Al via, oggi e domani, a Montalcino, il "road show" del Brunello, una delle perle dell'enologia che ormai da decenni regna al vertice della grande critica internazionale (da Robert Parker al Wine Spectactor, dagli italiani Veronelli all'Associazione Italiana Sommeliers, al Gambero Rosso). E, per questo evento internazionale, dal nome di "Benvenuto Brunello", c'è tutta la stampa e gli operatori italiani ed esteri "che contano", chiamati a dare il loro giudizio e, soprattutto, a conoscere le caratteristiche dell'annata ’96 (giudicata, a suo tempo, a tre stelle) e della Riserva ’95 (giudicata a cinque stelle) di questo grande rosso toscano, la prima docg d'Italia.
"L’evento internazionale Benvenuto Brunello - spiega il presidente del Consorzio, Filippo Baldassarre Fanti, che organizza dal '93 questo importante momento di valorizzazione ed informazione sul Brunello e gli altri vini di Montalcino (è stato il primo Consorzio a pensare a questo tipo di evento-anteprima, su idea dell'ex presidente Sante Turone, del direttore Stefano Campatelli e del viticoltore Andrea Costanti) - è importante perché fissa il "rating" (dopo uno scrupoloso lavoro d’analisi chimiche e organolettiche e di degustazioni, da parte di una speciale commissione composta da 18 "grandi" enologi) in stelle - da 1 a 5 - dell’ultima annata (le indiscrezioni parlano, per il 2000, di 3 o 4 stelle), e perché, con il giudizio sulla vendemmia, si dà di conseguenza ai produttori il consiglio di mettere in commercio poco Brunello nelle cattive annate, ed effettuando una forte selezione qualitativa, ed a commercializzare più Brunello nelle annate migliori".
Ma questa vetrina è importante anche per analizzare, in più momenti, anche il business del "distretto del Brunello di Montalcino" (204 viticoltori per 2600 ettari, con una produzione di 12 milioni di bottiglie, di cui 4,4 di Brunello), che oggi vale qualcosa come 230 miliardi di business, oltre a 150 miliardi di indotto nel turismo e terziario (che muove 900.000 turisti). Ma questa positiva fotografia economico-finanziaria del territorio del Brunello (che, nel 2000, ha registrato un + 15% sul ’99), è completata dalla destinazione del vino di Montalcino - per il 64% (in particolare, Usa, primo mercato; Svizzera; Germania; Canada; Austria) all'estero - e dal fatto che - stando all'Istituto Nazionale d’Economia Agraria - il Brunello è al top della classifica dei valori fondiari (un ettaro di vigneto ha un valore di 270 milioni).
Ma, anche per una "stella" come il Brunello di Montalcino, al top della qualità e di immagine, come sta andando il mercato ? "I vini di Montalcino - spiega Fanti - vanno a gonfie vele sui mercati di tutto il mondo ed anche in Italia. Ma questi risultati non devono far stare tranquilli: si deve sempre di più continuare nella strada del produrre bene e nel promuovere bene".
Ma il dono di Montalcino, nella storia dell'enologia d'Italia, è stato sempre quello di capire in anticipo ciò che era giusto fare per elevare qualità e immagine. E così, come è stato già nell'Ottocento per la nascita del Brunello (con la formula del Sangiovese in purezza), per le vecchie Riserve da conservate in azienda - Biondi Santi docet - da ricolmare con il passare degli anni, per la delimitazione del territorio di produzione e quindi per la doc e poi la docg, per l'innovazione tecnologica in cantina - con l'esempio Castello Banfi - ed ancora per i "futures sul Brunello" ed il turismo del vino, adesso Montalcino si lancia verso la certificazione di qualità ambientale Iso 14000 per tutto il suo intero sistema produttivo ed ipotizza le "microzone" nella docg come in Francia. Idee, progetti e concetti che ancora una volta precorrono i tempi. Montalcino prosit !
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