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120.000 GLI "APPASSIONATI DEL GUSTO". MA GLI STRANIERI CRITICANO: "E' UNA KERMESSE PER RICCHI"

E' tempo di bilanci per il Salone di Torino, la kermesse del gusto organizzata dallo Slow Food, chiusa ieri: oltre 120.000 i visitatori e quindi grande soddisfazione di Carlo Petrini: "bisogna ricordare - commenta il presidente di Slow Food - che c'è una grande differenza rispetto alla passata edizione: il biglietto costa il doppio, 30.000 lire; questa è la prova che la qualità paga e, è inutile negarlo, va anche pagata. Il pubblico l'ha capito". Ma il presidente di Slow Food Carlo Petrini aggiunge anche di avere ulteriori ragioni di soddisfazione: "il Salone è diventato ancor più internazionale: rispetto al '98, ci sono molti più visitatori e standisti stranieri, arrivati da ogni Paese, dalla Bolivia, dalla Corea, dal Cile, dalla Thailandia. E poi tantissimi giovani, anche tra gli agricoltori, ristoratori ... Sono loro il futuro, e sono loro il simbolo di una passione che sa coinvolgere le nuove generazioni".
Ma per molti il Salone è stata una "kermesse elitaria e per soli ricchi". La "denuncia", proprio ieri, quando molti giornalisti stranieri hanno posto la questione a Carlo Petrini, l'ideatore del Salone: "qui - ha risposto Petrini - i poveri sono i contadini e gli allevatori che realizzano i prodotti rari esposti. Il biglietto sarà caro, ma se la manifestazione contribuirà a salvare produzioni e dunque
produttori a rischio, avrà fatto una cosa buona". Giornalisti stranieri che però sono rimasti sulle loro convinzioni, esclamando "bottiglie che si pagano in milioni di lire, raffinatezze gastromiche care come l'oro e, anche per chi scegliesse di non comprare nulla, biglietti da diecimila che volano soltanto per l'ingresso e qualche degustazione".

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