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12 PAESI TRA CUI L’ITALIA CHIEDONO ALL’UE DI RITIRARE L’OK ALLA COLTIVAZIONE DEL NUOVO MAIS OGM 1507. L’UE: “NESSUN NUOVO ARGOMENTO, AVANTI SU MAIS”. COLDIRETTI: 76% ITALIANI CONTRARI AGLI OGM. CIA: 7 CITTADINI EUROPEI SU 10 CONTRARI AGLI OGM

Un passo indietro sugli Ogm: lo dicono 12 Paesi, tra cui l’Italia, che chiedono formalmente alla Commissione Ue di ritirare la proposta che autorizza la coltivazione del nuovo mais transgenico 1507, con una lettera firmata, tra gli altri, dal Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero, inviata al Commissario alla Salute Tonio Borg. Che, nella sua lettera di risposta ai 12, fa presente che nella loro missiva sono stati ribaditi gli stessi concetti già discussi dai Ministri dei 28 martedì, senza portare “nessun nuovo argomento al dibattito”. Con quasi 8 italiani su 10 (76%) che sono contrari all’uso di Ogm in agricoltura, è positiva la decisione dell’Italia di partecipare al gruppo di 12 Paesi, commenta il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Anche il presidente della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi esprime apprezzamento per la lettera inviata, “un’iniziativa quanto mai opportuna per difendere la biodiversità dell’agricoltura e tutelare i consumatori”, ricordando che contro gli Ogm si è espressa la stragrande maggioranza dei cittadini europei, 7 su 10. Percentuale che supera addirittura l’80% nel nostro Paese”.
In particolare, Borg sottolinea che spettava al Consiglio Ue esercitare il suo diritto di bloccare l’autorizzazione alla coltivazione del mais Pioneer 1507, anziché aspettare la fine della scadenza legale di ieri per agire. Ora, secondo le regole procedurali, la Commissione, ribadisce Borg ai 12, deve adottare la proposta di via libera, in attesa da 13 anni con 6 pareri positivi espressi dall’Efsa e l’intervento della Corte di Giustizia Ue. Bruxelles è quindi “consapevole” della “delicatezza” della questione e infatti, ricorda il Commissario come già ha fatto davanti ai Ministri dei 28, nel 2010 aveva depositato una proposta per dare a ogni singolo Paese Ue la facoltà di scelta sulla coltivazione o meno degli Ogm. Da qui il rinnovato appello di Borg a sbloccare il dossier, arenato al Consiglio nonostante il parere positivo dell’Europarlamento. In questo senso è positiva la decisione della presidenza greca dell’Ue di inserire la questione in agenda della prossima riunione dei Ministri dell’Ambiente europei il 3 marzo, con l’avvio dei lavori a livello tecnico già nei prossimi giorni.
Un atteggiamento, quello dei 12 Paesi ed in particolare dell’Italia, “che si deve tradurre in comportamenti coerenti anche a livello nazionale dove in Friuli - sottolinea il presidente della Coldiretti Moncalvo - non si è adeguatamente intervenuti sulla semina clandestina di mais Ogm con problemi di inquinamento ambientale. L’Italia che è leader europeo nella qualità e distintività delle produzioni agricole ha il dovere di porsi a capofila nelle politiche di difesa del territorio dalle contaminazioni. Gli Ogm in agricoltura - conclude Moncalvo - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del made in Italy”.
“Il recente Consiglio Ue ha confermato - ricorda il presidente della Cia Politi - che sul biotech ci sono profonde divisioni tra i 28, ma soprattutto grande confusione sulla linea da sviluppare. E questo presta, purtroppo, il fianco a chi vuole aprire le porte dell’agricoltura europea agli Ogm. E’ una cosa che non possiamo assolutamente accettare” e “auspichiamo che il fronte anti-Ogm si faccia ancora più ampio. L’Italia - aggiunge Politi - deve mantenere una posizione ferma e arrivare alla dichiarazione della clausola di salvaguardia per impedire che gli Ogm contaminino la nostra agricoltura diversificata e saldamente legata alla storia, alla cultura, alle tradizioni delle variegate realtà rurali. Gli Ogm non servono alla nostra agricoltura. La nostra contrarietà non scaturisce da una scelta ideologica, ma dalla consapevolezza che l’utilizzazione degli Ogm può annullare la nostra idea di agricoltura. Annullare, cioè, l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: quello della biodiversità. Non si tratta di una posizione oscurantista. Tutt’altro. Chiediamo alla scienza di continuare a contribuire alla crescita di questo tipo di agricoltura. E questo lo si può fare senza ricorrere al biotech, come, del resto, è avvenuto fino ad oggi con risultati molto importanti”.

Focus - L’Europa e gli Ogm: nel 2013 sono rimasti solo 5 i Paesi che coltivano biotech (su 27 nel mondo). Lo sottolinea Coldiretti
Scendono ad appena 27 i Paesi che nel mondo hanno coltivato biotech nel 2013 per un totale di 175 milioni di ettari concentrati però soprattutto negli Stati Uniti (70,1 milioni di ettari), in Brasile (37 milioni), in Argentina (24,4 milioni) e Canada (11 milioni), ma anche in Cina e nei Paesi in via di sviluppo sotto il pressing delle multinazionali. Emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA) dal quale si evidenzia il calo rispetto al 2012 in cui erano 28 i Paesi a coltivare biotech. In coda alla classifica l’Unione Europea dove, nonostante l’azione delle lobbies che producono Ogm, nel 2013 sono rimasti solo 5 i Paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148.000 ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari).
Il livello di scetticismo dei cittadini rimane elevato nonostante, sostiene la Coldiretti, “il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dalla mela che non annerisce al pomodoro viola contro le infiammazioni, dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico, dalle patate fritte superesistenti ai parassiti, fino al latte materno da mucche transgeniche). La realtà che emerge da rapporto - conclude la Coldiretti - è infatti che sostanzialmente gli Ogm in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini”.

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