Record dell’export, ma anche la più grande contrazione dei consumi interni dal dopo guerra ad oggi: il 2012 appena concluso conferma due trend ormai storicizzati per l’agroalimentare italiano, con la passione dei Paesi esteri per il wine & food tricolore, che tiene a galla (e spesso fa crescere) i bilanci delle aziende del Belpaese, e compensa la diminuzione dei consumi nazionali. E così, a far gioire i conti italiani, ancora una volta, è l’estero. Per Coldiretti il 2012 ha visto il record storico in valore per l’export agroalimentare, a più di 31 miliardi di euro (+2% sul 2011, con l’Unione Europea che vale 23,3 miliardi, ma con Stati Uniti e Cina che sono cresciuti del 10% e del 21%, ndr), grazie soprattutto alle performance del vino (a 4,5 miliardi, record di settore) e dell’ortofrutta fresca (3,9 miliardi), e di altri prodotti bandiera come pasta e olio di oliva (che in Cina hanno visto crescite record, a +84% e +28%, meglio solo del vino a +21%, ndr). In Italia, invece, secondo il Rapporto Coop “Consumi e distribuzione”, realizzato dalla catena leader della grande distribuzioni italiana, insieme a Ref Ricerche e Nielsen, nel complesso il Belpaese ha visto la più ampia contrazione anno su anno dal dopo guerra, con i consumi delle famiglie diminuiti del 4% sul 2011, e con la spesa per gli alimentari tornata ai livelli degli anni ’60, al netto dell’inflazione, mentre quella per la ristorazione è tornata ai livelli del 1999. C’è poco da gioire, dunque, nonostante il leggero recupero portato dalle feste di fine anno, con le famiglie che hanno concentrato gli acquisti nelle ultime 2 settimane, ma che hanno premiato più la quantità che la qualità del cibo, puntando su formati più economici e convenienti, a vantaggio soprattutto di discount (+9% sul 2011) grandi supermercati e ipermercati (+8%). E le prospettive per il 2013 non sono buone, visto che si prevede un’ulteriore decrescita dell’1,3% per l’alimentare, che oggi rappresenta il 14% della spesa delle famiglie italian (il 51% se ne va in servizi), e dove le categorie più penalizzate saranno le bevande alcoliche, carne, pesce e olio ... E chissà se l’export basterà ancora a far quadrare i conti dell’agroalimentare italiano, che sembra non essere più quell’isola felice al riparo dalla crisi.
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