La pasta è molto più di un alimento: è un emblema dell’identità italiana, un ponte tra generazioni, un racconto del territorio e una bandiera culturale riconosciuta nel mondo. Secondo una recente indagine AstraRicerche per i pastai di Unione Italiana Food, la pasta è tra i primi cinque motivi di orgoglio nazionale (45%), insieme a monumenti (84,9%), arte (75,8%), paesaggi naturali (73,6%) e letteratura (69,2%), superando persino musica (39,6%), opera lirica (34,6%) e sport (27,3%). Tanto che, per il 69% degli italiani, dire Italia significa pensare alla pasta, prima ancora di pizza (64,2%), vino (27,4%) e salumi e formaggi (18,4%). L’85% prova fierezza nel vederla apprezzata all’estero, e per il 66,6% è l’alimento più rappresentativo della Dieta Mediterranea. La pasta, poi, è sinonimo di tradizione culinaria per il 58% degli italiani, ma anche di semplicità (36%), salute e benessere (33,7%), orgoglio nazionale (32,6%) e convivialità (25,5%). È considerata, inoltre, accessibile (90,7%), facile da preparare (89,2%), capace di migliorare l’umore (79,2%) e di unire le generazioni (86,9%).
A conferma del suo ruolo centrale, secondo i dati di Unione Italiana Food, anche nel 2024 l’Italia ha mantenuto il primato mondiale per produzione, esportazione e consumo di pasta. Con circa 4,2 milioni di tonnellate prodotte, l’Italia supera nettamente Turchia (2,1 milioni), Stati Uniti (2 milioni), Egitto (1,2 milioni) e Brasile (1,1 milioni). Anche nei consumi pro capite gli italiani sono in testa con 23,3 chili annui, seguiti da Tunisia (17 chili), Venezuela (13,6 chili), Grecia (12,2 chili) e Germania (10,1 chili). Nel 2024 sono state esportate oltre 2.420.000 tonnellate di pasta, di cui più di 1,5 milioni verso Paesi dell’Unione Europea e quasi 900.000 verso Paesi terzi. Germania (467.183 tonnellate), Stati Uniti (302.177 tonnellate), Regno Unito (283.478 tonnellate), Francia (278.511 tonnellate), e Giappone (69.589 tonnellate) si confermano i Paesi più ricettivi. L’export ha continuato a crescere anche nel primo semestre 2025, con un aumento del +2,5% sullo stesso periodo 2024. Nonostante dazi, inflazione, conflitti, rincari delle materie prime e cambiamenti climatici che influenzano i raccolti di grano duro, l’industria pastaria italiana si conferma un asset strategico dell’agroalimentare nazionale. Perché la pasta ha saputo reinventarsi, conquistando un ruolo centrale nell’alimentazione moderna, equilibrata e sostenibile, confermandosi non solo come icona gastronomica, ma come pilastro scientificamente riconosciuto del benessere globale.
Ed in occasione del “World Pasta Day” che si celebra domani, 25 ottobre, Unione Italiana Food, la Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione (Sisa) e il Center of Studies in Food Policy and Economics (Cepea) hanno aggiornato il “Consensus Statement”, la “Dichiarazione di consenso scientifico Healthy Pasta Meal”, un documento scientifico voluto dall’International Pasta Organisation (Ipo) e firmato da 29 scienziati provenienti da 9 Paesi, che hanno analizzato e condiviso la più recente letteratura scientifica su carboidrati e pasta, portando a 19 i punti che ne confermano i benefici. Tra questi - afferma il documento - la pasta facilita l’adozione della Dieta Mediterranea, migliora l’apporto di nutrienti essenziali, non peggiora il diabete e assunta nelle giuste quantità, aiuta a controllare l’appetito e favorisce la salute cardiovascolare e cognitiva. Inoltre, contribuisce alla produzione di composti antiossidanti, sostiene il microbiota intestinale, stimola emozioni positive e connessioni sociali, è accessibile e culturalmente universale. È indicata per chi pratica sport, è semplice e autentica, ha un basso impatto ambientale e favorisce un rilascio graduale di zuccheri. È facilmente digeribile, versatile e al centro delle raccomandazioni di medici e nutrizionisti. Va però ricordato che la pasta senza glutine è da riservare esclusivamente a chi soffre di disturbi correlati al glutine.
“Le evidenze attuali confermano che la pasta, se consumata in una dieta equilibrata, contribuisce all’adeguatezza nutrizionale, al benessere metabolico e alla sostenibilità ambientale - commenta Silvia Migliaccio, Presidente Società Italiana Scienza dell’Alimentazione (Sisa) - il consumo di pasta è stato anche collegato a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari, senza aumentare l’incidenza del diabete, migliorando il senso di sazietà, fornendo al contempo proprietà antiossidanti e prebiotiche. La ricerca in corso suggerisce possibili effetti cronobiologici, come il miglioramento del sonno e della regolazione circadiana, soprattutto quando la pasta viene consumata a cena. Nel complesso, la pasta rappresenta un alimento nutrizionalmente prezioso, culturalmente significativo e rispettoso dell’ambiente che sostiene sia la salute umana che quella del pianeta quando integrato in un modello alimentare equilibrato”, conclude Migliaccio.
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