Il “Gambero Rosso”, l’importante rivista di enogastronomia ed editore con Slow Food della guida dei vini italiani più diffusa nel mondo, apre “il Caso Brunello”: una delle sue firme più importanti ed autorevoli, Daniele Cernilli, esprime infatti un duro giudizio sul Brunello di Montalcino, di sicuro uno dei vini italiani più famoso al mondo, creando a Montalcino due schieramenti, peraltro già in campo, sulla “partita” del cambio del disciplinare di produzione (ovvero riduzione da 2 a 1 anno l’affinamento del vino in botte e da 4 a 3 anni in totale, ndr); due schieramenti: uno favorevole ai consigli che da tempo il “Gambero Rosso” dà ai vignaioli di Montalcino, e l’altro, che invece reputa “queste continue indicazioni come un grave attacco all’immagine ed alla storia del famoso vino toscano”.
Il ragionamento del Gambero Rosso è questo: “Montalcino è area di elezione per il Sangiovese, dove più che in altre aree trova le migliori condizioni pedoclimatiche … Montalcino è, da qualche anno, al centro delle discussioni della critica: chi lo ritiene, come il “Wine Spectator”, uno dei territori chiave per la vitivinicoltura italiana di alta qualità, e chi, come noi, ma non solo, esprime qualche perplessità e si pone qualche domanda … Sulla scorta di centinaia e centinaia di degustazioni di questi ultimi anni, alcune considerazioni sono da fare, come ad esempio prendere le distanze da un disciplinare di produzione che obbliga ancora i produttori ad un invecchiamento di 4 anni, almeno due in botte ed il resto in bottiglia, prima di poter mettere sul mercato i vini, con la conseguenza non piccola di vedere lievitare i costi di produzione ed il prezzo del Brunello in genere. Se, infatti, il periodo di invecchiamento così lungo, maggiore di quello previsto per il Barolo e per i vini di Bordeaux, può essere comprensibile nelle annate migliori e per coloro che usano tecniche legate all’uso delle botti grandi, tutto diventa di difficile gestione in vendemmie meno felici e per chi usa legni piccoli …”.
Non solo, un’altra grande questione aperta dal “Gambero Rosso” è sulla famosa longevità del Brunello: “Franco e Jacopo Biondi Santi sono convinti - commenta Daniele Cernilli sull’ultimo numero del “Gambero Rosso” - che i loro vini possano invecchiare per decenni e decenni, però non sono pochi quelli che considerano il Sangiovese una varietà che dà origine a vini che non hanno molto da guadagnare da lunghe maturazioni … Ed in effetti non capita spesso di assaggiare dei Brunello di oltre 10 anni in buone condizioni. Va sfatata poi la leggenda del vino più longevo d’Italia ? A mio parere sì, ma questo mal si sposa con prezzi elevati e tecniche viticole ed enologiche non del tutto adatte ad ottenere quei vini nitidamente fruttati, morbidi, eleganti e potenti che da Montalcino potrebbero scaturire più spesso”. Un ragionamento, quest’ultimo in particolare, che non trova d’accordo assolutamente tanti produttori, che ricordano le valutazioni che lo stesso Cernilli ed il “Gambero Rosso” hanno dato, negli anni passati, ai Brunelli delle prestigiose vendemmie e delle grandi Riserve.
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