"Mi considero uno studente del vino, imparo ogni giorno". Inizia così il nostro colloquio con Robert Parker, il più autorevole winetaster del mondo: sorprendente modestia per un uomo definito dal premio Pulitzer David Shaw "il più potente critico in assoluto". In un anno arriva ad assaggiare diecimila vini. Lo incontriamo in un freddo pomeriggio. Intransigente, il signor Parker: assediato nel castello di Mango da vignaioli ansiosi di carpirgli un commento, o quantomeno un cenno di approvazione, si è rifugiato ad Alba, in una cantina silenziosa, pronto a ricominciare il suo lavoro.
"In Piemonte ho provato più di mille vini in sette giorni. Sono stupito dal livello qualitativo raggiunto dai vostri Barolo, Barbaresco e Nebbiolo: è certamente superiore alla media del Pinot nero in Borgogna. Con queste potenzialità, non ha senso coltivare Cabernet nelle Langhe. Credo nei vitigni autoctoni: anche se in Toscana si sono fatte grandi
cose con Cabernet e Merlot, proprio lì il Sangiovese dà i migliori risultati, lo stesso dicasi per il Nero d'Avola in Sicilia o il Primitivo di Manduria in Puglia. In Italia, si sta compiendo un'importante rivoluzione della qualità, e
voglio seguirla da vicino: non a caso sto migliorando la mia conoscenza dell'italiano, voglio fare almeno una visita all'anno".
Disponibile e cordiale, Robert Parker è lontano anni luce dallo stereotipo dell'inavvicinabile. Nato a Baltimora, Maryland, il 23 luglio 1947, ha abbandonato la carriera di avvocato bancario per dedicarsi al vino, con grande dispiacere della famiglia. "Mia madre sosteneva che scrivere di vino è romantico, ma poco redditizio. Eppure non amavo i codici: la legge non è piacere, anzi.
Oggi mi ritengo un ambasciatore del piacere. Se guardo indietro, la mia è stata una decisione azzeccata". E i numeri gli danno ragione: la sua newsletter bimestrale The Wine Advocate vanta 40.000 abbonati, e ogni suo libro è un successo: la guida Bordeaux è alla sesta ristampa; e la
sua Wine Buyer's Guide si è affermata come punto di riferimento per il consumatore.
"Assaggio senza pregiudizi, cercando di dare pareri comprensibili. La mia indipendenza non ha prezzo: come garanzia per il lettore, la mia newsletter non accetta pubblicità. Chi mi teme produce solitamente vini
mediocri, industriali. Mi piace pensarmi come un crociato in difesa del consumatore: del resto, anch'io sono un consumatore". E i suoi numerosi estimatori continuano a fidarsi del loro paladino.
Francesca Facchetti
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