Scagli la prima pietra chi non ha mai intinto un cantuccio dentro il vinsanto. E’ un gesto ormai alquanto comune in ristoranti e trattorie, non solo della Toscana (purtroppo le cattive abitudini si esportano facilmente). Addirittura vi sono aziende che vendono in confezione comune vinsanto con relativa scatola di cantucci. Un consumo di vinsanto in questo modo è emblematico di come, purtroppo, l’immagine qualitativa dei vinsanti è oggi alquanto scadente. O, per dirla come Ettore Falvo, presidente di Avignonesi spa di Montepulciano, la casa vinicola toscana nota anche per il suo "Occhio di pernice", forse uno dei vinsanti di maggior pregio prodotti oggi in Italia, “è purtroppo sotto gli occhi di tutti che, ancora oggi, i vinsanti si dividono in due categorie ben distinte: quelli onesti e quelli disonesti. Quest’ultimi sono prodotti deteriori, fabbricati in fretta e di nascosto con vino, alcol, aromi, mosti concentrati e chissà che altro”. I vinsanti, inutile negarlo, pagano spesso quell’appartenenza ai vini da dessert per i quali per anni i consumatori non hanno richiesto una qualità particolare. Oggi le cose, anche se lentamente, stanno cambiando grazie alla crescita dei gusti dei consumatori che sempre più cercano prodotti all’altezza con caratteristiche qualitative apprezzabili. Ma c’è di più. Attualmente più che nel passato al vino è abbinato un territorio. E nel caso del vinsanto è noto a tutti che questo territorio si chiama Toscana. “Per questo - spiega Falvo - i produttori di vinsanto di cattiva qualità sono nemici sia del territorio che dei bravi produttori che in questa regione operano”. Eppure se si produce un vinsanto “onesto” sono tante le soddisfazioni che questo vino ti può regalare. “Possono essere più o meno di pregio - proseguito Falvo - più o meno di prezzo, più o meno autorevoli, più o meno ingenui, ma tutti i vinsanti hanno un loro fascino e una loro gradevolezza”. Ma non si può considerare il vinsanto come un prodotto normale. Anche su quest’ultimo aspetto Ettore Falvo ha le idee chiare: “non va commercializzato come un vino qualunque. Non va esaurito. Le quantità sono sempre esigue e non bisogna mai restare senza un’annata. E’ quindi utile conservarne in cantina un certo numero di bottiglie. Il prezzo è alto, perché i costi sono alti, ma non deve essere esoso. Viene utilizzato per promuovere l’immagine, non per irritare i clienti. Non deve mai essere usato come mezzo di ricatto, per promuovere o forzare vendite d'altri prodotti, altrimenti si ottiene un effetto negativo, opposto a quello che si desidera ottenere”. Tutti criteri sicuramente applicati dall'Avignonesi e per capirlo basta andare all’apertura dei loro caratelli nella splendida azienda “Le Capezzine” a Cortona. Questa cerimonia suggestiva mi ha rimandato quando da piccolo, molti anni fa purtroppo, i miei nonni senesi per l’ultimo dell’anno stillavano da un caratello del vinsanto. Alcune gocce di questo nettare, che a me sembrava eccezionale, finiva anche nel mio bicchiere. Subito dopo la mezzanotte finivo a letto con una bocca piena d'aromi e il cuore felice.
Fabio Piccoli
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025