Bottiglie distrutte perché invendute, per limitare le perdite, il rischio di dover rimborsare i propri azionisti per mancata comunicazione dopo la svalutazione subita dal gruppo di ben 19 milioni di dollari australiani nel 2013 e altri guai: il passato più recente di Treasury Wine Estate, uno dei gruppi più imporanti del vino mondiale, proprietario di marchi come Penfolds e Wolf Bass, tra i tanti, e anche di Castello di Gabbiano in Italia, non è proprio dei più invidiabili. E ora, dopo voci e smentite su un possibile passaggio di mano del business enoico del gruppo, qualcosa in questo senso sembra essersi mosso. Secondo “Decanter”, il gruppo starebbe pensando di aprire i propri libri contabili per permettere ad un colosso degli investimenti e del private equity come lo statunitense Kkr, di condurre una “due diligence” sul gruppo, in vista di un possibile ingresso nel capitale, se non di un’acquisizione totale. Il tutto dopo che Kkr, in parternship con un altro fondo Usa, Rhone Capital (i cui asset totali secondo Forbes valgono 8,5 miliardi di dollari Usa), ha presentato un’offerta di 5,2 dollari australiani ad azione (stimando dunque il valore del gruppo in 3,4 miliardi), decisamente superiore alle quotazioni di borsa di Treasury, le cui azioni sull’Australian Stock Exchange sono subito cresciute a 5,15 dollari.
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