“Il profumo del vino è l’odore della terra in cui nasco e rinasco ogni volta che ci torno il sapore del vino mi accompagna e non mi lascia fa parte della vita come il respiro mi fa cantare l’anima mi fa sentire vicino alla gente mi fa amare più forte il vino è nella radice del mio corpo in movimento è la sorgente delle note che si aggrappano alla melodia è l’ebbrezza che ti fa sentire di dove sei in mezzo ai campi di ogni paese. E’ vino quello che è vino”. Con questa inedita melodia, “Profumo di Brunello”, una delle rockstar italiane più famose nel mondo ha firmato la consacrazione a Siena del “mito del vino toscano”. Gianna Nannini l’ha recitata, evocando anche il suo amore per il vino, per l’arte e per la cultura che si respira nei territori vocati all’enologia di pregio. Un legame con il vino quello della cantante molto forte, tanto da arrivare , negli scorsi anni, a fare un suo vino, “realizzato personalmente, e capace di accompagnare me e la mia band.” Il vino si chiamava “Baccano”: il nome ricordava insieme le baccanti, il dio Bacco e l’alto volume della musica rock. Avrebbe dovuto costituire il collante spirituale per il mio gruppo. L’ho prodotto un paio d’annate, ma poi ho smesso. Adesso, è l’ora di riprendere l’idea”. Gianna Nannini ha quindi chiuso la sua testimonianza sul “mito del vino toscano” con un appello ai grandi produttori ed ai viticoltori “da mito”: “si deve credere di più, e quindi fare ricerca, per il vino biologico”.
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