02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024
GIORNI CALDI PER IL VINO

Siccità, costi, manodopera: tante incognite sulla vendemmia 2022, al via tra Sicilia e Franciacorta

Riccardo Cotarella (Assoenologi): “servono piogge in pochi giorni per recuperare la stagione”. Coldiretti: “produzione a -10% sul 2021” …
ASSOENOLOGI, Coldiretti, ITALIA, SICCITA', VENDEMMIA, vino, Italia
La vendemmia in Franciacorta (ph Fabio Cattabiani)

I primissimi grappoli della vendemmia 2022 sono già stati raccolti in Sicilia (le prime a muoversi sono state le cooperative Settesoli ed Ermes), in questa torrida estate, nei giorni scorsi, mentre in queste ore è partita la raccolta anche in Franciacorta, nella cantina Faccoli. A dirlo la Coldiretti, che racconta di una vendemmia partita “con almeno sette giorni di anticipo rispetto allo scorso anno” e con la siccità e il caldo oltre i 40 gradi che hanno tagliato la produzione del 10% a livello nazionale con i vigneti messi a dura prova anche da nottate con afa e temperature minime sempre molto alte che non hanno permesso ai grappoli di prendere un po’ di “respiro” climatico con il tradizionale sbalzo termico”. Una prima stima quantitativa, dunque, da prendere per quello che è ma che sembra decisamente ottimistcia, per un andamento climatico che inizia davvero a preoccupare la filiera, e a dare corpo alle preoccupazioni dei produttori già raccolte nei giorni scorsi da WineNews. Come testimoniano le parole del presidente di Assoenologi e co-presidente dell’Union Internationale des Oenologue, Riccardo Cotarella. “Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova tutto il settore dell’agricoltura, e parlando della viticoltura assistiamo a una stagione veramente anomala e straordinaria. Somiglia a quella del 2003, ma questa è una siccità molto più dura e profonda, alla quale si unisce un altro elemento pericoloso, che sono le alte temperature che, assieme alla siccità, costituiscono un ambiente sicuramente non adatto affinché la vite possa fruttificare nel migliore dei modi”. “Assistiamo ormai da mesi all’assenza di pioggia, praticamente dall’inverno scorso. In primavera - ricorda Cotarella - abbiamo registrato solo delle locali piogge senza grande significato, tanto che hanno la caratteristica di evaporare appena toccano terra. Ma dobbiamo constatare che la vite è una pianta molto resistente, dimostra di sapersi adattare a climi anche un po’ avversi come quello di quest’anno”, sottolinea Cotarella, che ricorda come ci siano “territori che soffrono molto di più e altri meno e questo dipende dalla tipologia del terreno e dall’esposizione geografica dei vigneti e questo fa sì che la disamina non può essere generalizzata a tutto il Paese senza alcun distinguo. Nel complesso fino a oggi la vite ha resistito abbastanza bene”. Ma il difficile inizia adesso: “tutto dipenderà da cosa ci attende nei prossimi giorni, quando la pianta richiederà al terreno una quantità di acqua importante, non soltanto per tenere in vita la sua vegetazione, ma anche per alimentare i tanti acini dei grappoli che la vite ha prodotto. Se nell’arco di pochi giorni avremo delle piogge facciamo ancora in tempo a recuperare la stagione, se non dovesse avvenire allora avremo dei problemi. Se non dovesse piovere assisteremo al fenomeno in cui la pianta richiederà, addirittura ai suoi acini, la poca acqua che era riuscita a dargli. Questa è la peggiore di tutte le previsioni, speriamo che non si verifichi”, spiega Cotarella. Che aggiunge: “cosa serve adesso? Certamente la professionalità di noi enologi, la nostra sapienza, la nostra esperienza. Non è stato mai il tempo della viticoltura fai da te, meno che mai in questo momento. Il nostro sapere, i nostri percorsi di studio sono fondamentali quantomeno per alleviare questi effetti nefasti del cambiamento climatico. Quindi adoperiamoci e diamo ai produttori tutta la nostra assistenza, perché soltanto noi potremmo in qualche maniera gestire il vigneto in modo tale che non soffra più di tanto per questo cambiamento climatico così straordinariamente negativo e speriamo irripetibile”.
Ad oggi, comunque, secondo la Coldiretti, “la produzione italiana 2022 si stima in calo del 10% a livello nazionale per un quantitativo intorno ai 45,5 milioni di ettolitri ma molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature che influiscono sulla maturazione sia dall’assenza di nubifragi e grandinate che hanno un impatto devastante sui vigneti e sulle quantità prodotte. In Italia - aggiunge l’organizzazione, ripendento un ritornello ormai annuale - si attende comunque una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo”.
Ancora, aggiunte la Coldiretti, nononostante il calo a livello nazionale, l’Italia “è il primo produttore mondiale di vino mentre per il secondo posto si prospetta una sfida tra Francia e Spagna paesi che hanno subito entrambi i danni causati dalla siccità e dagli incendi. Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay in un percorso che - precisa la Coldiretti - prosegue a settembre ed ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658.000 ettari coltivati a livello nazionale.
“Con la vendemmia in Italia si attiva un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio - spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - ma per tutelare l’enorme patrimonio enogastronomico italiano occorre però superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali”.
Ad oggi in agricoltura secondo Coldiretti appena 10.000 stagionali sui 42.000 previsti dal decreto flussi 2021 hanno iniziato a lavorare nelle campagne. “Dal Trentino al Veneto passando per l’Emilia fino ad arrivare in Basilicata la situazione è divenuta drammatica. Non è possibile che per colpa della burocrazia - sottolinea Prandini - le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria dopo aver affrontato peraltro i danni della siccità e un pesante aumento dei costi di produzione determinato dalla guerra in Ucraina”.
Si tratta di assicurare i nulla osta soprattutto ai lavoratori dipendenti a tempo determinato che - spiega Coldiretti - arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. “Occorre introdurre un contratto di lavoro occasionale per consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi”.

Ma come sempre, nei pensieri dei produttori di vino e della filiera, oltre alla vigna c’è il mercato, che continua a vivere un momento peculiare, tra un aumento delle vendite (+12% l’export nei primi 4 mesi del 2022) che si scontra con “il rincaro traumatico dei costi, dalle bottiglie ai tappi, dalle etichette agli imballaggi. Per la prima volta il valore delle esportazioni di bottiglie italiane potrebbe sfiorare gli 8 miliardi di euro nel 2022 – spiega la Coldiretti - secondo le proiezioni trainate anche alla crescita negli Stati Uniti che sono il principale mercato al di fuori della Ue. Sul continente europeo, invece, il vino made in Italy trova nella Germania il suo maggior consumatore, ma cresce anche in casa dei nostri primi concorrenti visto che la Francia registra un forte incremento degli acquisti di bottiglie italiane (+37%) e nel Regno Unito, nonostante la Brexit, i consumi sono balzati del +31% nel primo quadrimestre trainati dal grande successo delle bollicine, ma non solo”.
Ma frenare la corsa del vino italiano è soprattutto la crescita esponenziale dei costi con un +35% in media a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che - spiega la Coldiretti - arrivano a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro con anche difficoltà a reperire materiali per l’imbottigliamento. Una bottiglia di vetro costa oltre del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge - continua la Coldiretti - la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1.000%. “Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli