Sono 6 milioni gli italiani, soprattutto tra i 26 e 45 anni, che cercano e consumano in maniera sempre più crescente etichette di qualità, comprano guide e riviste specializzate, frequentano enoteche e wine-bar, partono per weekend alla scoperta di territori ricchi d’arte, storia, ambiente, ma anche di cantine.
Ma l’attenzione verso il mondo del vino, in controtendenza con il calo dei consumi, ha una platea ben più grande: sono 24 milioni i consumatori italiani stabili della bevanda cara a Bacco e 16 milioni hanno disponibilità a casa di uno stock di vini. Questa la fotografia emersa da un sondaggio del Censis Servizi, autorevole istituto di ricerca da anni attento all’evoluzione dei consumi e dei comportamenti legati al vino, e del Movimento Turismo del Vino, che dal ’93 ad oggi ha fatto venire alla luce un nuovo segmento turistico da 3.000 miliardi di business annuo. Dal sondaggio, condotto dal professor Fabio Taiti su un campione rappresentativo di 2.000 italiani, emergono, oltre alla larga e solida base di consumatori e appassionati, importanti novità: le prospettive del mondo del vino si giocheranno in buona parte sul crescente magnetismo dei distretti enogastronomici (ma ancora pochi sono i localismi presidiati da una strategia adeguata a cogliere l’onda alta delle opportunità); il vino è vissuto sempre meno come un alimento e sempre più come un comportamento emozionale; gli eventi del vino sono vissuti come progetti e opportunità di cose da fare (visite a cantine, enoteche, mostre e fiere); i distretti del vino si propongono come magneti dei nuovi turismi (le regioni cult sono Toscana, saldamente in testa, seguita da Piemonte, Veneto, Campania, Umbria). Il Censis Servizi, nel sondaggio, ha anche creato una sorta di “top ten” sulle intenzioni di visita nei distretti del vino (un potenziale di 10 milioni d’italiani con “intenzioni e progetti di viaggio” nei singoli micro distretti): in ordine, Chianti, Conegliano, Oltrepò Pavese, Montalcino, Monferrato, Langhe, Trentino, Montefalco, Collio, Castelli Romani.
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