Nei prossimi 10 anni, le previsioni di autorevoli testate (in primis, "Wine Spectator") sostengono che il mercato del vino negli USA si espanderà dagli attuali 45 milioni di casse fino ad arrivare a 270 milioni. La maggior parte dell’incremento deriverà dalle vendite dei vini rossi da tavola e sarà dovuto anche alla maggiore percezione dei benefici procurati alla salute da un moderato consumo di vino. L’età media dei consumatori sta diminuendo e sono proprio i più giovani a manifestare un interesse sempre più crescente nei confronti del vino e di tutto il mondo che lo circonda.
Con queste premesse va da sé che il vino italiano ha sempre più riflettori puntati addosso con le preferenze che si indirizzano soprattutto verso i cosiddetti “vini d’autore” che si trovano al di fuori delle doc ma che offrono un fascino ed una qualità superiori garantiti dal nome del produttore: le esportazioni delle aziende più quotate rispetto all’anno passato sono aumentate anche del 20%.
Le potenzialità del mercato americano sono insomma enormi per il vino italiano (ne è riprova anche il grande afflusso di operatori d’oltreoceano che ci si aspetta per il prossimo Vinitaly, dal 5 al 9 aprile) ed un grande lavoro per sfruttarne viene fatto senz’altro dall’“Italian Wine and Food Institute” che si occupa di iniziative per la promozione dei prodotti italiani negli Stati Uniti. E che, da qualche anno, è aperto non solo ai soci ma a tutti quei produttori che vogliono investire per far conoscere e diffondere il proprio marchio. Tra gli eventi già fissati è da ricordare il grande tasting di Supertoscani che si terrà ad ottobre e l’“Italian Wine and Food Gala” a novembre, inoltre c’è in progetto anche l’organizzazione di alcune aste visto il grande seguito che stanno avendo.
Dalle parole del chairman Jacopo Biondi Santi traspare grande soddisfazione per l’operato dell’Istituto, l’efficacia delle cui iniziative è testimoniata dal ritorno di alcuni produttori (che lo avevano lasciato dopo aver raggiunto i propri scopi) in quanto l’immagine del "made in Italy" data dall’“Italian Wine and Food Institute” è senz’altro più forte di quella espressa dai singoli.
Massimiliamo Calandrini
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