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LO STATO DELL’ARTE SU “VINO & FINANZA” IN UNA TESI UNIVERSITARIA

Italia
Il primo "futures" sul vino, emesso in Italia con la pioneristica operazione realizzata dalla Castello Banfi di Montalcino

Ormai da tempo, il vino sta ricevendo sempre più attenzione dai mass-media, dall’opinione pubblica ... Il vino insomma è di moda e fa tendenza. E così, anche tante Università d’Italia (con le più diverse facoltà), stanno scoprendo la bevanda di Bacco come oggetto di studio, di analisi e di approfondimento. Ed, a questo proposito, una delle ultime tesi che abbiamo potuto leggere, con somma soddisfazione, è quella di Massimiliano Calandrini, su “Vino e Finanza: lo stato dell’arte”, relatore il professor Michele Patanè di Scienze Economiche e Bancarie di una delle Università più antiche e prestigiose d’Italia, quella di Siena. Massimiliano Calandrini ha esaminato, in maniera molto ordinata, compiuta, sì sintetica ma puntuale, lo “stato dell’arte” sul recente rapporto tra il vino e la finanza: ha studiato il fenomeno dei futures (dall’impresa pionieristica della Castello Banfi alla risposta piemontese dei Tenimenti Fontanafredda, passando per le garanzie bancarie della Banca Nazionale dell’Agricoltura), ha riflettuto sulle chiavi del successo di questi strumenti finanziari, ha poi riflettuto sull’alternativa ai futures (le obbligazioni con warrants, fatte, con Mediobanca, da Frescobaldi ed Antinori). Non solo, Calandrini ha esaminato anche la quotazione sui mercati finanziari dei “Wine Bonds”, le case d’asta ed il Redgold Wine Investment (un fondo comune specializzato in grandi vini) e, dulcis in fundo, la creazione di una “Borsa del vino” tramite Internet.

“Per secoli, il vino ha ispirato detti popolari e poeti: di recente, invece - spiega il neo dottore Massimiliano Calandrini - in suo nome si sono scatenate guerre commerciali tra produttori italiani e vignerons d’Oltralpe. Oggi, in epoca di mercati globali, il vino non poteva non essere scoperto anche dalla finanza: investire in vini di alta qualità può rappresentare attualmente un’opportunità di reddito. Inoltre, se si pensa che in mercati più avanzati del nostro, la vendita “en primeur” è una realtà ormai acquisita, ed in certe Borse è prassi consolidata investire e speculare sui prodotti vinicoli, si riesce ad intuire pienamente l’enorme potenzialità di progetti che nascono e si sviluppano in Italia, Paese riconosciuto come depositario delle più importanti tradizioni vitivinicole del mondo”.

Ma Massimiliano Calandrini (da qualche giorno anche collaboratore di WineNews), dopo aver realizzato un’ottima visione d’insieme su quello che sta succedendo attualmente nel mondo del vino ed evidenziato l’interesse provocato in ambito finanziario, sintetizza anche le sue personali conclusioni, che non possiamo non condividere: “la speranza di tutti gli operatori - afferma - è che non si tratti soltanto di una moda passeggera, ma che gli sviluppi futuri siano più mirati a realizzare la fusione vino-finanza. Fino ad ora, possiamo dire che gli strumenti proposti sono stati molto vantaggiosi per le aziende vinicole, che hanno utilizzato la passione degli investitori per soddisfare parte delle proprie necessità di finanziamento, rendendo le operazioni più appetibili attraverso bonus di fidelizzazione, quali visite all’azienda ed incontri con la dirigenza, cose queste che per gli amanti del vino risultano veramente emozionanti. La strada da fare è però ancora molta, considerato che quelli descritti possono essere definiti strumenti finanziari solo tra virgolette, d’altro canto le novità più recenti evidenziano un grande fermento e sicuramente faranno da apripista ad altre iniziative che porteranno questo tipo di mercato ad essere estremamente competitivo".

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