Ritrovarsi in enoteca in compagnia attorno ad un buon vino, o farci un salto per acquistare quella bottiglia particolare da offrire agli amici a casa o da regalare quando si è invitati: dopo anni di consumi in chiaroscuro, torna la voglia incontrarsi e si riscopre il fascino di bere e comprare vino nei suoi luoghi di culto, grazie ad un panorama sempre più ampio di etichette e un’offerta “multitasking”, tra chi fa ristorazione ad ogni livello, organizza degustazioni particolari, serate a tema, promuove corsi ed eventi culturali, fa servizi a domicilio e personalizzati. È questa una tendenza registrata da WineNews, “ascoltando” le voci delle enoteche di riferimento in Italia, e di cui si parlerà Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 9-12 aprile; www.vinitaly.com). Perché se è vero che i consumi sono diminuiti, è vero anche che sono soprattutto cambiati, perché si beve meglio, con più consapevolezza anche nella quantità e una maggiore conoscenza verso il vino in generale, d’Italia e del mondo, dei territori e delle loro Denominazioni, delle grandi griffe e dei piccoli vigneron, e l’enoteca resta il luogo per eccellenza dove trovarli, soddisfando piacere e curiosità con i consigli degli enotecari. I vini del momento? Giovani e leggeri i rossi, aromatici i bianchi, tante bollicine, ma accanto ai grandi classici, verso cui anche le nuove generazioni hanno un approccio più “friendly”, perché assaggiarli vuol dire accrescere la propria cultura personale.
“L’andamento è positivo, e si parla sull’anno di una crescita delle vendite in enoteca fino al 5% - sottolinea Andrea Terraneo, presidente Vinarius, l’associazione delle Enoteche Italiane - ma c’è un ritorno al consumo anche nella mescita, e un consumo stimola l’altro, con prospettive interessanti e positive per il 2017. Soprattutto tra i giovani, che sono più curiosi, mentre gli over 50 sono più legati alla tradizione ed ad alcuni brand in particolare” (nel 2016, del resto, le vendite a valore in enoteche e bar/wine bar sono aumentate rispettivamente del +6,6% e del +4,4%, e a consumare vino prevalentemente in ristoranti/bar/altri locali sono proprio i Millennials; dati Osservatorio del vino, luglio 2015-giugno 2016). “Rispetto ai consumi domestici, dai consumi fuoricasa arrivano segnali incoraggianti - secondo Francesco Bonfio, presidente Aepi-Associazione Enotecari Professionisti Italiani - in questi anni il cliente tipo dell’enoteca non è cambiato, cerca consiglio per la bottiglia più giusta per ogni occasione, a prescindere dall’età, perché anche tra i giovani c’è una maggiore consapevolezza”.
“Oggi si beve molto più vino fuoricasa che in casa, e molte enoteche che facevano solo vendita si stanno trasformando per fare anche mescita - dice Luca Sarais, da Cantine Isola a Milano - per accontentare i clienti a 360° dobbiamo offrire un panorama molto ampio di vini. Da un lato la bottiglia condivisa in compagnia sta tornando, dall’altro noi apriamo tutto al calice, stappiamo vini per farli girare e consigliamo quelli del momento. Delle aziende più famose, ma anche di quelle che stanno lavorando bene con progetti che hanno ricadute sul territorio ed interessano gli appassionati, come la conversione al biologico o la produzione di vini naturali. In questo la Toscana sta facendo molto, come nel Chianti Classico, ma anche Langhe e Sicilia, subito dietro Valpolicella e Sardegna. In generale si cercano vini più leggeri, freschi e beverini”. “In questi anni, a differenza di altri settori, il vino ha risentito meno della crisi - sottolinea Francesco Trimani, dell’Enoteca Trimani di Roma - è cambiato piuttosto l’approccio, c’è più attenzione a quanto si spende, ma sempre per vini di qualità, e la tendenza per il 2017 non si differenzia dal 2016. Tra gli interessi, qui a Roma, stanno tornando i vini del Lazio, come il Cesanese, ed è una novità perché da sempre vendiamo tanto Piemonte e molta Toscana e siamo una Regione in cui non si vendono vini locali. C’è attenzione per le bollicine, dalla Franciacorta al Prosecco, ma anche per etichette da Emilia Romagna o Liguria. Si continua a bere più vino rosso, e sulla ricerca di vini più leggeri ed equilibrati che spinge al consumo di bianchi, c’è da chiedersi se sia più una tendenza produttiva ben accetta dagli appassionati”. “Il consumo in store vale il 70% del nostro business, e il 60% è fatto dal vino, tra mescita e consumo al tavolo - dice Michele Rimpici, managing director di SignorVino, con negozi da Milano a Brescia, da Verona a Merano, da Torino a Bologna e Firenze - e nei soli gennaio-febbraio siamo già ad una media di 22.000-23.000 bottiglie al mese, con prezzi sui 18 euro per il consumo in store e 16 euro per il take away, mentre 5 euro in media è il costo del vino al bicchiere. C’è un ritorno al consumo della bottiglia per il prezzo, perché si è spesso in compagnia, perché si è attenti all’etichetta e per una maggiore cultura. Il Ripasso è il vino che ha avuto più successo nel 2016, e tra gli outsider, la Ribolla Gialla e i vini dell’Etna, mentre si confermano Barolo e Brunello di Montalcino, tra le bollicine non solo il Prosecco Docg ma anche il Franciacorta, bene il Primitivo, stabili Gewürztraminer, Lugana, Soave e i bianchi dell’Alto Adige”. “Più che un calo nei consumi, c’è stato un cambiamento, si beve molto meglio e con più coscienza, aperti alla sperimentazione ma con gusti ben definiti - anche per Luca Nicolis, direttore dell’Antica Bottega del Vino di Verona - e per esempio chi conosce l’Amarone sa che esiste la Valpolicella Classica con i suoi pionieri, ma anche piccoli produttori di grande qualità. Spingiamo molto la bottiglia in compagnia, e i consumi lo testimoniano, e al calice offriamo vini che incuriosiscono e fanno “discutere”. Per noi che viviamo di forte territorialità e siamo le Famiglie dell’Amarone, fatta eccezione per questo che è il primo consumo, se si beve rosso si punta su vini leggeri, come Pinot Nero e Borgogna, vanno benissimo le bollicine, Champagne in primis, e tra i bianchi c’è una riscoperta di aromatici come i Traminer”.
“L’autoconsumo sta ripartendo, seppur lentamente, ma da noi è la regalistica a far da padrone - sottolinea Paola Longo, dell’Enoteca Longo di Legnano - grazie a servizi personalizzati, dalla consulenza al packaging, ma abbiamo affinato anche il servizio a domicilio. Le bollicine vanno bene tutto l’anno, grazie soprattutto al Prosecco, e anche i bianchi si mantengono nelle stagioni in cui se ne bevono di meno, dai friulani agli altoatesini e siciliani. Tra i rossi c’è un nuovo e positivo approccio da parte delle generazioni più giovani per i piemontesi”. “Da noi che vendiamo soprattutto all’estero i grandi Barolo e Barbaresco, e tra i bianchi etichette che possono competere con i francesi, come quelle del Collio o trentine, gli appassionati italiani prediligono vini più semplici, come Nebbiolo e Barbera”, spiega Enrico Maccari dell’Enoteca Grandi Vini di Alba. Per Gabriele Ricci Alunni di Beresapere Enoteca a Perugia, “più che nel numero, il mercato si è ridimensionato nella spesa per le bottiglie, e quelle più importanti si acquistano soprattutto per essere stappate a casa. Si punta su vini di Regioni storiche, e vanno bene i bianchi, dagli altoatesini ai friulani, anche per il rapporto qualità-prezzo”. “Dal mio punto di vista va meglio la mescita, della vendita - aggiunge Andrea Formigli, della Vinoteca al Chianti di Firenze - nella ricerca di vini più easy, freschi e piacevoli il vino del momento sono le bollicine, e noi abbiamo molto Champagne, e subito dopo i bianchi, ma anche rossi meno tannici, più fruttati e da zone più fresche, come i Pinot Nero o i valdostani. Da noi, poi, è ovviamente il Chianti il più rappresentato. C’è molta più cultura, e per questo il nostro settore può crescere ancora”. Per Rosario Russo dell’Enoteca Partenopea 1951 di Napoli, se ancora di una vera ripresa dei consumi non si può parlare, “l’enoteca ha sempre un ruolo primario per chi vuol conoscere nuove etichette e fare nuove esperienze. Tra i rossi, vanno bene Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Nerello Mascalese, Primitivo, Aglianico, Taurasi, Amarone, Brunello e Lagrein, we tra i bianchi, Gewürztraminer, Chardonnay, Sauvignon, Fiano, Greco e Falanghina”. “Rispetto al passato, una ripresa c’è - dice invece Vera Bonanno dall’Enoteca Picone a Palermo - si è più disposti a comprare una bottiglia e portarla a casa, in base alle occasioni, tra chi punta su Champagne e bollicine per le feste, chi vuole il vino giusto per cena, chi sceglie un vino da dessert da regalare. In compagnia la bottiglia rimane la soluzione più adatta, anche in quantità, il bicchiere il mezzo per conoscere un vino e poi acquistarlo. Tra le tipologie, l’Etna va per la maggiore tra i vini siciliani, ma da noi si viene soprattutto per assaggiare Champagne, o magari quando stappiamo un Borgogna o un Bordeaux. Il consumo di bianchi è legato ad un inverno che qui dura molto poco ...”.
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