"L’industria vinicola è fiera del suo ruolo e considera irresponsabili alcune tendenze che contrappongono il “prodotto fatto in casa” come garanzia di qualità e salubrità al prodotto dipinto come risultato di chissà quali pericolose alchimie e manipolazioni. Ancora una volta vogliamo ribadire l’impegno dell’industria nell'investire sui propri marchi, sulla qualità delle materie prime e delle produzioni, sui controlli organolettici, analitici e qualitativi: tutto ciò è la migliore e insostituibile garanzia di qualità. L'industria del settore si è dimostrata vitale anche sul piano finanziario e societario: concentrazioni acquisizioni, accordi di varia natura, movimentano positivamente questo mondo assai tradizionale, ma al tempo stesso proiettato nel futuro".
E' questa l'affermazione politica più importante che il presidente Luigi Rossi de Montelera ha fatto oggi all'assemblea di Federvini. Il vertice dell'Organizzazione delle imprese vinicole e delle bevande alcoliche aderenti a Confindustria ha anche spiegato che "l'accresciuta affermazione dei vini italiani sui mercati di tutto il mondo è una conferma che la qualità paga e che l’industria del vino può fare qualità anche in quantità rilevanti, contribuendo in modo fondamentale al saldo attivo della bilancia agroalimentare ed all’affermazione del made in Italy". "Il nostro settore - ha quindi affermato de Montelera - è sempre in grande evoluzione ed i gusti dei consumatori sono mutevoli, pur rimanendo in un ambito di consumi moderati. Sarà nostro impegno sapere sempre rispondere a tali richieste ed, anzi, anticiparle, sempre fedeli ad una linea di tradizione innovativa e rigidamente attenti all’altissima qualità che ha sempre caratterizzato i prodotti del nostro settore".
Sul fronte dell'Organizzazione Comune del Mercato vitivinicolo, Federvini "chiede al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali di seguire con particolare attenzione le discussioni in atto, per evitare che il legame che tiene unito il prodotto al territorio, da un lato, ed al consumatore, dall’altro, venga spezzato disorientando l’uno e l’altro. Non possiamo, insomma, rischiare che ora questa tradizione sia spazzata via in ragione della semplificazione (certamente necessaria e particolarmente desiderata dagli operatori, ma non certo fino a rimuovere i piloni della legislazione) e delle mutate situazioni di mercato, dopo che il settore vitivinicolo europeo, da trent’anni, è stato destinatario di norme speciali e dettagliate, fondate sul principio che la particolarità del prodotto meritava un’adeguata disciplina". Sull'aggiornamento delle legge 164/1992, la Federvini confida invece che il gruppo di lavoro dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino, che si è fatto carico di far circolare delle proposte, svolgea non tanto e non solo un processo di modifica di alcuni aspetti puntuali dell’articolato, ma piuttosto una revisione generale della filosofia della norma: "la speranza è che, in tale prestigiosa sede, tutte le componenti della filiera possano trovarsi a loro agio per un giusto bilanciamento di interessi legato, però, direttamente alla realtà produttiva del settore".
Quindi, due altri importanti argomenti: la ristrutturazione del vigneto Italia e il decreto sull'estensione dei controlli dei Consorzi anche al di fuori dell'ambito associativo: sul primo punto, de Montelera ha affermato "molto è stato fatto grazie anche all’attività delle Regioni e delle amministrazioni locali per le scadenze estremamente importanti entro le quali alcuni atti normativi dovevano essere realizzati (pena la possibilità per gli operatori di non poter avviare subito quei processi di riconversione e ristrutturazione con il sostegno finanziario dell’Unione Europea); ma molto lavoro, attende ancora queste Amministrazioni ed il Ministero"; sul secondo argomento, da Federvini traspare perplessità "non solo per l’estensione della facoltà di svolgere controlli anche al di fuori del proprio ambito associativo, ma anche per l’assenza di indicazioni su quali controlli effettivamente i Consorzi andrebbero ad effettuare e se, quindi, tali controlli siano sostitutivi o aggiuntivi a quelli presenti; nonché sul sistema di ripartizione dei costi che tali rinnovate strutture dovrebbero generare (che dovrebbero essere pagati da tutti gli operatori) e sull’effettiva dotazione e qualificazione del personale dedicato".
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