento, a fronte di una struttura produttiva definita molto spesso debole in quanto costituita da una moltitudine di piccole aziende e una miriade di etichette, è che esistono molti mercati in alcuni dei quali si muove più a suo agio la piccola o media azienda che produce qualità.
Anche per questo, le Dop toscane hanno ottenuto incrementi addirittura superiori a quelli del settore vino nel complesso. Le spedizioni in volume, infatti, hanno superato gli 800.000 ettolitri (+7,4%), mentre i 625 milioni di euro (di cui 604 milioni nel segmento dei rossi) rappresentano l’incremento in valore su base annua (+15%) più elevato di sempre.
Del resto, con la ripresa del canale Horeca le produzioni toscane hanno potuto ritrovare la loro naturale collocazione nel paniere della domanda estera.
È esattamente il valore la chiave di lettura più corretta dei dati dell’export di vino toscano. Infatti, se il confronto in termini di volumi esportati con la performance complessiva nazionale evidenzia anche qualche punto percentuale in meno, il confronto sul valore non lascia dubbi, soprattutto sull’extra Unione Europea, dove la Toscana spedisce il 74% del proprio vino destinato all’estero: +20% rispetto al +15% della media nazionale. Si tratta del frutto di un percorso che, nel solo ultimo quinquennio, ha visto crescere di un quarto il valore medio della bottiglia di vino rosso Dop toscano inviata all’estero (da 6,1 euro/litro a 7,6 euro/litro).
Circa i tre quarti del vino fermo rosso Dop toscano prende la via di Usa, Germania, Canada, Svizzera e Regno Unito e Francia, ma è evidente che la platea dei paesi consumatori si va via via ampliando se, rammentando prudentemente che si parla di volumi circoscritti, si sono registrate percentuali di crescita del valore esportato pari al 140% in Corea del Sud, al 56% in Australia o al 47% a Singapore. Sul fronte della domanda interna i segnali continuano a essere articolati. La ripresa del canale Horeca - sebbene con alcuni limiti - ha ridato respiro al settore vitivinicolo ma lasciato strascichi positivi anche nel canale della distribuzione che, infatti, ha continuato ad aumentare il valore del venduto. La crescita della spesa in vini e spumanti nel 2021 è stata del 2,9% se si considerano tutti i canali distributivi e del 3,8% nella sola Distribuzione Moderna: Iper, Super, Liberi servizi e Discount. Il dato però continua a raccontare che la crescita della spesa si accompagna a una contrazione dei volumi acquistati del 2,8% indicando sia lo spostamento verso referenze di prezzo più elevato sia un generalizzato incremento di prezzo, soprattutto nel corso della seconda parte dell’anno.
In questo scenario di fondo, le Dop toscane, che rappresentano l’8,4% del valore dei vini fermi e il 15,4% del totale vini Dop venduti nei format della Grande Distribuzione, nel 2021, hanno avuto performance migliori sia rispetto al vino nel complesso sia e delle altre Doc e Igt. La domanda interna legata agli acquisti nei format della grande distribuzione di vini toscani, infatti, è cresciuta in valore del 4,6% (+14% rispetto al 2019) contro un +3,2% delle Doc totali e un -0,1% dei vini fermi nel complesso.
Se il profilo tipo dell’acquirente del vino Dop toscano è prevalentemente quello di un consumatore appartenente principalmente alle famiglie “non più giovani” (64% degli acquirenti è nella fascia over 60) con reddito medio-alto, residenti nel Centro Nord, d’altro lato, anche le coppie di giovani fanno segnare un incoraggiante +21,8% in volume a indicare il recupero di appeal anche tra i coloro che hanno un’età inferiore.
Il risultato del 2021 non può, comunque, lasciare spazi a facili trionfalismi anche perché il 2022 si è aperto con numerose criticità date dai costi delle materie prime, dalla crescita dell’inflazione e, più recentemente, dal conflitto in Ucraina che potrebbe creare non poche ripercussioni negative nella domanda, non solo delle aree direttamente interessate (Russia e Ucraina pur avendo nell’Italia il primo paese fornitore di vino, pesano per un massimo del 3% sul totale export Italia) ma anche a livello complessivo. La spirale inflazionistica già in atto prima della guerra e che ora può solo accelerare potrebbe minare la fiducia dei consumatori e rallentare la domanda, agendo sulla fiducia e quindi sui consumi globali, coinvolgendo anche il vino. In questo senso, le primissime indicazioni provenienti dalle vendite della distribuzione forniscono già l’indicazione che qualche cosa sta cambiando.
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