Se in Italia il mercato del vino, insieme a quello della ristorazione, sono in enorme difficoltà per gli effetti del Coronavirus e delle misure per contenerlo, in Usa, primo mercato mondiale del vino e primo partner straniero delle cantine italiane, le cose non vanno meglio. Nella ristorazione americana, fondamentale per i consumi di vino italiano negli States, secondo la National Restaurant Association, sono già andati persi 30 miliardi di dollari a marzo, e che altri 50 miliardi di dollari potrebbero essere persi in aprile, con una previsione totale di 240 miliari di dollari di perdite alla fine dell’anno. E le cantine americane, secondo una stima del Wine Institute, potrebbero registrare perdite per 6 miliardi di dollari. Pochi numeri, me chiari, per fotografare una crisi che, purtroppo, accomuna Usa, Italia, e non solo.
Ma simile, tra i due Paesi, è anche il trend delle vendite di vino nella distribuzione organizzata, in entrambi casi in crescita. Una crescita che, ovviamente, a Roma e a Washington, non compensa certamente le perdite del canale della ristorazione, ma che è almeno una piccola boccata di ossigeno per alcune realtà, soprattutto quelle capaci di sviluppare una massa critica importante.
Secondo i dati Iri, analizzati da WineNews, da inizio anno alla metà di marzo 2020, gli acquisti di vino, birra e spirits sono cresciuti del 28% in volume sul 2019, per 1,3 miliardi di dollari. Con “l’effetto Covid” che è stato evidentissimo sul vino: se prima dello scoppio dell’emergenza in Usa, il vino registrava un calo dello 0,8%. Dopo ha registrato una crescita del 23,7%. E se in generale, nel beverage, sono cresciuti i grandi formati, nel vino c’è stata una rivoluzione di scenario: se prima del Covid si registrava il boom delle lattine da 0,375 (+189,7% sul 2019), delle mezze bottiglie (+51%) e di tutti i piccoli formati in genere, post Covid lo scenario ha visto tornare a crescere le bottiglie da 0,75 (+24%), ma anche i bag in box da 3 litri (+46,7%), quelli da 1,5 litri (+12,7%), e quelli da 5 litri (+19%). A beneficiare di più di questa crescita degli acquisti enoici, in particolare, è stata la fascia tra gli 8 ed i 19 dollari, il segmento più gettonato.
In ogni caso, come ovvio, il quadro è complesso, perchè anche in Usa, come nel resto del mondo, la crisi del Coronavirus peserà sull’economia, sul turismo, e quindi sui consumi. Tanto che è la stessa Iri sottolineare che ci si deve preparare ad una fase prolungata di difficoltà per il business. E, quindi, diventa più che mai fondamentale, per chi può farlo, studiare le migliori strategie per affrontare i prossimi mesi insieme a distributori e retailer, cercando cogliere le opportunità rappresentate dall’aumento delle vendite per il consumo domestico e così via. Magari, cercando, per quanto possibile, di incentivare il consumo attraverso iniziative on line, come “brindisi social” e degustazioni via web, che possono raggiungere i consumatori direttamente nelle loro case.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024