…SEMPRE CARO MI FU...
Anche se il vino oggi sembra essere sempre più bottiglie da sogno e rappresenta da anni uno status symbol, sono molti i consumatori ed appassionati che seguono invece l’orientamento del rapporto qualità-prezzo, pur essendo disposti a pagare un plus di servizi e d’accoglienza nei ristoranti e nelle enoteche.
Detto ciò, è vero però che, soprattutto alcuni ristoranti, con la carta dei vini ci vanno "pesante" e questo, a volte, limita il consumo di vino: un ricarico corretto può essere, a seconda del vino, per l’enoteca sul 30/50%, e per il ristorante, non deve essere superiore al doppio. Non ci dimentichiamo mai la funzione indispensabile dell’enoteca e del ristorante nell’educare al "bere bene" e nel contribuire all’elevazione dell’immagine del vino agli occhi dei consumatori.
Il ristoratore e l’enotecario non lavorano certo per la gloria ed è sacrosanto il loro diritto al guadagno. E' da considerare inoltre il fatto che ristoranti ed enoteche hanno delle spese enormi (ad esempio, i bicchieri di cristallo) e che il costo del personale è tra i più elevati del mondo e la cantina è un immobilizzo.
...E UN’INDAGINE, COSA DICE?
Una recente indagine, realizzata da "Vini & Liquori", ha dimostrato che i ricarichi più forti sono nella ristorazione e sui prodotti di fascia media (per i vini di grande consumo, a volte, il prezzo è triplicato/quadruplicato, e questo contribuisce, insieme ad altri fattori, al calo dei consumi di vino nei ristoranti). Le grandi annate di vini unici sul mercato (di cui i ristoranti possiedono quasi sempre anche diverse annate), invece, non hanno gli stessi ricarichi dei vini di consumo più comune.
I prezzi di questi vini aumentano però quando una grande annata si avvia all’esaurimento: in quel caso, ci si trova allora di fronte ad una specie di "effetto collezione" con i prezzi delle bottiglie che tendono a lievitare. Si tratta comunque di prodotti che il più delle volte vengono acquistati da stranieri che li pagano senz’altro meno che nel loro Paese di origine.
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