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VITICOLTURA BIOLOGICA IN ITALIA: 25.000 ETTARI E 5000 PRODUTTORI. LA PRIMA REGIONE E’ LA SICILIA. SEGUONO PUGLIA E SARDEGNA

I viticoltori biologici italiani sono circa 5.000, con almeno 25.000 ettari in tutte le zone viticole del Paese, con una produzione di eccellente qualità, apprezzata dal mercato internazionale, che assorbe dal 70 all'80% della produzione. La Sicilia è la regione con la maggiore dedizione al biologico (5000 ettari), seguita dalla Puglia (con 2379), dalla Sardegna (2047), dall'Emilia Romagna (1319), dalla Toscana (1097), dalle Marche (870), dal Lazio (839), dalla Lombardia (384), dal Veneto (216) e dal Piemonte (192). Lo comunica l'Ismea. "Questi numeri - ha quindi commentato il presidente dell'Istituto della Vite e del Vino della Sicilia, Leonardo Agueci, che ha incoraggiato questa politica di trasformazione delle coltivazioni tradizionali in biologiche - costituiscono un'ulteriore conferma della tendenza siciliana verso produzioni che puntano sulla grande qualità e genuinità". Le aziende produttrici di vite da vino coltivate biologicamente in Sicilia sono 658.

E di vini biologici, prodotti senza l'uso di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti e altre sostanze di sintesi (con una riduzione al minimo degli essenziali conservanti naturali) si occupa ogni anno, a maggio, “Biobacchus” (con convegni e degustazioni nella villa seicentesca del Principe Aldobrandini a Frascati), che rientra in un progetto transnazionale di assistenza tecnica sulla viticoltura e la vinificazione con metodi biologici finanziato dall'Unione Europea (l’evento è organizzato, tra gli altri, dalla Regione Lazio, dall’Associazione Nazionale Citta' del Vino, dall’Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica.

In una nota stampa, “Biobacchus” (info: biobacchus@greenplanet.net ) spiega, tra l’altro, anche “come e quanto vengono usati i pesticidi, i diserbanti e gli insetticidi nella coltivazione dei vigneti”: “Theodor Mommsen faceva risalire il termine "vino" al sanscrito "venas", che significa "piacevole" (è a questo termine che deve anche il nome la dea Venere). La teoria del grande filologo tedesco, che accomuna gli effetti inebrianti di questo nettare degli dei alla gioia dell'amore, ha un suo fascino. Sfortunatamente, però, la coltivazione dei vigneti comporta un uso massiccio di pesticidi, diserbanti e insetticidi. Anche nella fase di trasformazione delle uve in vino non si scherza: il vino è uno dei pochi prodotti che, oltre a non recare la data di scadenza (fatto giustificato dalla superba resistenza delle migliori bottiglie alle ingiurie del tempo), neppure riporta l'elenco degli ingredienti e degli additivi. Oltre ai solfiti (che, se presenti oltre un certo livello, causano alle persone sensibili la tipica sensazione di mal di testa dopo aver bevuto anche una modesta quantità), sono autorizzati numerosi altri coadiuvanti tecnologici, dagli innocui caolino e bentonite per arrivare all'isosolfocianato di etile veicolato in paraffina o al ferrocianuro di potassio. Insomma, per realizzare 8000 bottiglie di vino (anche di etichette prestigiose o leggendarie), può essere stata utilizzata anche una tonnellata di sostanze di sintesi: ideale per accompagnare una costata di “mucca pazza” o un arrosto di “pollo alla diossina”, ma un pò troppo per godere un calice di vino pensando alle gioie dell'amore ...”.

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