La qualità di un territorio, e quindi anche della produzione di un vino eccellente, non può non passare dalle buone pratiche da attuare nelle varie fasi del ciclo lavorativo, e quindi dai vigneti alla cantina e non solo. Giuste condizioni di lavoro e l’aspetto legato alla sicurezza sono imprescindibili per la manodopera, numerosa, che ogni anno stagionalmente trova nelle aziende agricole un approdo vitale per il proprio sostentamento. E anche il mondo produttivo ha dimostrato di avere sempre più a cuore una situazione dove, riportano le cronache, purtroppo non sono mancate criticità ed irregolarità, che si traducono anche in un danno di immagine per coloro, la quasi totalità, che si impegnano per fare della propria azienda non solo un luogo di lavoro, ma anche di benessere. Così è anche nel terroir delle Langhe, che, dal Barolo al Barbaresco, è uno dei distretti del vino più rinomati in Italia e nel mondo e che ha gettato le basi per una nuova prospettiva. Tutto questo grazie alla sottoscrizione, nella Prefettura di Cuneo, del Protocollo d’intesa tra Prefettura, Comuni, Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Associazioni datoriali di categoria lavoro agricolo, organizzazioni sindacali e Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani per “La prevenzione di situazioni di sfruttamento lavorativo nel territorio di Alba, Langhe e Roero e per la promozione di lavoro regolare, abitare dignitoso e trasporti per i lavoratori agricoli stagionali”. Il Protocollo è la risposta ad una istanza forte del territorio, caratterizzato da una presenza significativa di attività agricole con una specifica vocazione nella produzione di vini di elevata qualità. Negli ultimi anni, infatti, sottolinea una nota del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Dogliani, la difficoltà da parte delle imprese vitivinicole di reperire lavoratori sul territorio ha, progressivamente, messo in rilievo la diffusione di pratiche irregolari nella gestione della manodopera nelle vigne sul piano della legalità oltre che poco sostenibili sul piano sociale. Parallelamente, si sono evidenziate situazioni di criticità, segnalate anche da diversi Sindaci, di ordine e sicurezza pubblica e igienico/sanitarie legate, perlopiù, alla presenza di abitazioni sovraffollate nei periodi della vendemmia e ad irregolarità contrattuali. Elementi, questi, indicatori anche di possibili fenomeni di sfruttamento del lavoro. L’esame di tale situazione ha portato ad una riflessione sul fenomeno con gli Enti e le Associazioni del territorio, unitamente alla Regione Piemonte, capofila di un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’ambito dei fondi Pn Inclusione 2021-2027 denominato “Common Ground - Azioni interegionali di contrasto allo sfruttamento lavorativo e di sostegno alle vittime”, attivo su tutto il territorio regionale, che prevede azioni di emersione di forme di sfruttamento lavorativo, protezione e assistenza delle vittime, accompagnamento verso un lavoro regolare e attivazione di soluzioni abitative e di trasporto per i lavoratori. Il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che opera con aziende del territorio di 96 Comuni dell’area interessata, ha manifestato l’esigenza di affrontare la questione a livello territorialeaffinché si possa arrivare ad una soluzione che coinvolga tutte le risorse economiche e di sistema disponibili sul territorio, con lo scopo di valorizzare una delle più rilevanti vocazioni produttive della provincia anche in termini di sostenibilità sociale e di etica imprenditoriale. L’intesa, che si avvale delle competenze e delle risorse umane e strumentali dei vari Enti e Associazioni firmatari allo scopo di affrontare il fenomeno in modo strutturale, compendia un sistema di interventi sperimentale volto a creare condizioni di contrasto allo sfruttamento lavorativo delle persone migranti, al fine di far emergere situazioni di sfruttamento lavorativo; offrire alle persone che ne sono vittime o potenziali vittime soluzioni abitative, lavorative, di formazione e di trasporto alternative; sensibilizzare le imprese sul fenomeno di possibile sfruttamento lavorativo derivante da intermediazioni illecite di manodopera svolte da soggetti terzi; sensibilizzare i lavoratori rispetto al diritto del lavoro e ai rischi di essere vittime di sfruttamento lavorativo; elaborare e sperimentare soluzioni di territorio, alternative, per modificare la modalità di reclutamento della manodopera stagionale e favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. La decorrenza immediata dell’intesa, che si fonda sulla consapevolezza che occorre uscire dalla logica emergenziale e che è necessaria una programmazione in ordine al fabbisogno aziendale, richiederà un monitoraggio periodico per la verifica dei risultati e per l’eventuale estensione e perfezionamento delle modalità operative.
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