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VINO, LA PIRAMIDE DELLA QUALITA': IL MERCATO PUNISCE LE DOC "MARMELLATA" ... MEGLIO I PRODOTTI LEADER

"Le doc marmellata sono destinate ad essere penalizzate dal mercato. La via d’uscita è creare una piramide qualitativa costituita da pochi prodotti, ben identificabili e da una sola docg al vertice". Così Giampietro Comolli, a capo del marketing strategico del gruppo Ferrari Lunelli al convegno "Quale marketing per il vino del Garda", tenuto a Sirmione nei giorni scorsi. "Un secolo fa - ha ammonito Comolli - il vino si consumava in base al nome dell’imbottigliatore, negli anni '60/'70 sono nate le doc, grazie ad una grande operazione di marketing che ha portato a valorizzare il territorio. In questi ultimi anni, infine, si è visto che i grandi vini italiani non sempre sono espressione di una doc, a dimostrazione che alle denominazioni serve un restyling". Comolli ha quindi spiegato "come una doc debba puntare a imitare la docg del Brunello di Montalcino, piuttosto che una doc ombrello che contenga 10-15 tipologie differenti di vino". "Se questa non è riconoscibile - ha spiegato ancora Comolli - fa fuggire i produttori che puntano a identificarsi in proprio. Due esempi su tutti di come si possa fare numeri, qualità e marketing in modo vincente: Franciacorta e Ferrari, emblemi di bollicine metodo classico che vanno ben oltre la doc". Comolli, in chiusura della sua comunicazione, non si è sottratto all’ingrato compito di "far le pulci" alle doc d’Italia: "generalmente sono vecchie, inadeguate alle esigenze moderne, quando impongono percentuali fisse di presenza di un vitigno, anche in questo caso scoraggiando chi vuole fare qualità. Sarebbe molto meglio ridurre il numero dei vitigni, lasciandone sempre uno dominante e legato al territorio".

Ma non solo Comolli la pensa così, anche Davide Gaeta, consigliere delegato dell'Unione Italiana Vini ha approfondito l'argomento elencando una sorta di "regole d'oro" che dovrebbero seguire tutti i produttori di una doc: "innanzitutto non litigare, ma lavorare uniti per un fine comune. Poi non considerare il vino del vicino sempre più cattivo, sfruttare le restrizione della doc come un vantaggio e non come un capestro. Quindi, imparare dai giapponesi che copiano egregiamente da chi è più bravo, cercando all’inizio di capire il segreto del successo, dietro al quale spesso c’è un’ottima operazione di marketing e di comunicazione. A determinati livelli d’eccellenza, la qualità del prodotto viene data per scontata". Gaeta ha quindi puntato l’attenzione "sulla necessità di creare un collegamento sempre più stretto tra produttori e ristorazione, un canale ottimo per aumentare la diffusione e il consumo del vino e per accrescere l’immagine di un prodotto".

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