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“WORLDWIDE CONVENTION FOOD & WINE”: “E’ L’IDENTITÀ, L’ARMA VINCENTE DEL VINO ITALIANO NEL MONDO”: COSI’ IL SOTTOSEGRETARIO GUIDO TAMPIERI. MA I TRADE ANALYST CHIEDONO “L’ITALIA RISCHIA DI PERDERE TERRENO SE NON SI RINNOVA NEL MARKETING COLLETTIVO …”

Italia
Il made in Italy del vino

“Il vino è plurale ed evoca i temi della diversità e dell’identità e si tratta di principi durevoli in epoca di globalizzazione che deve essere affrontata con regola precise. L’identità è la chiave di lettura, non considerata frammentazione ma sintesi, ma occorre lavorare di più sulla provenienza delle nostre produzioni, perchè all’estero spesso viene apprezzato un prodotto ma non si conosce la sua provenienza che per noi invece deve rappresentare il valore aggiunto da tenere in alta considerazione perché aumenteranno le esportazioni e non i consumi interni. Dopo la battuta di arresto del 2003, nel 2006 l’export italiano è aumentato dell’11% in volume e del 5,8% in valore mentre nel 2007 siamo arrivati rispettivamente al 19% e al 15%, dati che confermano lo stato di forma del settore. Occorre produrre meno quantità e più qualità perché dei 3,1 milioni di euro vini esportati, 1,8 milioni non è doc. E’ un settore sano e vitale, ma che si trova ad affrontare la nuova Ocm, nella quale perderemo qualche partita, come nel caso dello zuccheraggio che difficilmente potremo impedire”.
Lo ha affermato il Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Guido Tampieri, che nel “Worldwide Convention Food&Wine”, l’evento internazionale che ha coinvolto in Abruzzo oltre 100 operatori, trade analyst, vertici delle organizzazioni del mondo del vino e delle istituzioni.
L’iniziativa ha “suggerito” anche spunti importanti sugli indirizzi da adottare per consolidare la posizione del “made in Italy” agroalimentare nel mondo, partendo ovviamente dal vino quale prodotto di eccellenza: in particolare, il dirigente Ice Roberto Lovato ha detto che “accanto al “made in Italy” e al “made in Doc” va considerato anche il “made in brand”, ossia il posizionamento delle aziende, e tutti e tre possono convivere e aiutarsi a vicenda perché non sono incompatibili” ed il condirettore del “Gambero Rosso” Daniele Cernilli ha spiegato che “la crescita continua dell’export del vino italiano negli ultimi anni, con un andamento dettato dal forte appeal dell’italian style, un modo di vivere che si traduce nella ricerca del buon cibo e dell’ottimo vino, specie tra il pubblico più giovane. Il consumatore oggi vuole maggiore informazione e nei prodotti cerca sempre più autenticità, qualità e originalità, caratteristiche intrinseche dei prodotti italiani”.
Il dirigente di Buonitalia, la società pubblica di promozione del wine & food, Giorgio Serra, ha sottolineato “l’importanza della distribuzione e della ristorazione italiana, ed ha annunciato un incontro - il 1 ottobre - per studiare gli strumenti da mettere in campo anche per il restyling delle enoteche regionali come valido supporto alle iniziative nazionali”.
La testimonianza del giornalista canadese Nick Hamilton, nella sua approfondita analisi, ha messo in evidenza che “in un mercato sempre più globalizzato, dove la politica commerciale dei Paesi del nuovo mondo è sempre più aggressiva, l’Italia, pur vantando un’ampia diversificazione produttiva grazie all’unicità dei territori, e quindi dei suoi vini, rischia di perdere ulteriore terreno se non si rinnoverà nelle politiche di marketing collettivo, il che significa un approccio mirato per i diversi mercati di riferimento a seconda se si tratti di mercati tradizionali o nuovi, l’adattamento alla cucina locale dove si esporta e non solo a quella italiana, ma anche semplificazione e chiarezza delle etichette, innovazione nel packaging e maggiore ispirazione alle modalità di consumo delle nuove generazioni”.

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