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NON SOLO VINO

9 ristoranti su 10 sono aperti per Pasqua, ma senza americani, russi e giapponesi cala il fatturato

Attese 5,7 milioni di persone (10% in meno sul 2019) nei locali, ma manca il turismo alto spendente. Le stime Fipe/Confcommercio
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La Pasqua in tavola all’Armani Hotel (ph: Simona Bruno)

Nei giorni di Pasqua sono previsti 10 milioni di turisti, tra italiani e stranieri, ma gli incassi attesi per i ristoranti sono in calo rispetto ai livelli pre crisi, perché i turisti internazionali, tradizionalmente più propensi sia a mangiare al ristorante che a spendere cifre più importanti, in realtà non supereranno i 3 milioni nel nostro Paese; inoltre, mancheranno i turisti alto spendenti come gli americani, i giapponesi e i russi, secondo il rapporto dell’Ufficio Studi Fipe/Confcommercio.
Le persone che mangeranno al ristorante nella domenica di Pasqua saranno complessivamente 5,7 milioni, il 10% in meno sul 2019, l’anno del possibile confronto. Ciò nonostante, 9 locali su 10 sono pronti ad aprire i battenti per provare ad intercettare quanta più clientela possibile. La forma preferita sarà quella del menù degustazione al prezzo medio di 55 euro, bevande incluse, per un fatturato complessivo di 317 milioni di euro.

“La ripresa, seppur parziale dei flussi turistici internazionali, è un’ottima notizia che fa ben sperare anche per l’estate - sottolinea il vice presidente Fipe/Confcommercio, Aldo Cursano - ciò che però è bene ricordare è che i turisti non si contano ma si pesano. In questa primavera le nostre città d’arte si stanno riempiendo di giovani e di turisti provenienti dai Paesi europei vicini all’Italia. Manca il target alto spendente, in particolare statunitensi, russi e giapponesi. Da qui il calo dei fatturati che stiamo già registrando”.
“Ancora una volta” - aggiunge Cursano - “le imprese della ristorazione dimostrano un senso di responsabilità che non appartiene ad altre realtà. Mentre l’industria alimentare, i fornitori di servizi di trasporto, i gestori di energia e carburante scaricano ogni loro extra costo a valle, con i titolari dei locali costretti ad acquistare prodotti a prezzi anche raddoppiati, questi ultimi continuano a tenere quanto più fermi possibile i listini. Una scelta dettata dallo stretto rapporto che ci lega alla nostra clientela che sappiamo essere in difficoltà economica in questo periodo, ma che vogliamo comunque possa godere della socialità e della professionalità del mondo del fuori casa.
Il risultato è i prezzi del menu di Pasqua sono più o meno in linea con quelli di 3 anni fa. Ma non si può tirare troppo la corda: occorre un patto di filiera che veda tutti gli operatori impegnati a svolgere la funzione di ammortizzatori sociali per contenere i prezzi al consumo. Questo, in attesa di una vera ripresa per tutti”.

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