02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

I VINI DEGLI ANTICHI TORNANO IN TAVOLA

Italia
Giacomo Tachis

IL VINO DEI FENICI IN SICILIA
In una delle isole dello Stagnone, a Motzia (Trapani), è nato il vino dei Fenici. La vendemmia è stata effettuata nell'ottobre '99. Il vitigno prescelto per questa operazione storica assomiglia a quello utilizzato per fare il Marsala, cioè il “grillo”, coltivato dai Fenici che abitarono l'isola. L'uva è bianca, il vino è dolce (una tipologia che sopporta bene anche i trasferimenti), è maturato in otri di terracotta ed andrà in commercio con un grado superiore ai 16 in una confezione d'altri tempi: l'anfora. A realizzarlo è stato l'Istituto Regionale della Vite e del Vino di Sicilia, la Provincia di Trapani e la Fondazione Whitaker, su un'idea del grande enologo Giacomo Tachis, creatore di alcuni dei più grandi vini italiani: “è un tentativo - ha spiegato Tachis - perchè recuperare le antiche varietà è soprattutto fare un'operazione culturale sul vino che vuol dire comunque migliorare la qualità complessiva della nostra enologia”.

La Provincia di Trapani si assumerà la responsabilità del lancio del marchio, della promozione e della vendita del vino, mentre la Fondazione Whitaker usufruirà dei proventi ricavati per impiegarli nelle attività di promozione turistica e culturale dell'isola, ma anche negli studi archeologici che, avviati già da anni, potrebbero avere un nuovo impulso.



IL VINO DEI ROMANI A POMPEI

La prima vendemmia d'epoca moderna di Pompei porta la data del 14 settembre 1999 e stiamo parlando del raccolto delle uve di otto vitigni (i primi cinque a bacca bianca, gli altri a bacca rossa): aminea gemina (greco), apiana (fiano), cauda vulpium (coda di volpe), alopecis (caprettone), vite Falanghina, hellenica (aglianico), columbus purpurea (piedirosso) e oleagina (olivella o sciascinoso). E' il frutto dell'operazione, realizzata dal city manager di Pompei Giuseppe Gherpelli con l'azienda vitivinicola Mastroberardino di Atripalda (Avellino), ed è la prima nel suo genere. Mira a produrre ed imbottigliare, duemila anni dopo, un vino simile a quello che bevevano gli abitanti della città distrutta dall'eruzione del Vesuvio. Mastroberardino, per l'interessante esperimento, ha messo a cultura i vitigni tipici della regione (rossi e bianchi) nel giardino-orto di una casa di Pompei ( per il momento 1 ettaro, successivamente a 7 ettari). Gli stessi vitigni che crescevano sui fianchi del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, quando il vulcano è esploso sommergendo di lava la citta. Ci sono voluti anni di lavoro, spiega Mastroberardino, per selezionare le viti di Pompei: un lavoro d'equipe tra archeologi, botanici ed enologi. Il vino non sarà denso e forte come quello che prediligevano i romani perchè le tecniche di vinificazione sono cambiate, così come i gusti. Ma c'è da giurare che le bottiglie diventeranno articoli per collezionisti. La produzione sarà davvero molto limitata.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli