Ornella Venica, che ha condotto il Movimento del Turismo del Vino ad un “Cantine Aperte” da grande record e senza precedenti (+15% a livello nazionale e punte di oltre il 50%, con 920.000 enoturisti, più della metà giovani), lancia un'importante proposta: "un tavolo di lavoro comune tra tutte le Organizzazioni ed Istituzioni del vino e del turismo del vino". L'obiettivo è quello di dare all'enoturismo "non più una visione ed una consistenza episodica, ma di stabilità e di sistema". Venica ha quindi chiesto all'Enoteca Italiana di Siena di essere punto di coordinamento: "sono d'accordo - ha commentato il presidente dell'Enoteca Italiana, Flavio Tattarini - è già in settimana saremo disponibili a lavorare con gli altri "attori" per coordinare le politiche enoturistiche e dell'accoglienza nei distretti del vino d'Italia". Questa proposta parte giustamente dall'assunto che, come ha dimostrato anche quest'anno "Cantine Aperte", c’è una forte richiesta di ospitalità rurale, davvero in crescita esponenziale: "per questo - spiega Ornella Venica - il Movimento del Turismo del Vino sta studiando, con l'alta supervisione della professoressa Madga Antonioli Corigliano, docente all'Università Bocconi di Milano (Master in Economia del Turismo) - i protocolli per la certificazione di qualità non solo dei prodotti, ma anche dell’accoglienza e della qualità ambientale dei distretti rurali: insomma, una vera e propria carta d'accoglienza”.
Una tendenza, quella della qualità dell'accoglienza dell'enoturista in cantina, confermata anche dal Censis: "si, gli enoturisti sono sempre più esigenti - ha spiegato a WineNews, il professor Fabio Taiti - e cercano sul territorio (con disponibilità ad essere dei "pendolari", tra i 100 ed i 200 km) un duplice appagamento: da una parte, la presenza di un consistente mn anche diversificato campionario di prodotti di qualità (grandi vini e prodotto emergenti, livelli di prezzo accessibili, reperimento dei vini piazzati e citati nelle classifiche, bianchi, rossi, rosati, novelli, spumanti …) e, dall'altro, la possibilità di vivere una sorta di "total leisure experience (non solo buoni vini, ma anche paesaggi, ambienti, cantine, enoteche, percorsi, gastronomie, prodotti tipici, eventi …).
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