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NEL “VIGNETO ITALIA”

Impressioni di vendemmia 2022, con i primi grappoli tagliati, ma il grosso ancora lontano

La siccità preoccupa, ma non getta nel panico i produttori. Quantità prevista in calo, fiducia per la qualità. Ma, come sempre, tutto può cambiare

I primi grappoli sono caduti in Sicilia, poi è partita la Franciacorta, come territorio, ma via via qualche colpo di forbice per raccogliere le varietà più precoci, in questa vendemmia complicata e anticipata dalla siccità generale, sono stati dati un po’ in tutta Italia. Il grosso, ancora, ha da venire, con una vendemmia che, nel Belpaese, tra varietà e territori diversi, come sempre si concluderà definitivamente tra settembre ed ottobre, salvo clamorose sorprese. Ma, intanto, tra aziende, Consorzi e organizzazioni di categoria, arrivano le prime stime e riflessioni su quella che, vale la pena ricordarlo, è senza dubbio la più mediatica delle operazioni agricole, grazie all’allure ed al valore del vino. A livello nazionale, le stime delle organizzazioni agricole, da Coldiretti a Confagricoltura, ad oggi concordano su un calo medio della quantità delle uve tra un -10% ed un -20%. Con la siccità che preoccupa produttori ed enologi, ma senza scatenare il panico, con la consapevolezza che, come sempre, le stime reali si potranno tirare solo una volta che le uve saranno in cantina.
In Franciacorta, dove la vendemmia è in corso da una decina di giorni, una delle cantine di riferimento come la Guido Berlucchi, dove il Franciacorta è nato dal genio di Franco Ziliani, parla di “annata unica” questa del 2022, segnata da temperature medie stagionali senza precedenti e da una siccità estrema, con le ultime piogge nel lontano febbraio. I grappoli sono cresciuti numerosi sulle viti e le condizioni sanitarie delle uve sono perfette; tuttavia, a causa dello stress idrico subito, resta incerta la resa in mosto, che verrà verificata al momento della pressatura. “Un campanello d’allarme per tutti - dice Arturo Ziliani, ad e enologo dell’azienda - senza confini geografici o settoriali. Siamo di fronte ad una problematica seria, sintomo della salute generale del nostro pianeta. Tuttavia, per questa annata rimango ottimista perché le piogge, seppur lievi, degli ultimi giorni di luglio, hanno apportato un beneficio qualitativo all’uva che andremo a raccogliere nelle prossime settimane. In linea generale, nonostante sia una vendemmia dalle quantità ridotte, ci sono le premesse per un millesimo di ottima qualità”. “Abbiamo iniziato la vendemmia con un anticipo, già previsto dalla primavera, di dieci giorni - spiega, invece, da Castello Bonomi, realtà franciacortina del gruppo Paladin, l’enologo Luigi Bersini - sulle ultime annate. Fortunatamente siamo riusciti a fare un’irrigazione di soccorso sulle vigne più giovani, che hanno maggiormente sofferto il clima siccitoso, mentre le vigne più vecchie, che danno le uve per i nostri Franciacorta più importanti, grazie ad un apparato radicale molto sviluppato, non hanno avuto problemi. Inoltre, le piogge dei giorni scorsi ci portano ad essere positivi. Nel complesso questa sembra un’annata difficile da decifrare, ma ad oggi ci sono tutte le premesse per ottenere degli ottimi Franciacorta”. A proposito di bollicine di eccellenza, a tagliare i primi grappoli, in queste ore, è anche Ferrari, cantina simbolo del Trentodoc della famiglia Lunelli: “l’estate particolarmente calda che stiamo vivendo ha determinato un forte anticipo dei tempi di raccolta delle uve, confermando la scelta di iniziare la vendemmia nei vigneti di Ferrari Trento sin dal 10 agosto, ben 16 giorni prima sul 2021”, spiega l’azienda. Partenza dai vigneti più in bassa quota, dove sarà necessaria una vendemmia non solo anticipata, ma anche molto veloce, salendo poi di quota, dove i grappoli hanno una maturazione più graduale, dettata dalle variazioni termiche più sensibili tra giorno e notte, fondamentale caratteristica dei vigneti di montagna, che assicura, anche in annate così calde, una buona acidità delle uve, elemento fondamentale per la produzione di bollicine eccellenti. “Ricordando un po’ quella del 2003, la vendemmia 2022 si profila nella norma dal punto di vista della quantità e, nonostante l’andamento stagionale, con prospettive buone dal punto di vista qualitativo, grazie alle piogge di inizio agosto, ma soprattutto ai particolari accorgimenti messi in pratica nei vigneti di Chardonnay e Pinot Nero di Ferrari Trento”, commenta Marcello Lunelli, enologo e vicepresidente di Ferrari Trento. Ovvero, selezione delle uve e vendemmia tutta manuale, gestione ottimale delle risorse idriche con il sovescio, per esempio, ma anche la scelta di fare ricerca su nuovi portainnesti, come il tipo M, cioè gli apparati radicali di ultima generazione, frutto di una intensa attività di studio, condotta dall’Università di Milano, con il supporto di Winegraft, di cui Marcello Lunelli è presidente, che garantiscono di risparmiare fino al 40% del consumo di acqua. Per un vigneto, quello di Ferrari, che, dal 2017, è tutto certificato biologico, e racconta di scelte lungimiranti, con investimenti in vigneti sempre più in alta quota, filosofia che “si è dimostrata una scelta assolutamente determinante, in questi anni di cambiamento climatico, per mantenere costante la qualità dei suoi Trentodoc, le “bollicine di montagna” per eccellenza”. Ma dal Trentino arrivano anche altre testimonianze: secondo Ezio Dallagiacoma, direttore tecnico di Cembra Cantina di Montagna, che fa parte della galassia Cantina La-Vis, ed è la più alta del territorio, con vigne che raggiugono i 900 metri di altitudine, “le temperature alte hanno contribuito ad un anticipo della maturazione delle uve che oggi prevediamo per la seconda metà di agosto. Si prospettano vini ricchi e strutturati nei quali la montagna e la sua freschezza troverà sempre il miglior modo di esprimersi”.
Per i grandi rossi del Trentino e per una delle sue realtà più importanti la Tenuta San Leonardo della famiglia Guerrieri Gonzaga, ancora, invece, ci sarà da aspettare. “San Leonardo è incastonata tra il Monte Baldo e i Lessini ed è protetta per quasi quattro ore al giorno dal sole diretto. Questo è un fattore determinante per mantenere l’eleganza e la freschezza nei nostri vini. Non ci sono segni di stress idrico sulle viti, e le quantità sembrano nettamente superiori alla media e per la vendemmia, prevista verso il 10 settembre, ci aspettiamo un’annata abbondante”, spiega Anselmo Guerrieri Gonzaga. Nel vicino Alto Adige, anch’esso colpito da temperature altissime e mancanza di pioggia, invece, si aspetta ancora, come spiega Rudi Kofler, enologo di due realtà ti primissimo piano come Cantina Terlano e Cantina di Andriano, secondo cui ad oggi la vite ha risposto bene alla siccità, ma le vendemmie saranno anticipate di 10 giorni. “Nel vigneto abbiamo defogliato meno del solito per offrire alle uve una maggiore protezione dal sole. Inoltre, in molte zone del territorio viene utilizzata l’irrigazione a goccia, nella quale i viticoltori altoatesini hanno investito negli ultimi anni. Nel complesso, le uve sono in condizioni da buone a molto buone, con uve tendenzialmente più spargole. Ci aspettiamo rese leggermente più basse. Grazie ad alcuni temporali, precipitazioni sufficienti e di conseguenza un calo di temperature a fine luglio, la situazione in Alto Adige si è mitigata. Al momento siamo positivi, ma tutto dipende dall’andamento dell’ultima fase di maturazione”.
Ancora, sul Lago di Caldaro a Cantina Kaltern, la siccità non ha creato grandi danni grazie anche ad un’analisi mirata dello stato del suolo e delle viti con l’apporto della irrigazione di soccorso. Il kellermeister Andrea Moser, infatti, prevedendo un decorso estivo arido e caldo, ha posto particolare attenzione alle pratiche di gestione della chioma mediante sfogliature mirate. “Per raggiungere la maturazione ottimale dei grappoli, sia fisiologica sia tecnologica, la copertura dei grappoli gioca un ruolo fondamentale soprattutto in fase di invaiatura evitando così scottature e perdite di antociani, tannini e acidità. Per i nostri vini bianchi ma anche per i rossi è fondamentale arrivare alla vendemmia con maturazioni omogenee e preservando tutti gli elementi di aromaticità, freschezza e corpo. In questo le piogge dell’ultima settimana di luglio hanno aiutato per una invaiatura omogenea. Incrociando le dita e se la natura sarà clemente, la previsione di inizio raccolta è per inizio settembre, circa una settimana in anticipo sul 2021”.
In Piemonte, invece, ad oggi si dà conto di un’annata particolare e di non facile gestione. L’inverno è stato più freddo di quello 2020/2021, ma avaro di precipitazioni nevose. Primavera regolare e piogge arrivate copiose alla fine di maggio. “In attesa di queste precipitazioni”, racconta Federica Boffa dell’azienda Pio Cesare, uno dei riferimenti qualitativi delle Langhe e non solo “il terreno era stato adeguatamente lavorato proprio per cercare di raccogliere nel suolo la maggiore quantità di acqua possibile e trattato, nei mesi invernali, con il giusto apporto di sostanza organica.” Le scelte agronomiche, tra le quali un’attenta gestione del verde nei vigneti, per mantenere i grappoli ben coperti e protetti dalle foglie e severi diradamenti per alleggerire il carico per pianta, si sono dimostrate la giusta chiave interpretativa dei cambiamenti climatici. “Nonostante il 2022 non sia un’annata facile stiamo accompagnando le nostre viti verso una vendemmia non abbondante, ma sicuramente di qualità, iniziando la raccolta presumibilmente verso la seconda metà di agosto per le uve bianche e fine settembre per il Nebbiolo”.
In Veneto, invece, spiegano alla Sartori di Verona, osservando un parco vitato che ruota tutto intorno alla città, dalla Valpolicella al Soave, “l’assenza quasi totale di precipitazioni che ha caratterizzato il periodo invernale e primaverile e l’andamento termometrico anomalo, che ha visto un germogliamento ritardato evolversi in una fioritura con 10 giorni di anticipo, rappresentano solo alcune delle anomalie di questa annata”. La criticità è rappresentata oggi dalla necessità di supportare le viti con apporti idrici tali da compensare la forte evapotraspirazione causata dalle temperature superiori alla media. “I grappoli” continua il team tecnico “si presentano molto spargoli ed uniformi, caratteristica che permetterà di facilitare la cernita delle uve destinate alla messa a riposo. Se l’andamento meteorologico muterà nel breve periodo con le necessarie precipitazioni e un andamento climatico più temperato, il 2022 potrebbe evolversi in una annata di soddisfazione”. Nell’Oltrepò Pavese, dove ha colpito duro anche la grandine nelle scorse settimane, secondo Ottavia Giorgi Vistarino, proprietaria della storica azienda Conte Vistarino, “nonostante la scarsità di precipitazioni non sono stati registrati eccessivi problemi di stress idrico tranne nelle zone con terreni più sciolti. Già dalle prime fasi della ripresa vegetativa ci siamo adoperati con interventi di tipo agronomico per contrastare la carenza idrica come ad esempio la lavorazione del sottofila scacchiature e lavorazioni a file alterne dell’interfila per evitare un’eccessiva evaporazione dell’acqua dal terreno e riduzione al minimo delle cimature”.
A fotografare la situazione in Toscana e nei suoi grandi territori, messi come tanti altri in difficoltà dal caldo e dalla mancanza di pioggia, sono le voci di tanti produttori. A Montalcino, in terra di Brunello, racconta Emilia Nardi, alla guida delle Tenute Silvio Nardi, “si sono adottate alcune misure per ridurre lo stress delle viti: ad esempio spargendo sul fogliame del caolino bio in grado di ridurre la traspirazione e riflettere la luce, così le piante perdono meno acqua dalle foglie. I grappoli sono più piccoli e la produzione sarà minore, ma l’acino di dimensioni ridotte potrebbe essere la base per un’ottima qualità, tutto sta a vedere come sarà il finale di stagione”. “Al momento si registra, anche a seguito a rilievi effettuati in collaborazione con l’istituto di ricerca Crea, una situazione di stress idrico nei vigneti, soprattutto nelle aree dove i suoli più sassosi non consentono alle radici di spingersi troppo in profondità”, spiega Francesco Ricasoli, alla guida della storica azienda a Brolio, a Gaiole in Chianti, nel cuore del Chianti Classico, che aggiunge come anche qui, per superare la fase critica, sono state utilizzate misure speciali, prima di tutto irrigazioni di soccorso, per aiutare, soprattutto, i vigneti giovani. Nella zona di alta collina di Greve, la famiglia François, proprietaria di Castello di Querceto, è soddisfatta dalla risposta del territorio. Fondamentale il lavoro di protezione naturale svolto dalla zona boschiva che circonda i vigneti e la presenza di riserve idriche dei suoli: “nella nostra azienda, considerando che siamo in una zona di alta collina, le viti stanno ancora reggendo bene allo stress idrico, ma per completare una corretta maturazione sarà necessaria un po’ di pioggia e una riduzione delle temperature massime” dice Simone François. A Castellina in Chianti prende la parola Léon Femfert, seconda generazione di Nittardi. “Per la conservazione delle risorse idriche, le lavorazioni del suolo e gli interventi di supporto per le piante sono la chiave per assicurare una produzione di qualità. Abbiamo effettuato lavorazioni superficiali in estate per evitare spaccature del suolo e diminuire le temperature per irraggiamento, abbiamo applicato concimazioni fogliari e caolino per nutrire le piante e diminuire la traspirazione, abbiamo sfruttato le malerbe spontanee per la pacciamatura. Questa gestione agronomica ha permesso alle piante di superare positivamente i forti stress, così da prevedere un’annata produttiva con uve ricche di polifenoli e grande struttura”. Dalla Tenuta di Trinoro della famiglia Franchetti a Sarteano, nella Val d’Orcia patrimonio Unesco, il direttore Calogero Portannese evidenzia: “la nostra fortuna è di essere in una posizione strategica tra il monte Amiata e il Cetona che fanno da barriera naturale e riescono in un modo unico a mitigare il clima, offrendo alle viti una situazione del tutto peculiare. Riusciamo quindi ad avere un’escursione termica superiore di 20 gradi tra il giorno e la notte e la pioggia provvidenziale di fine luglio si è rivelata un aiuto fondamentale per le nostre piante”. Ancora, nel centro della Toscana, a Terricciola (Pisa), a Badia di Morrona, il clima estivo è stato proibitivo, ma cura e dedizione daranno un risultato finale che sarà soddisfacente. “Grazie ad un sistema di irrigazione a goccia le piante hanno sofferto meno, mentre nei vigneti senza la pratica irrigua sono state limitate al minimo le operazioni intrafilari per evitare di compattare ulteriormente dei terreni resi già molto duri dal caldo e dalla quasi completa assenza di piogge estive” spiega Filippo Gaslini Alberti proprietario dell’azienda. A parlare dalla Maremma, invece, è Castello di Vicarello, dove i vigneti “si presentano in grande equilibrio grazie al lavoro fatto negli anni sui terreni che in seguito alle lavorazioni come sovesci, sfasci, iniezione di micro-organismi e lavorazioni rispettose oggi sono ricchi in sostanza organica e trattengono l’acqua riuscendo a riestituirla alle piante” dichiara Brando Braccheschi Berti. Mentre ettore Rizzi, responsabile della gestione agronomica e della cantina a Fattoria Le Pupille, definisce l’annata “stravagante” con una situazione però meno drammatica di altre zone, complice probabilmente l’influenza del mare e le caratteristiche specifiche della Maremma. Anche qui la gestione delle criticità è passata attraverso l’opera dell’uomo, grazie a irrigazione e pratiche agronomiche. “Le fasi vegetative così ravvicinate hanno causato un ingrossamento dei tessuti vegetali non proporzionato inizialmente, le cere più sottili sulla foglia e sugli acini hanno aumentato l’esposizione agli attacchi crittogamici. Questa situazione è stata contrastata elevando di molto il livello di attenzione e assecondando le piante con trattamenti fitosanitari tempestivi, affiancati ad una gestione consapevole della chioma”. Sulla costa toscana, invece, da Riparbella, Julian Renaud, alla guida di Colline Albelle, racconta una situazione climatica in salita, ma senza particolari allarmi. “Con la siccità degli ultimi anni eravamo già preparati con strategie di gestione delle risorse idriche. Quest’anno più che mai il cover crop ha permesso una volta tagliato di mantenere l’umidità del terreno. Abbiamo ridotto l’altezza dei tralci permettendo una crescita più laterale della canopea per limitare l’evapotraspirazione della vigna”. Rimanendo nel Centro Italia, a raccontare una situazione tutto sommato positiva, in Umbria, è la cantina Arnaldo Caprai, faro del Sagrantino di Montefalco, dove la vendemmia inizierà il 14 o il 16 agosto, come nelle le annate precedenti, come spiega Marco Caprai: “sembra che in questo grande caos della natura, l’andamento costantemente siccitoso fin dalla partenza abbia fatto si che le piante si adattassero a una quantità minima di acqua, per cui siamo di fronte a una vendemmia sicuramente non facile ma dove le condizioni dei vigneti, resilienti e capaci di assecondare la natura, daranno buoni frutti. Sicuramente, stiamo assistendo a qualcosa di straordinario: è un po’ come se il cervello ipogeo della vite, rappresentato dal suo apparato radicale, abbia fin dall’inizio ragionato in termini di razionamento della risorsa idrica. La vigna non irrigata ci sta dimostrando una capacità di adattamento straordinaria e, del resto, dobbiamo sempre ricordarci che la vite è una pianta di origine desertica. La domanda, sicuramente provocatoria, è quindi se sia davvero corretto irrigare i vigneti oppure se la sua resilienza non sia piuttosto la risposta che tutti aspettavamo. Se, come sembra, ci sarà un’interruzione di queste alte temperature, si potrebbe pensare che la 2022 a Montefalco sarà una vendemmia molto qualitativa per le uve rosse. Considerando l’annata 2021, funestata da gelate e grande siccità, la 2022 sarà probabilmente una bella annata”.
Dalla Sicilia, invece, ed in particolare dall’Etna, la situazione è fotografata da Vincenzo Lo Mauro, direttore tecnico dell’azienda Passopisciaro, ancora della famiglia Franchetti. Che evidenza la buona risposta delle viti, soprattutto quelle secolari, a condizioni climatiche che qui sono quasi sempre estreme. “L’annata in corso è stata caratterizzata da un fine autunno con piogge importanti che hanno creato una buona riserva di umidità al terreno e una primavera molto fresca, protrattasi fino alla metà di maggio. Da giugno, del tutto all’improvviso, le piante sono state inondate da un caldo che persiste ormai da circa due mesi e mezzo. Notiamo che le viti di Nerello Mascalese da cui produciamo il nostro Etna Doc e tutti i vini di Contrada, ormai quasi tutte secolari, stanno resistendo egregiamente. Le prospettive sono quelle di un’ottima annata, leggermente anticipata”. Ma la Sicilia è un continente enoico, e tanti e diversi sono i suoi territori ed i suoi vitigni. “Nonostante il caldo, possiamo dire che sia quantitativamente che qualitativamente le uve sono eccellenti”, commenta Filippo Buttafuoco, agronomo di Cantine Settesoli, che ha inaugurato il taglio della vendemmia 2022, con la raccolta delle uve di Pinot Grigio. “Le piante hanno utilizzato molte delle riserve accumulate durante il periodo invernale. In questo momento non notiamo stress idrici”, aggiunge Francesco Spadafora, titolare dell’azienda Dei Principi di Spadafora, nella zona di Monreale. Per Alessandro di Camporeale, ancora nel palermitano, “nel complesso le quantità si attestano nella media e la qualità è molto elevata, data l’assenza di malattie”. Ottima la qualità anche per l’azienda Duca di Salaparuta, che aggiunge: “non registriamo diminuzione di quantità e qualità per le uve autoctone”. La vendemmia è iniziata da giorni anche nella Tenuta di Contessa Entellina di Donnafugata, con le prime uve raccolte per la produzione della base spumante metodo classico. “Le premesse della vendemmia 2022 a Donnafugata - spiegano dalla cantina guidata da Antonio e Josè Rallo - sono buone grazie alle condizioni climatiche regolari che si sono registrate finora e alle pratiche agricole sostenibili orientate alla qualità messe in atto”. “I dati delle ultime due vendemmie, con una qualità sempre più alta, e le previsioni della vendemmia 2022, confermano che la Sicilia mostra una buona resistenza rispetto ai sempre più evidenti cambiamenti climatici, grazie alla sua posizione nel cuore del Mediterraneo, ai suoi microclimi, ai suoi terroir e alle sue varietà indigene” - commenta il presidente Assovini Sicilia, Laurent de la Gatinais, che è anche al vertice della cantina Rapitalà (del Giv - Gruppo Italiano Vini).
Dalla Puglia, invece, arriva la testimonianza di Leone De Castris, cantina tra le più celebri e storiche della Regione.“Anche quest’anno è arrivato il periodo tanto atteso per un’azienda vitivinicola, quello di raccogliere i frutti di un anno di duro lavoro e dare il via alla nuova annata. Come da consuetudine, si inizia con lo Chardonnay che si mostra già perfettamente maturo, con un ricco patrimonio aromatico e in ottime condizioni fitosanitarie. È ancora presto per fare delle previsioni sugli altri vitigni, ma ci sono i presupposti per avere delle uve con un livello qualitativo alto. Tuttavia, si prospetta una vendemmia lunga e impegnativa: la stagione siccitosa e le alte temperature mettono a dura prova le viti che, oltre ad aver anticipato i tempi, richiedono una più che mai scrupolosa e costante supervisione, mentre le rese per ettaro si preannunciano essere basse. Parole di Piernicola Leone de Castris, che sottolinea come “negli anni scorsi sono stati fatti importanti investimenti nell’area di conferimento delle uve, che hanno dimostrato di agevolare non di poco le prime fasi di lavorazione, cruciali per l’ottenimento di mosti particolarmente ricchi di aromi. Prosegue, con la stessa forza e la determinazione di sempre l’impegno e la dedizione che mettiamo nella cura dei vigneti, per ottenere uve sane, valorizzare i vitigni autoctoni e produrre vini di alta qualità”.
Se queste sono le testimonianze, i pensieri, le attese e le stime di tante cantine, a pronunciarsi sono anche tante associazioni di categoria e Consorzi e osservatori istituzionali. A tracciare un quadro di massima del Veneto, per esempio, è lo stesso Assessorato all’Agricoltura della Regione Veneto, guidato da Federico Caner, che rilascerà previsioni più approfondite il 24 agosto, ma che ad oggi, nonostante costanti come siccità, alte temperature e flavescenza dorata, non segnala particolari criticità, se non una raccolta inferiore, in quantità, sul 2021, ed una vendemmia, in qualche territorio, al via a cavallo di Ferragosto.
Nella zona delle denominazioni di Venezia Doc, Piave e Lison Pramaggiore, per esempio, la situazione fenologica e fitosanitaria delle uve è sotto controllo, con qualche sofferenza in più nei vigneti non serviti da irrigazione, con la vendemmia delle varietà precoci, in particolare del Pinot Grigio, che sarà anticipata sulle ultime annate, nella settimana di Ferragosto. Nel vasto areale del Prosecco Doc (tutto il Veneto - con esclusione delle province di Verona e Rovigo - e il Friuli Venezia Giulia), le uve delle varietà precoci (Chardonnay e Pinot) hanno concluso la fase dell’invaiatura, mentre la Glera, a seconda delle diverse zone della denominazione, si presenta o nelle prime fasi o in fase avanzata fino all’80%. Due le criticità segnalate dal Consorzio di Tutela: la siccità con un conseguente forte stress idrico delle piante, anche se ben gestita grazie all’irrigazione di soccorso, e la flavescenza dorata. Per quanto riguarda quest’ultimo “flagello”, i viticoltori hanno provveduto - come previsto dalle normative regionali - ad estirpare le piante sintomatiche, intervenendo con azioni di lotta obbligatoria. L’uva fortunatamente si presenta sana: rare le infezioni da peronospora proprio per le scarse precipitazioni; qualche caso di oidio. La produzione si annuncia buona.
In Valpolicella, invece, ai primi di agosto, il deficit pluviometrico risultava al 60%: da aprile a luglio sono stati registrati solo 120/130 mm di pioggia. I vigneti serviti da irrigazione sono, comunque, in piena invaiatura evidenziando un perfetto equilibrio produttivo. Per i vigneti non serviti da irrigazione artificiale lo stress idrico è molto elevato, in particolare per gli impianti più giovani. L’oidio ha dato del filo da torcere ai viticoltori, in particolare in collina, come pure la flavescenza dorata, per combattere la quale il Consorzio di tutela ha avviato, con l’Università di Verona, un progetto di ricerca incentrato sia sulla suscettibilità varietale che sui sintomi che interessano le tre principali varietà dell’area: Corvina, Corvinone Rondinella. Per le rese, le stime produttive non dovrebbero discostarsi da quelle del 2021.
Nei Colli Euganei, invece, la pioggia che i viticoltori tanto aspettavano è giunta il 26 luglio, con un’intensità variabile tra i 20 e i 60 millimetri di pioggia, e non solo, fornendo una vitale boccata di ossigeno alle viti in sofferenza anche per le alte temperature che, unitamente proprio alla carenza idrica, avevano rallentato la normale fenologia. Le varietà precoci sono in piena invaiatura. Nessun problema legato alla peronospora e all’oidio; qualche presenza di mal dell’esca, flavescenza dorata e legno nero. Il carico di uva si presenta buono ma servirebbero assolutamente nuove precipitazioni anche nei prossimi giorni.
Annata è caratterizzata dalla siccità e dalle alte temperature, binomio che ha annullato l’anticipo vegetativo segnalato ad inizio stagione, anche nella zona di Bardolino e Custoza. La quantità di uva presente nei vigneti forniti da irrigazione è regolare; la qualità delle uve è molto buona. Non si registrano particolari patologie, anche se negli ultimi giorni si segnalano macchie di oidio nelle varietà più sensibili. In Friuli-Venezia Giulia, invece, vede una vendemmia 2022 positiva il Consorzio del Collio, che governa uno dei territori d’elezione della produzione bianchista tricolore. Le condizioni climatiche porteranno ad una raccolta anticipata di circa 10 giorni rispetto agli ultimi anni. “Il deficit idrico complessivo e le temperature sopra alla media riscontrate nella stagione 2022 hanno interessato anche la nostra zona” - racconta il presidente del Consorzio, David Buzzinelli - “ciò nonostante le piogge di giugno e luglio, seppur isolate, sono state sufficienti ad evitare situazioni di stress eccessivo e a garantire il mantenimento di uno standard di eccellenza. Le viti ad oggi sono in salute e siamo pertanto ottimisti per la raccolta che dovrebbe iniziare, dato l’andamento climatico, verso la fine di agosto, con il Pinot Grigio. A livello di quantitativi ci aspettiamo un’annata nella media, con un possibile ribasso se dovesse persistere questa situazione meteorologica”. A tratteggiare un quadro di sintesi della Sicilia, invece, è il Consorzio Doc Sicilia, guidato da Antonio Rallo: “vivremo una vendemmia che come sempre sarà la più lunga d’Italia, mediamente oltre cento giorni, sebbene l’inizio sia stato qualche giorno più avanti sul 2021: procederemo dagli ultimi giorni di luglio con le varietà precoci, fino ad arrivare all’autunno. La vendemmia 2022 si preannuncia con un 10/15% di produzione in meno rispetto al 2021, ma senz’altro molto soddisfacente per l’ottima qualità delle uve”. La fotografia complessiva della Toscana, nei giorni scorsi, con i primi grappoli di Pinot Nero raccolti sull’Isola d’Elba, l’ha scattata la Coldiretti, che parla di una vendemmia al via con almeno una settimana di anticipo sulla media, e stime di produzion in ribasso, in generale del -10%. Ed a Montalcino, in particolare, fa ben sperare la pioggia “toccasana” dei giorni scorsi che, secondo il Consorzio del Brunello di Montalcino, “ha contribuito a migliorare sensibilmente le condizioni delle piante, al pari dell’aumento dell’escursione termica tra il giorno e la notte, con la media delle massime a 33 gradi e le minime a 18. Le centraline meteo - rilevano i tecnici - segnalano un cumulato uniforme di precipitazioni nelle campagne di Montalcino con 75-80 millimetri di pioggia. Il risultato è stato immediato, con il miglioramento delle condizioni delle piante, che iniziavano ad andare in stress mentre ora hanno ripreso vigore, e con il verde delle foglie che è subito tornato ad essere più vivace. Buone notizie anche sul fronte fitosanitario, con assenza di malattie fungine e con i vigneti in ottima salute, mentre l’incremento dell’escursione termica contribuirà all’evoluzione dei profumi del Brunello, del Rosso di Montalcino e degli altri vini dell’annata 2022. Infine, non essendo terminata l’invaiatura i grappoli potranno ancora aumentare in volume”. Ancora presto, per il Consorzio, stimare i tempi di inizio vendemmia, specie alla luce di condizioni atmosferiche che si preannunciano mutevoli e con un agosto che si rivelerà decisivo per la quantità e la qualità della denominazione toscana. Ma è ancora la Coldiretti a dare uno sguardo alla vendemmia del Piemonte, in particolare in Bassa Langa, dove si parla della raccolta più precoce di sempre, un calo di produzione fino al -20% sul 2021, ma con un raccolto di “buona qualità”. La varietà per cui è iniziata la raccolta sono Pinot e Chardonnay da spumante in Bassa Langa, mentre in Alta Langa, per lo spumante Docg, complici le temperature più fresche, si attende qualche giorno in più. Subito dopo Ferragosto, sarà la volta delle uve Moscato, poi, a fine agosto Chardonnay e Arneis. Mentre “per le tipologie a bacca rossa le previsioni sono difficili, e molto dipenderà da temperature e possibili ulteriori e attese piogge: ci si potrebbe aspettare il Dolcetto ancor prima della metà di settembre, poi la Barbera e, tra settembre e ottobre, i Nebbioli”.
La vendemmia intanto è partita in anticipo anche Sardegna dove, spiega ancora la Coldiretti, in controtendenza ad altre Regioni, la produzione è prevista in crescita del +15/20% sul 2021. Ad essere raccolte sono le uve che faranno da base ai vini frizzanti e spumanti, nella zona del Campidano di Cagliari ed in Gallura, e poi toccherà al moscato. “Dalle prime stime ci attendiamo una annata di buona/ottima qualità - afferma il referente vitivinicolo di Coldiretti Sardegna Aldo Buiani - anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. Si annuncia in linea, se non in crescita sul 2021, anche la vendemmia in Val d’Aosta, con una qualità delle uve che si annuncia molto interessante, secondo Giulio Corti del neonato Consorzio Vini Valle d’Aosta, che prevede il via per le basi spumante a fine agosto, per poi continuare con una vendemmia lunghissima, fino a novembre. Sono di fine luglio, invece, le stime per la vendemmia in Emilia Romagna, firmate da Confagricoltura, con il via alla raccolta per le basi spumante attesa in questi giorni, ma con stime quantitative critiche, soprattutto nelle aree collinari, dove è più difficile irrigare. “Una situazione esplosiva, che mette in allarme l’intero comparto e porterà a una netta flessione produttiva, se confrontata con la media degli ultimi 10 anni, complessivamente nell’ordine del 25-30% (con picchi fino al 50%) in collina e almeno del 10% in pianura, salvo eventuali stop alle irrigazioni”, dice il presidente dei viticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Mirco Gianaroli, che parla della “necessità di salvaguardare prima di tutto la vita della pianta e di cercare soluzioni alternative, portinnesti resistenti e tecniche agronomiche di precisione in grado di garantire un maggiore risparmio idrico; bisogna costruire bacini irrigui e investire in ricerca per arrivare a soluzioni alternative che possano offrire un sistema efficace di difesa delle produzioni vitivinicole da parassiti e malattie”. Ancora, al sud, in Calabria, arrivano le stime del Consorzio di tutela dei vini Doc Cirò e Melissa, guidato da Raffaele Librandi, che stima la produzione 2022 in rialzo del +10% sulla scasa raccolta 2021. “Questo inverno non abbiamo avuto fenomeni meteo estremi né grandinate, ma registriamo una mancanza di pioggia. A giugno le temperature sono state di gran lunga superiori alla media. Al momento, non sembrano esserci problemi sulla salute delle piante e lo stato fitosanitario è molto buono. Il raccolto, per i 300 viticoltori (molti in regime biologico), dovrebbe partire in anticipo a metà settembre”.
Questo, dunque, ad oggi, un primo quadro a macchia di leopardo di quanto sta avvenendo, o di quanto si attende, nel vigneto italiano. Un quadro che, come sempre vale la pena ricordare, può essere stravolto in pochi giorni, se non in poche ore, da un andamento climatico sempre meno regolare, e sempre più foriero di eventi estremi, con cui la viticoltura italiana e non solo, ben oltre la contingente vendemmia 2022, dovrà fare i conti in futuro.

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