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NESSUNA “GUERRA DEL PROSECCO”. TRA CONEGLIANO E VALDOBBIADENE C’E’ SOLO DIVERSITA’ DI IDEE, DI MARKETING E DI IMMAGINE TERRITORIALE

Per una bottiglia di Prosecco, Conegliano e Valdobbiadene, due comuni della pedemontana trevigiana conosciuti per la produzione dello spumante, rischiano di “entrare in guerra”: l’annuncio di questa singolare “polemica del Prosecco” è affidata ad una nota stampa della Carpenè Malvolti, una delle aziende più famose e grandi di Conegliano (4 milioni di bottiglie e 25 miliardi di fatturato), impegnata proprio in questi giorni nell’organizzazione del concorso “Golden Flûte” (in calendario il 25 e 26 gennaio), un evento in cui una giuria internazionale darà i voti ad una esclusiva degustazione di Prosecco. Ma la polemica, o “guerra” che dir si voglia, stando ad altre fonti, non esiste proprio.

Questa cronaca dei fatti: la Confraternita del Prosecco ha presentato, in questi giorni, una sua bella bottiglia di spumante Valdobbiadene, marchiata da una grossa V (che sta, chiaramente, per “Valdobbiadene”). Questa buona idea di marketing, voluta da enologi e produttori di qualità di Valdobbiadene, non è piaciuta, a Conegliano, ed in particolare alla Carpenè Malvolti, che non ha perso tempo nell’accusare la Confraternita di aver commesso un grave errore: “è l’unione che fa la forza - tuona la Carpenè Malvolti - non la separazione: il successo del Prosecco segue la strada dell’unione per la promozione del territorio non dei campanili. Promuovendo separatamente il Prosecco di Conegliano e il Prosecco della Valdobbiadene, rischiamo di generare confusione di identità nella mente dei consumatori. La promozione del Prosecco va perseguita lavorando sull’intero territorio non dividendolo, impegnandosi per un miglioramento della qualità e dell’immagine del prodotto e del territorio”.

Ma, di questa reazione dell’azienda di Conegliano, alcuni viticoltori di Valdobbiadene si dicono, a dir poco sbalorditi: “non c’è nessuna guerra; c’è solo la volontà delle migliori aziende di Valdobbiadene di andare verso l’alta qualità e di rafforzare, anche con questa azione promozionale della bottiglia “con marchio V”, l’identità del territorio comunale di Valdobbiadene (dove, tra l’altro, c’è il 70% degli ettari di Prosecco). E’ un’iniziativa privata di un gruppo di aziende, prevista peraltro dal disciplinare, che del resto dà la facoltà di scrivere sull’etichetta se il Prosecco è di Conegliano o di Valdobbiadene. Dunque, perchè scandalizzarsi - continuano i viticoltori di Valdobbiadene - se si vuol andare verso la qualità, sottolineando “Valdobbiadene” e non “Prosecco”, dato che il territorio del Prosecco è molto grande (3800 ettari) ?”.


IL TERRITORIO DEL PROSECCO

Il territorio del Prosecco, da Conegliano a Valdobbiadene (aziende migliori: Bisol, Adami, Canedel, Bortolin, Bortolomiol, Col Vetoraz, Ruggeri, Le Colture, Franco, Tanorè, Sant’Eurosia), si estende su un’aerea di 18.000 ettari di superficie agricola (per 15 comuni della Pedemontana). Alla doc sono iscritti 3800 ettari di vigneti (di cui il 70% nel “mandamento di Valdobbiadene”) lavorati da 3000 produttori (di cui 4 cantine cooperative e 150 case spumantitistiche), compresi i 104 ettari (di proprietà di 139 viticoltori) della sottozona del superiore di Prosecco di Valdobbiadene Superiore Cartizze (che ha proprie regole e territorio), che ha una produzione annua che non supera il milione di bottiglie di spumante (il Cartizze è frutto del solo vitigno Prosecco: non è insomma possibile aggiungere, come è invece per il “normale” Prosecco, altri vitigni, quali Chardonnay, Pinot Bianco e Verdiso). Un territorio quello del Cartizze davvero stupendo, tra San Stefano di Valdobbiadene e San Pietro, dove si fa una viticoltura grande, eroica, affascinante.

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