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I BIG DELLA RISTORAZIONE VOTANO I VINI DEL TERZO MILLENNIO

Giunti ormai alle soglie del Terzo Millennio sorge spontaneo chiedersi quali saranno i vini che andranno per la maggiore nel 2001, quali le aziende più quotate e i produttori più innovativi. A queste e ad altre domande ha risposto la rivista enogastronomica “Civiltà del Bere” che già da un paio d’anni propone “La Guida delle Guide”, una sorta di classifica globale dei punteggi ottenuti dai migliori vini e dai migliori ristoranti segnalati dalle principali guide italiane. Per portare a termine l’inchiesta, la rivista milanese, diretta da Pino Khail, ha chiesto ai maestri della ristorazione italiana di cercare di “vedere” nella sfera di cristallo per conoscere quali saranno gli argomenti più interessanti del nostro panorama vinicolo già a partire dal prossimo anno.

Un panel numeroso (171 ristoranti in tutto) e qualificato, comprendente, tra gli altri, Agata e Romeo (Roma), Aimo e Nadia (Mi), Antica Osteria del Ponte (Mi), Arnolfo (Si), Checchino dal 1887 (Roma), Caino (Gr), Contea (Cn), Desco (Bg), Frateria di Padre Eligio (Si), I Dodici Apostoli (Vr), Il Bersagliere (Mn), Il Cambio (To), Il Gambero Rosso (Li), La Caravella (Sa), La Frasca (Fo), L’Albereta-Gualtiero Marchesi (Bs), Hotel Four Seasons-Il Teatro (Mi), Hotel Hilton-La Pergola (Roma), Hotel Le Tre Vaselle-Le Melagrane (Pg), Pinchiorri (Fi), Peck (Mi), San Domenico di Imola (Bo).

Ebbene, in cima alla classifica dei vini rossi gli esperti hanno messo, indovinate chi ?, il Sassicaia, con l’8,8% delle preferenze. Staccato ma non di troppo la sorpresa Montevetrano di Silvia Imparato (7,1%), un vino che negli ultimi tempi sta raccogliendo sempre più consensi; in terza posizione, a pari merito, troviamo il Sagrantino di Montefalco “25 anni” di Arnaldo Caprai ed il Montiano Merlot di Falesco, nota azienda di Montefiascone, nel Lazio (6,5%). Vini di grande prestigioso sono rimasti fuori dal podio. Qualche nome? Ecco qua, e scusate se è poco: Solaia dei Marchesi Antinori, a pari merito con il Morellino di Scansano Le Pupille (4,7%), il Barbaresco di Angelo Gaja insieme con Barbera d’Alba Vigneto Gallina de La Spinetta (4,1%), il Tignanello sempre dei Marchesi Antinori, il Pelago di Umani Ronchi, il Sant’Urbano Pinot nero dell’Alto Adige di Hoffstätter e, per finire, il Merlot Igt Sicilia di Planeta (3,5%). Una considerazione: tra i Docg sono grandi assenti dai primi dieci classificati nomi illustri come Brunello di Montalcino, Barolo, Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano.

Per quanto riguarda i bianchi, il panel dei ristoratori ha premiato, oltre al Vintage Tunina dei Vinnaioli Jermann che sopravanza tutti (18,2%) e che da tempo è considerato forse il miglior bianco italiano, lo Chardonnay di Planeta (16,5%) ed il Cervaro della Sala dei Marchesi Antinori (15,9%). Nei primi dieci compaiono anche il Sauvignon della Cantina Produttori di San Michele Appiano (11,2%), il Campanaro dei Feudi di San Gregorio (7,6%), lo Chardonnay Gala & Rey di Angelo Gaja (6,5%). Chiudono la classifica il Blangé Arneis di Ceretto (5,9%), il Contrada Bolciana Verdicchio dei Castelli di Jesi di Sartarelli (5,3%), a pari merito con il Gewürztraminer della Cantina Produttori di Appiano, il Terre Alte Colli Orientali del Friuli di Livio Felluga e il Vermentino di Gallura Tenute Capichera, entrambi votati per il 4,1%.

Per quanto riguarda le regioni italiane che, a detta degli esperti, saranno all’avanguardia nella produzione nazionale, troviamo con sorpresa (ma non molta, visti i progressi degli ultimi anni) la Sicilia con addirittura il 32% delle preferenze, seguita da Toscana (19,1%), Friuli Venezia-Giulia (9%), Marche (6,7%), Piemonte e Trentino-Alto Adige (5,6%), Campania (5,1%) e Puglia (2,8%). Quindi l’Abruzzo e l’Umbria con il 2,2%.

L’inchiesta di “Civiltà del Bere” prevedeva d’indicare anche quali Paesi erano da considerare da noi italiani temuti ed ammirati nello stesso tempo. Abbastanza scontata la risposta: California, con il 36,3% delle preferenze. Il Paese della Napa Valley e dei grandi Cabernet è seguito da Australia (23,8%), Cile (19,6%), Nuova Zelanda (13,1%) e Sud Africa (4,8%).

Come “ciliegina” finale, il qualificatissimo panel ha indicato in tre vini-bandiera, Barolo, Chianti e Barbera, quelli che meglio hanno saputo adattarsi ai tempi. Grazie alle nuove tecniche di produzione, saranno questi i vini a denominazione d’origine che varcheranno la soglia del nuovo millennio con qualcosa in più degli altri?


Agnese Pellucci

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