Dai vigneti più alti d'Europa, sull'Etna (sui 1120 metri), grazie alle sperimentazioni dell'Istituto della Vite e del Vino di Sicilia, potrebbe presto nascere un rosso di rara eleganza e finezza che può dare delle grandi soddisfazioni alla Sicilia, frutto di uvaggi tra il Pinot Nero (che sull'Etna è sempre stato coltivato, soprattutto come base per gli spumanti), da sempre considerato l'espressione più alta ed enigmatica dell'enologia mondiale, e l'autoctono Nero d'Avola. Due vitigni che, stando anche alla comunicazione fatta dall'ordinario di viticoltura all'Università di Piacenza professor Mario Fregoni, "non è escluso - sono infatti in corso degli studi - che uno dei due vitigni sia figlio dell'altro. Una possibilità che sembra trovare conferma anche nelle analisi fatte qui in Sicilia)". Ed è proprio sul territorio del Rosso dell'Etna (i migliori produttori sono Scammacca e Benanti), che l'Istituto della Vite e del Vino della Sicilia (condotto dal presidente Leonardo Agueci, con la consulenza del famoso enologo Giacomo Tachis e la direzione tecnica dell'enologo Vincenzo Melia), braccio operativo dell'assessorato regionale che eroga consulenze alle aziende e fa sperimentazione e controlli, sta portando avanti, dalla fine degli anni Novanta, costanti ed importanti sperimentazioni in vigna ed in cantina. Un'opera che ha consentito in questi anni di sviluppare la rinascita dell'enologia siciliana.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025