Una piccola cicala provoca danni per 100 miliardi di lire all'anno ai viticoltori italiani: per
questo, una ricerca, finanziata dalla Fondazione Bussolera Branca e dalle Università di Milano e Pavia, studierà l'insetto che porta la “flavescenza dorata” per cercare di controllare l'epidemia. Per il progetto sono stati stanziati complessivamente 3 miliardi, sotto forma di risorse umane e strumentali: i ricercatori puntano, come obiettivo ultimo, ad una certificazione genetica e fitosanitaria delle barbatelle esenti da virus e controllate da un marcatore.
La “flavescenza dorata” è una malattia trasmessa da una piccola cicala che provoca il disseccamento dei primi grappolini, l'accartocciamento delle foglie verso il basso che da verdi diventano gialle o rosso scuro, e impediscono la lignificazione del tralcio. Questa malattia, ricordano i ricercatori, è arrivata per la prima volta in Lombardia nel 1973, ma nel 1999 e nel 2000 ci sono state delle epidemie molto gravi che, solo nell'Oltrepò Pavese, hanno colpito 5
milioni di piante. "L'impatto è stato di una perdita di 100 miliardi di lire oltre al fatto che per tre anni gli impianti non sono stati più produttivi", ha sottolineato il professor Francesco Sala, coordinatore generale del progetto di ricerca.
Lo studio si sviluppa inizialmente su quattro linee: una si dedicherà al riconoscimento delle biodiversità delle viti coltivate nell'Oltrepò; un gruppo cercherà di scoprire da dove viene la cicala che porta la malattia, lo “Scaphoideus Titanus”, da quanto tempo è presente nell'area, se è la sola specie coinvolta e infine cercherà di trovare dei marcatori caratterizzanti il genoma dell'insetto per sviluppare un progetto di controllo; altri studiosi si dedicheranno allo studio del batterio della “flavescenza dorata” ed a sviluppare dei marcatori per riconoscerlo; l'ultimo gruppo di lavoro studierà la possibilità di incrementare la fertilità del suolo per l'adattamento delle piante a diversi terreni produttivi.
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