Lo hanno bevuto Clinton, il Papa e la Regina d’Inghilterra. Da quindici anni riempie i calici di tutti i capi di Stato del mondo, ai quali giunge in pregiati cofanetti in legno di radica attraverso voli speciali. Non si tratta di un aristocratico première cru o di un esclusivo “supertuscan”, ma di un vino friulano prodotto a Cormòns (Gorizia), nel cuore del Collio. Il Vino della Pace, dalle caratteristiche organolettiche uniche, è l’emblema della fratellanza, che viaggia come un ambasciatore instancabile ai quattro angoli del globo per portare il suo messaggio di solidarietà. L’iniziativa nasce da Luigi Soini, il cantiniere della cooperativa produttori di Cormòns (tel. 0481/62471), che nel 1983 ha avuto l’originale idea di mettere a dimora in una vigna di due ettari ben 450 vitigni provenienti da tutto il mondo. La ricerca di nuovi cloni da impiantare continua ancora oggi, e va ad arricchire una delle più belle collezioni varietali esistenti. In questa vigna cosmopolita anche la vendemmia è un evento fuori dall’ordinario: insieme alla gente del posto e a numerosi invitati importanti, partecipano cinque ragazzi provenienti da tutti i continenti, a simboleggiare lo spirito di cooperazione tra i popoli.
Il vino prodotto viene imbottigliato ed impreziosito con etichette dipinte da artisti di fama internazionale: per il Vino della Pace hanno prestato i loro pennelli maestri italiani come Emilio Vedova, Arnaldo Pomodoro, Salvatore Fiume e Giacomo Manzù, oltre a celebri pittori di molti paesi del mondo. Ogni anno, in una suggestiva cerimonia che si tiene la seconda settimana di settembre al teatro di Cormòns, si presenta il vino pronto per essere spedito. Dalla cittadina del Friuli partono decine di confezioni contenenti ognuna tre bottiglie, con destinazione i potenti della terra. Il messaggio è chiaro: se in un vino possono convivere tanti elementi differenti, armonizzandosi e valorizzandosi a vicenda, perché non perseguire questa via anche tra le varie etnie del pianeta ?
Il vino della Vigna del Mondo (così è stato chiamato il fazzoletto di terra a Cormòns) non è mai uguale a sé stesso. Si ottiene dal 70% di uve a bacca bianca e dal 30% di uve a bacca nera, vinificate in bianco: il risultato è un particolarissimo nettare di colore giallo carico con riflessi oro antico, dai profumi intensi, resinosi e speziati. Il gusto è sapido, asciutto, morbido e vellutato. In ogni bottiglia sono racchiusi in un’alchimia irripetibile sapori ed aromi che parlano di terre lontane e assai diverse tra loro, per un vino dall’alto valore simbolico che ha l’unico difetto di essere inaccessibile ai numerosi collezionisti ed appassionati che farebbero follie per averlo nella loro cantina. Ogni anno se ne producono circa 10.000 bottiglie, destinate per la maggior parte ad essere spedite come invito alla pace, e solo una quota di esse è riservata alla vendita: tremila bottiglie scarse, a fronte di una richiesta molto più alta. Chi non riesce ad accaparrarsi il Vino della Pace si può consolare felicemente con gli altri vini della cooperativa, che con gli oltre 200 soci è la più grande della provincia di Gorizia.
Eleonora Ciolfi
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