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VINO E ECONOMIA

Il 2021 è un anno d’oro per il vino italiano, e l’aumento dei costi non spaventa le aziende

Dai bilanci delle cantine del Belpaese, arriva il segnale di un recupero completo, frutto anche degli investimenti, in vigna ed in cantina
2021, BILANCI, CANTI A PRODUTTORI DI VALDOBBIADENE, CANTINA TERRA DEL BAROLO, CANTINA VALLE ISARCO, CANTINA VIGNAIOLI DEL MORELLINO, FANTINA, FATTURATI, ITALIAN WINE BRANDS, MONTELVINI, TENUTA SANT'ANTONIO, TOMMASI FAMILY ESTATES, VALLEPICCIOLA, Italia
I bilanci delle cantine italiane nel 2021

Se i primi bilanci delle cantine del Belpaese fotografavano una prima metà di 2021 decisamente positiva (qui), l’analisi dei dati più aggiornati (alcuni a settembre 2021, altri anche a dicembre 2021) conferma il recupero del terreno perduto nel 2020, portando i fatturati a livelli in linea, se non superiori, con il 2019, l’ultimo anno di normalità prima della pandemia. Una tendenza che accomuna tutti, perché chi, con la chiusura di bar e ristoranti, in Italia e all’estero, ha sofferto di più nel 2020, ha vissuto un poderoso rimbalzo delle vendite, mentre le aziende che da sempre prediligono il canale della Gdo proseguono il loro percorso di crescita, a ritmi più blandi, ma dopo aver superato indenni l’anno più buio per i consumi. Dietro ai numeri analizzati da WineNews (di Tommasi Family, Tenuta Sant’Antonio, Montelvini, Cantina Terra del Barolo, Cantina Produttori di Valdobbiadene, Fantini, Cantina Vignaioli del Morellino, Italian Wine Brands, Cantina Valle Isarco e Vallepicciola) ci sono territori, dimensioni ed imprenditorialità diverse, accomunate da investimenti a tutti i livelli e prospettive rosee anche per questo 2022, dopo aver segnato crescite tra il +5% ed il +58% nel 2021. 

Tommasy Family Estates, il gruppo della famiglia Tommasi, griffe della Valpolicella con proprietà in Lugana, a Montalcino, in Maremma Toscana, in Basilicata, in Puglia, in Oltrepò e in Umbria, su una superficie produttiva di 764 ettari vitati, (di cui 165 entreranno in produzione tra il 2022 ed il 2023) chiude il 2021 con un bilancio positivo, recuperando le posizioni del 2019, per un fatturato di 30 milioni di euro, pari ad una crescita dell’11% sul 2020, ed una produzione di 3,5 milioni di bottiglie, di cui l’80% esportato all’estero, dove Nord America e Nord Europa contano il 30% dell’export, ma regalano soddisfazioni anche la Corea del Sud e il Giappone. “Il 2021 è stato complicato per la gestione della mancanza delle materie prime, la difficoltà di programmazione, ma si è chiuso molto più positivamente del 2020 grazie al rilancio del comparto Horeca in Italia e nel mondo, alle solide relazioni con i nostri partner commerciali, alla collaborazione dei nostri stakeholder e soprattutto grazie alla grande capacità di adattamento e flessibilità con la squadra dei nostri collaboratori”, commenta il presidente del gruppo, Dario Tommasi. “Sono fiducioso che continuerà il positivo andamento che abbiamo registrato negli ultimi mesi e ritengo possibile un ritorno ai livelli pre-pandemia entro la metà del 2022. Per la nostra azienda i comparti di Horeca e Retail incidono sul business aziendale per il 50% ciascuno: ciò dà la misura di quanto sia stato complesso uscire dal 2020 senza l’apporto della ristorazione. Il 2021 ha segnato una netta svolta e il Paese ha fortunatamente raggiunto una consapevolezza e maturità tale da scongiurare nuove chiusure”, conclude Dario Tommasi.

Restando nel Veronese, Tenuta Sant’Antonio, della famiglia Castagnedi, ha chiuso il 2021 facendo registrare un +23% sulle vendite del 2020, un trend positivo confermato dal +20% sul 2019, quando la stabilità del settore era notevolmente maggiore. Una crescita che accompagna l’aumento di ettari, oggi 150, e di conseguenza di bottiglie prodotte: +10% a 1,8 milioni. Risultati resi possibili anche dagli investimenti, per 3 milioni di euro, sostenuti durante la pandemia, e che hanno riguardato tutte le aree produttive, dalla logistica al vigneto e cantina, all’insegna dell’efficientamento e della sostenibilità. “I risultati rispecchiano il nostro lavoro, la nostra dedizione quotidiana, la nostra volontà di essere fedeli a ciò che meglio sappiamo fare: produrre vino. Come Famiglia Castagnedi abbiamo avviato un profondo percorso di evoluzione della nostra realtà che ci sta portando verso un approccio sempre più sostenibile”, commenta Armando Castagnedi, alla guida, insieme, ai fratelli di Tenuta Sant’Antonio.

Montelvini, griffe delle bollicine dell’Asolo Prosecco, chiude il 2021 con un fatturato di 28,5 milioni di euro, registrando un incremento del +39,5% sul 2020 e del +3% sul 2019, raggiungendo così il record storico di vendite, con una costante crescita dei mercati esteri, che segnano ricavi superiori del 42% rispetto al 2020 e del 10% rispetto al 2019. Merito di una strategia di lungo corso, culminata nel consolidamento della presenza sui mercati di Russo - dove oggi Montelvini è il primo Prosecco a livello di distribuzione -, Usa e Germania, e che punta ora a espandersi anche negli Emirati Arabi e in Paesi in via di sviluppo, dall’Africa al Sud America. Per la cantina veneta il 2021 è stato anche l’anno dell’ottenimento della certificazione di sostenibilità Equalitas e di una nuova ala produttiva per la produzione degli spumanti, per un investimento di 2,5 milioni di euro. “Il futuro ci riserva nuove sfide - commenta Sarah Serena, direttore generale Montelvini - abbiamo progetti importanti e continueremo ad affrontare con ottimismo i cambiamenti che le nuove realtà ci impongono. Siamo convinti che le soddisfazioni arriveranno portando avanti con determinazione la filosofia che i nostri vini siano un bene per il territorio di Asolo e la comunità che ci vive e perseguendo i valori in cui abbiamo sempre creduto: la famiglia, le persone, il terroir e la sostenibilità”.

Il bilancio di Terra del Barolo, al 31 agosto 2021 mostra numeri superiori alle aspettative: un utile netto di 1,5 milioni di euro ed un fatturato che ha superato i 20 milioni di euro ed una produzione di oltre 3,5 milioni di bottiglie. “Si tratta di livelli mai raggiunti, che confermano, anche in questo anno particolare l’affetto dei consumatori di tutto il mondo per i vini di Langa”, sottolinea Paolo Boffa, presidente di Terre del Barolo. “A fronte della situazione globale, coinvolta nella pandemia, il risultato è straordinario perché i nostri vini sono cresciuti in quantità ed in valore nei maggiori mercati ed in quelli emergenti attraverso tutti i canali principali di vendita”.

Cresce di quasi il 20% il fatturato del gruppo Cantina Produttori di Valdobbiadene e della società controllata Val D’Oca, che si occupa della commercializzazione e promozione dei vini prodotti con le uve dei 1.000 ettari di vigneto dei 600 soci che fanno parte della cantina cooperativa, una delle realtà più rappresentative del Valdobbiadene Prosecco Superiore. Nell’ultimo esercizio 2020-2021 il fatturato è salito da 47 a oltre 56 milioni di euro e la produzione aumentata da 13 a 15,8 milioni di bottiglie. Cresciuto a doppia cifra nell’ultimo esercizio anche l’export, soprattutto in Russia, dove la Cantina ha una presenza importante nella grande distribuzione, e nella regione scandinava. Tra le nuove acquisizioni: la Cina. Per il futuro la cantina - che vende online dal 2010 - intende rafforzare anche il proprio e-commerce, che al momento genera poco meno del 2 % del fatturato, e che con un importante investimento punta a portarlo in 3 anni al 5%. Dal punto di vista della produzione, la volontà è di concentrarsi sempre più nei terroir di eccellenza: già oggi la cantina gestisce il 37% dei 494 ettari delle Rive del Conegliano Valdobbiadene, e oltre il 10% del Cartizze.

Non si arresta neanche la corsa di Fantini, (già Farnese Vini) che, partendo da Ortona in Abruzzo, è poco a poco diventato leader tra le aziende esportatrici del Sud Italia, con oltre 28 milioni di bottiglie, grazie a un’attenta politica votata alla ricerca qualitativa e di marketing. Il 2021 ha ribadito tutte le difficoltà del settore Horeca, che prima dello scoppio della pandemia era il core business di Fantini. Eppure, già nel 2020 il gruppo era riuscito ad aggredire con successo il canale off-trade, tanto da chiudere con un fatturato in significativa crescita. Il 2021 è andato persino meglio, l’aumento è diventato a due cifre - +11,7% - che significa un volume di affari di quasi 91 milioni di euro, dagli 80 milioni del 2019. E se qualche nube rimane all’orizzonte - la pandemia, ma ancor più i rincari generalizzati delle materie prime e dell’energia, fenomeno peraltro che sta interessando il settore in tutt’Europa - indulge comunque all’ottimismo Valentino Sciotti, fondatore e ceo di Fantini, che per il 2022 attende un ulteriore segno positivo: la previsione a bilancio è di 96,35 milioni di fatturato, con una crescita invece più sottile dell’imbottigliato a causa del calo di produzione delle uve. “Il 2021 è stato un anno difficile, ma che alla fine è per noi andato molto bene, dobbiamo essere davvero soddisfatti. Ora non nascondo una ragionevole preoccupazione per l’aumento spropositato e generalizzato dei costi dei materiali secchi e dell’energia, e per il calo produttivo che le uve hanno registrato nel 2021, con l’effetto moltiplicatore sui prezzi stessi. La pandemia poi ancora morde e genera limitazioni che non ci consentono di operare come vorremmo per la promozione sui mercati esteri. Eppure credo di poter essere ottimista: ci sono tutti i presupposti perché Fantini continui la propria crescita”, commenta Valentino Sciotti.

Bilancio positivo (al 31 agosto 2021) anche per i soci della Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano, che ha portato a risultati che hanno superato le aspettative, grazie a una crescita del 5% del fatturato, a quota 13,7 milioni di euro. “Questo risultato - commenta il presidente Benedetto Grechi - è stato possibile innanzitutto grazie all’ottimo lavoro fatto con il canale della grande distribuzione organizzata che ha segnato un +8%”. Il canale della ristorazione è stato, come ci si aspettava, più penalizzato dalla situazione pandemica, ma la diminuzione complessiva del canale Horeca è stata solo del 7%, grazie al fatto che parte delle vendite di questo canale sono state dirottate sulle enoteche, dove invece è sempre stato possibile l’asporto (+22%). Anche per l’export la diminuzione è stata contenuta grazie al fatto di aver lavorato su più mercati. È cresciuto al contrario l’e-commerce, seguendo un trend esteso a livello nazionale e non solo in questo periodo, con un incremento del fatturato del +34% dopo i risultati positivi già visti nel 2020. “È anche in quest’ottica che la Cantina ha pensato, d’accordo con le altre cantine della rete The Wine Net, di unire le forze e raggruppare la propria offerta di prodotti online in un nuovo sito, unico per tutte le cantine della rete, facendo leva anche sul fatto che la maggior parte dei consumatori si rivolge a siti specializzati anziché direttamente ai produttori, probabilmente per una più ampia scelta di vini”, aggiunge Grechi. Sono cresciute anche le vendite nel wine shop, un risultato reso possibile dalla promozione delle visite in cantina e delle degustazioni, malgrado il contesto pandemico, permettendo alla Cantina di chiudere l’esercizio con un +13,5% di fatturato, superando anche i dati di prima della pandemia. “Siamo inoltre orgogliosi - conclude Grechi - che il prezzo medio del vino imbottigliato sia aumentato del 4,4%. Questo dimostra come il lavoro fatto dalla cantina per valorizzare la qualità dei vini, e in particolare il Morellino di Scansano, stia portando i risultati che ci aspettavamo”.

L’acquisizione di Enoitalia (finalizzata a luglio 2021) porta il Gruppo Italian wine brands a chiudere il bilancio del 2021 con ricavi a 408,9 milioni di euro, sostanzialmente raddoppiati (+100,1%) rispetto al 2020. La società quotata al mercato Aim di Borsa Italiana si conferma il primo gruppo italiano del vino non cooperativo, ed oltre al contributo di Enoitalia (che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 208,4 milioni di euro), i ricavi di Italian wine brands sono cresciuti grazie all’ulteriore rafforzamento dei mercati esteri (332,3 milioni di euro e +102,55% sul 2020) e da un maggiore presidio sul mercato italiano (75,7 milioni di euro e +91,4%). Considerando i canali distributivi, si rafforzano la Gdo e i monopoli statali, mentre la vendita diretta ai privati ha tenuto grazie alla resilienza del modello di business e-commerce e tradizionale. “Nel 2021 siamo diventati il primo gruppo vinicolo privato italiano per fatturato - ricorda il presidente e amministratore delegato, Alessandro Mutinelli -, obiettivo che avevamo promesso ai nostri investitori al momento della quotazione nel 2015”. Dopo Enoitalia, la società ha acquisito la maggioranza di Enovation Brands negli Usa, rafforzando le attività del gruppo e diversificando i canali. Prosegue, intanto, l’attività di scouting in vista di nuove acquisizioni mentre, dal punto di vista finanziario, Italian wine brands potrebbe lasciare il segmento Aim per fare il grande salto sul mercato principale, come annuncia Alessandro Mutinelli: “la dimensione raggiunta è propedeutica all’avvio dei lavori per il passaggio del titolo sul mercato principale”.

Ottimo anche il 2021 di Cantina Valle Isarco, giovane cooperativa vinicola dell’Alto Adige, che ha chiuso il bilancio ad agosto 2021 con un fatturato di 6,3 milioni di euro, per 900.000 bottiglie vendute, registrando una crescita del 18% sul 2020 e un +3% sul 2019. Ancora meglio gli ultimi mesi dell’anno, con la cooperativa altoatesina che, da settembre a dicembre 2021, ha segnato un +37% rispetto allo stesso periodo del 2020. “Si tratta di un trend estremamente soddisfacente che ci lascia ben sperare per questo 2022 appena iniziato - commenta Armin Gratl, direttore generale di Cantina Valle Isarco - ma è presto per fare delle previsioni, anche se visto l’andamento degli ultimi mesi siamo molto fiduciosi, e speriamo di chiudere l’anno con un fatturato maggiore a quello dello scorso anno, con un incremento percentuale di 15 punti, che per noi significherebbe incrementare il fatturato di circa un milione di euro”.

Infine, nel cuore del Chianti Classico, nella Uga di Vagliagli, Vallepicciola chiude il 2021 con una crescita del fatturato del 58%, che permette di guardare al 2022 con una certa fiducia e con obiettivi importanti: nel 2022 si punta alle 380.000 bottiglie vendute, di cui il 60% all’estero, che diventeranno 600.000 nel 2025, quando tutti i 105 ettari vitati dell’azienda saranno in produzione. “Per il 2022 sono ottimista, perché dopo l’emergenza - dice l’amministratore delegato Alberto Colombo - la gente avrà voglia di tornare al ristorante e consumare buoni vini,  l’importante è differenziarsi, ampliare e potenziare la comunicazione, la valorizzazione e la promozione dei propri vini adattandoci ai cambiamenti nel mondo vitivinicolo, per questo stiamo preparando diverse importanti attività e manifestazioni per il 2022. Nonostante ci siano grandi aspettative sui mercati emergenti come Cina, India e Brasile, i mercati storici per il vino italiano (Nord America, Nord Europa, Germania, Svizzera e Giappone) continuano a essere quelli che danno le migliori garanzie di continuità anno dopo anno. Sono mercati molto attenti alla reale qualità del vino e si aspettano quindi un alto livello qualitativo costante, annata dopo annata. Nei mercati emergenti e nei mercati con poca ristorazione italiana, come la Cina, il consumatore ha poca conoscenza sul consumo del vino, e diventa quindi difficile fidelizzarlo perché distratto da offerte che arrivano da Paesi a prezzi molto competitivi, per esempio Australia e Sud America”.

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