La superficie vitata italiana tra il 1994 e il 1999 è calata dell’11,4% ed oggi, secondo i dati di un’indagine commissionata da Vinexpo, gli ettari coltivati nella produzione reale sarebbero solamente 600.000 (58% in zone collinari, 34% in pianura e 8% in montagna); tre regioni si dividono il 50% delle doc, Piemonte, Toscana e Veneto.
Si tratta di un dato veramente allarmante quello diffuso ieri a Milano dai responsabili di Vinexpo per la presentazione dell’importante salone mondiale francese (in programma a Bordeaux dal 17 al 21 giugno 2001). Un dato anche peggiore rispetto a quanto da alcuni anni si vociferava tra gli addetti ai lavori. Era, infatti, ormai noto come da un bel pezzo si era scesi dal milione di ettari ma 600.000 è sicuramente un dato che non può non far pensare. Si tratta, infatti, di un dato che dimostra anche, qualora ve ne fosse ancora bisogno, di come le politiche comunitarie stiano veramente penalizzando l’evoluzione della viticoltura del vecchio mondo. E se il trend rimane questo per la nostra vitivinicoltura si prospetta un futuro abbastanza complesso. E la preoccupazione cresce quando si va a vedere che la superficie dei vigneti a livello mondiale tra il 1994 e il 1999 è cresciuta dell’8% raggiungendo i 5,84 milioni di ettari. Un aumento dettato soprattutto dai cosiddetti Paesi del nuovo mondo, tra cui la Nuova Zelanda che ha esteso la propria superficie di vigneti del 71,4%, l’Australia del 47,8% e il Cile del 43%. A fronte di questi aumenti, tutti i paesi produttori dell’Europa occidentale e dell’est, salvo la Romania che ha registrato un aumento dello 0,4%, hanno ridotto la propria superficie coltivata. Questa diminuzione si è rivelata particolarmente marcata nei Paesi tradizionalmente grandi produttori come l’Italia appunto e la Spagna (-11,3%). Per quanto riguarda il futuro, gli esperti di Vinexpo prevedono che proseguirà nei prossimi 5 anni l’espansione della coltivazione nei paesi nuovi produttori di vino, in modo particolare il Cile che dovrebbe vedere aumentare la propria superficie vitata di un altro 32,5%; per il Sudafrica, invece, si prevede un aumento del 30%, per la Nuova Zelanda del 25% e per la Cina del 15%. Nonostante il calo delle superfici, l’Europa occidentale, con 2,9 milioni di ettari di vigneto, rappresenta tuttoggi più della metà della superficie coltivata a vite a livello mondiale. Per i prossimi 5 anni, comunque, secondo l’indagine di Vinexpo, la superficie vitata europea dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile.
La produzione
Passando alla produzione, in Italia è diminuita in proporzioni relativamente equivalenti al calo delle superfici vitate, scendendo di circa l’1,4% tra il '94 e il '99. Nonostante tutto, gli anni ’98 e ’99 sono stati contraddistinti da progressioni annuali interessanti, vale a dire +8,7% ('98/'97) e +6,4% ('99/'98). In prospettiva del 2005, comunque, per l’Italia gli esperti francesi prevedono più di 55 milioni di ettolitri prodotti. La produzione italiana, inoltre, si suddivide praticamente in parti uguali tra i vini bianchi (49,45%) e i vini rossi e rosé (46,19%). Ottimo il dato delle esportazioni italiane che dal ’98 al ’99 hanno segnato un aumento del 19,2% in volume e del 15,6% in valore. Se le esportazioni di vino in bottiglia sono particolarmente dinamiche, raggiungendo i 6,3 milioni di ettolitri, lo sfuso rappresenta ancora una grande parte delle vendita italiane all’estero e aumento, nello stesso periodo, del 56%. Nel ’99 più del 56% del volume delle esportazioni italiane è stato destinato a tre Paesi dell’Unione Europea: Germania (34%), Francia (14,2%) e Regno Unito (8,4%). Nello stesso periodo le importazioni sono invece calate del 15,2% in volume e del 4,6% in valore, dopo aver conosciuto un forte aumento da diversi anni. La Francia conserva più dell’80% di quota di mercato di valore nel '99. Tornando a livello mondiale, le cifre dello studio commissionato da Vinexpo di Bordeaux, parlano di una produzione nel '99 di 272 milioni di ettolitri di vino che rappresentano un aumento del 18,3% rispetto al '94. La produzione ha fatto un balzo del 200% in Giappone e del 26,7% in Cina. In Europa, la Bulgaria è il paese che ha maggiormente aumentato la produzione negli ultimi 5 anni (+75,4%), insieme alla Spagna (+75,2%). Aumenti anche in Oceania (+50,9%), in Nordamerica (+40,5%) e in Sudafrica (+40,5%). Gli unici paesi ad aver registrato diminuzioni di produzione sono l’Argentina (-12,6%) e l’Italia (-1,5%). In entrambi i casi, hanno sottolineato gli esperti francesi, la diminuzione è stata la conseguenza di misure di ristrutturazione intraprese nelle produzione vinicola da un lato, e di una spinta verso le produzione di qualità dall’altro. Nel 2005 si prevede che sui mercati internazionali saranno disponibili per il consumo circa 282 milioni di ettolitri di vino e Sudafrica (+33,9%) e Cile (33,2%), saranno i due paesi che registreranno i maggiori aumenti.
I consumi
Nel mondo, nel 1999, si sono consumati 188,42 milioni di ettolitri che rappresentano un aumento dell’8,1% rispetto al 1994. I maggiori aumenti si sono registrati in Asia (+67,3%), nell’Europa del Nord (+24%) e in Nordamerica (+19,9%). Il grande aumento dell’Asia è stato dettato in particolar modo dalla Cina che ha visto aumentare il proprio consumo negli ultimi cinque anni di circa il 53%. In Italia l’aumento tra il '94 e il '99 è stato del 6,4% e il nostro Paese rappresenta il 18,6% del consumo mondiale. Sempre l’Italia, con un consumo pro-capite del ’99 di 59,5 litri, si colloca al primo posto a livello mondiale di questa classifica. Il nostro Paese è seguito da Francia (58,2 litri), Argentina (36 litri), Spagna (35,5 litri) e Ungheria (30,3 litri). Il balzo più grosso nei consumi pro capite lo ha fatto il Regno Unito che è passato dai 15,7 litri del ’94 ai 19,3 litri del ’99. Le ragioni dell’aumento mondiale del consumo di vino sono spesso specifiche di paesi e mercati particolari, ma resta il fatto che i messaggi positivi riguardanti il suo consumo moderato e i suoi effetti benefici sulla salute hanno avuto un impatto non trascurabile su questa tendenza. Oltre ai fattori di salute pubblica, si distingue l’emergere di due gruppi importanti di nuovi consumatori di vino (le donne e i giovani), coniugato alle nuove energiche politiche di esportazione dei nuovi paesi produttori. Nel 2005 lo studio di Vinexpo stima che saranno consumati annualmente circa 198,1 milioni di ettolitri e cioè circa il 5,1% in più rispetto al ’99. E’ nel Regno Unito che si registrerà l’aumento maggiore (+36,6%), davanti a Giappone (+20,3%), a Cina (+13,2%) e a Canada (+11,1%). Ma buona sarà la crescita anche negli Usa con un aumento del consumo del 18,1% (cioè una media di 12,4 litri per persona).
La distribuzione in Italia
La distribuzione del vino in Italia è ancora oggi largamente dominata dalla vendita diretta presso il produttore. L’analisi del consumo per circuito, nel ’99, mostra comunque che il settore del consumo fuori casa (costituito essenzialmente dalla ristorazione) rappresenta ancora il 40% del mercato. La distribuzione moderna si è rafforzata del 55% tra il ’94 e il ’98 e rappresenta il 60% del mercato del vino in Italia.
Fabio Piccoli
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