“Guardare l'Italia delle vigne dalla parte delle radici”: parafrasando Pasquale Festa Campanile, il Salone del Vino (15/18 novembre, a Torino, aperto solo agli operatori professionali), offre ai talent scout delle cantine, un'occasione importante per scoprire cosa c'è di nuovo nel panorama enoico e per realizzare un’inedita alleanza tra il Nord e il Sud delle cantine. E per renderla concreta, la rassegna del Lingotto Fiere, punta i riflettori proprio sui terroir. Scorrendo le cantine che hanno già deciso di partecipare all'importante evento ("numeri già sufficienti - spiegano gli organizzatori - per parlare di un successo: la rassegna ha già più di 650 produttori registrati, il che lascia pensare che al momento dell'apertura la cifra sarà assai vicina a quota 800"), accanto alle grandi denominazioni, trovano protagonismo le zone vitivinicole di pregio che finora non hanno avuto l'attenzione che meritano: non è un caso che proprio le cantine meridionali abbiano scelto questo Salone per accedere ad una ribalta internazionale di altissimo livello. Ma vediamoli questi terroir emergenti.
La Sicilia, la terra promessa per molte griffes del vino, attraverso l'Istituto della Vite e del Vino al quale si deve in larga misura il grande balzo qualitativo operato dalle cantine dell'Isola, racconta dei vini dell'Etna e del siracusano; la Puglia, che ormai è detta la California d'Italia per l'interesse che sta suscitando presso alcuni grandi nomi della nostra enologia, offre la possibilità di degustare i bianchi di Daunia e le denominazioni emergenti, come quella di Castel del Monte; la Calabria - dove si segnalano massicci investimenti di vignaioli del Nord - porta in degustazione i suoi autoctoni; la Campania, presente con alcune delle sue massime espressioni vitivinicole, propone ai talent scout e ai buyers l'opportunità di constatare i grandi progressi fatti dai suoi bianchi (sono diventati un must), ma anche di alcuni rossi. Se questo è il panorama offerto dal meridione, non va dimenticato che alcuni terroir emergenti del Centro Italia (vedi l'Umbria) hanno scelto proprio Torino per aggredire compatti i mercati internazionali. Anche la Toscana ha da offrire novità, come i vigneti della costa settentrionale, come quelli delle Colline pisane che siedono accanto ai grandi: Brunello, Nobile, Vernaccia, Chianti. E così vale per il Piemonte che, insieme ai grandissimi di Langa e del Roero, dell'Astigiano e del Monferrato, fa sfilare le denominazioni emergenti. Lo stesso si ripete per il Friuli Venezia Giulia (qui, ad esempio, hanno investito imprenditori meridionali a sostanziare questa alleanza del vigneto Italia), per il Veneto e per la Lombardia. "Com'è nello spirito del Salone del Vino - spiega il direttore di LingottoFiere, Giuseppe Bitti - per tutti ci sono pari opportunità e da questa vetrina, l'Italia del vino lancia unita un segnale forte ai mercati internazionali. È un ulteriore segno che il gap che ci separava dai francesi è stato superato. Al Salone del Vino i talent scout potranno scoprire anche questo".
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