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LE ASPETTATIVE DEL CONSUMATORE E LE TIPOLOGIE DEL CONSUMO DI VINO

Il consumo di vino rappresenta in Italia il consumo maggioritario tra le bevande alcoliche, benché la sua diffusione sia molto calata nel corso degli ultimi trent’anni, con una riduzione più sensibile nelle fasce di basso reddito.

I recenti studi relativi al consumo di alcolici nel nostro Paese mettono in evidenza un consolidamento nel comportamento “autoregolato” degli italiani, che consumano vino nella maggior parte dei casi durante i pasti a casa, ovvero al ristorante, in pizzeria o in casa di amici, o anche in occasioni importanti. Il vino, comunque, resta la bevanda “sociale” più usata nelle occasioni tradizionali o nella dieta delle persone oltre i 35 anni: è tradizionalmente appannaggio degli uomini, benché il consumo femminile, soprattutto oltre i 50 anni, sia in aumento.

Il livellamento dei comportamenti tra uomini e donne, giovani e meno giovani, è evidente soprattutto nella analisi quantitativa e delle tendenze del mercato. I consumi si diversificano molto tra le diverse fasce, non tanto in base al reddito, ma secondo la cultura alimentare di riferimento, individuando un mercato di consumi di qualità (in espansione tra le fasce medie di reddito) sempre più attento ai sapori ed agli abbinamenti (sensibile alle nuove mode nel rispetto di alcuni canoni del regime alimentare seguito), a cui si contrappone un mercato di massa (preferito dai consumatori abituali, preferibilmente di basso reddito, e dai consumi giovanili in occasioni sociali “di generazione”: gite, feste, concerti); l’aspetto evidente e la rottura del rapporto con le tradizionali radici della cultura del vino della maggior parte dei consumatori, e la riappropriazione di questa cultura attraverso strumenti di consumo di massa e mediatici.

Gli esempi concreti delle campagne per il Novello o delle azioni del tipo “Cantine aperte” e “Strade del vino” confortano queste valutazioni. Complessivamente il vino si avvia verso una nuova fase, con il consolidamento dei mercati di nicchia ed una diversificazione delle produzioni che hanno già raggiunto una riduzione notevole delle quantità. La esigenza di prodotto di qualità, certificato e valutato dagli esperti anche per il prodotto di massa, assieme a mirate campagne di informazione sono le risposte alle principali richieste del consumatore che, anche per la sua estraneità al mondo agricolo, mantiene un alto livello d’attenzione per gli aspetti salutisti, rivalutando alcune qualità del prodotto e puntando il dito sulle sofisticazioni.

Anche se il vino è meno che in passato strumento per i comportamenti a rischio (tendenza all’alcolismo, guida in stato di ebbrezza e comportamenti sociali pericolosi), l’essere la tradizionale bevanda alcolica può rappresentare un facile strumento per campagne di massa contro l’abuso di alcol, soprattutto se hanno prevalenza alcuni interessi hobbistici, che scaricano le responsabilità sul settore tra gli alcolici meno controllato dalle grandi imprese. L’attenzione del consumatore deve, pertanto, non solo concentrarsi sui comportamenti a rischio, ma anche su quelle forme di controllo e manipolazione dell’informazione in grado di veicolare messaggi pubblicitari sotto forma di informazione scientifica.

Anche ricostruire il rapporto del prodotto con il territorio può contribuire efficacemente a sottrarre il vino all’omologazione con l’immagine delle “bevande alcoliche”, costruendo altresì lo strumento di sedimentazione della identità del prodotto agli occhi del consumatore.


Gianfranco Laccone

Associazione Nazionale Consumatori

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