Da pochi giorni a Bruxelles è stata approvata la direttiva Europea 68/193/Cee sulla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite, aprendo definitivamente il mercato europeo alle viti e ai vini geneticamente modificati. Slow Food ha realizzato un’inchiesta tra i produttori per sapere cosa ne pensassero di questa novità, che rivoluzionerà il loro modo di lavorare. Oltre ai “magnifici sei” del panorama vitivinicolo italiano (nella loro carriera hanno raccolto più di 80 "Tre Bicchieri" assegnati dalla Guida Vini d’Italia) - Elio Altare, Maurizio Zanella di Ca’ del Bosco, Giuseppe Mazzocolin (Fattoria di Felsina), Marco Caprai, Edoardo Valentini, Alessio Planeta, Slow Food ha voluto coinvolgere altri due grandi nomi del mondo del vino, Pablo Alvarez Mezquiris, titolare della spagnola e mitica Vega Sicilia (la cantina iberica a cui "Wine Spectator" ha tributato i punteggi più alti dell’enologia spagnola) e Anne Claude Leflaive, presidente di Terre et Vin du Monde, un'associazione di 300 produttori francesi nata proprio in occasione della protesta iniziata a fine '99 contro la “fretta” dell’Unione Europea. Questa Associazione aveva all’epoca pubblicato un appello, sottoscritto da migliaia di produttori e consumatori, in cui chiedeva una moratoria di 10 anni per consentire una sperimentazione accurata delle viti transgeniche.
Di seguito vengono riportate alcune delle dichiarazioni degli intervistati a Slow Food:
Elio Altare: “purtroppo i politici europei non sono tecnici o scienziati, e quindi si sono fatti convincere, forse anche grazie a qualche spintarella, da un gruppo di scienziati al soldo delle multinazionali”.
Edoardo Valentini: “tutto ciò è ingiusto, se la situazione non si risolverà a nostro favore si dovrà scendere in piazza per difendere gli interessi del buon vino!”
Alessio Planeta: “Questa decisione dell’Unione europea ci ha stupito e contrariato, sinceramente non riusciamo a capire a chi possa giovare una decisione di questo tipo. Il mercato del vino è fatto di grandi eccedenze in particolare per le bottiglie di bassa qualità (e gli Ogm serviranno soprattutto per le fasce basse del mercato). Inoltre bisognerebbe concentrare gli sforzi della ricerca verso le tante varietà viticole che non sono ancora state studiate, probabilmente ci sono molte potenzialità non espresse che meriterebbero un approfondimento”.
Pablo Alvarez Mezquiriz (Vega Sicilia): “è un errore. Non è che siamo contrari in assoluto; ma non dovevano liberalizzare il mercato in questo modo, di colpo, senza che ci siano garanzie scientifiche su come tutto questo impatterà sul mondo della viticoltura e del vino. Da ogni lato si chiedeva solo prudenza, tempo per la sperimentazione. Adesso bisognerà stare molto attenti, ma comunque il futuro è incerto. Bisognerà fare in modo che i vivai siano molto più controllati. I produttori acquistano le viti e le barbatelle dai vivai, e non so come potranno avere le necessarie garanzie”.
Anne Claude Leflaive (Terre et Vin du Monde): “la nostra associazione non è d’accordo con la direttiva. Noi avevamo chiesto una moratoria di 10 anni”.
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